La nuova frontiera dell'horror è oltre le Alpi
Estrema periferia di Parigi. Quattro antieroi rivoluzionari, tre uomini e una donna, fuggono dalla rivolta nella banlieue nel tentativo di espatriare. Ma i disordini scoppiati in città non c'entrano con la loro fuga: essi hanno solo fornito ai quattro delinquenti la copertura per una rapina in banca. Ricercati dalla polizia i quattro si rifugiano in un alberghetto di frontiera, apparentemente innocuo, ai confini col Belgio gestito da una famiglia di degenerati torturatori nazisti ovviamente cannibali. Inutile dire che il loro soggiorno sarà tutt'altro che rilassante...
Cosa c'è di nuovo rispetto ai vari cult di genere quali Non aprite quella porta, Saw - L'enigmista, Le colline hanno gli occhi, Hostel e La casa dei mille corpi di Rob Zombie? Nulla, almeno a livello di scrittura e di esasperazione della violenza. La novità non sta neanche nell'uso a tratti pretenzioso e forzato del sottotesto politico, sociale e religioso che fa (anzi dovrebbe fare) da filo conduttore tra la prima e la seconda parte del film. La vera novità sta nella confezione, nella nitidezza delle immagini, nell'originalità dello stile visivo, nella narrazione 'videoclippara' (nel senso più positivo del termine) che il regista Xavier Gens (ma soprattutto l'ottimo montaggio di Carlo Rizzo e la fotografia livida di Laurent Barès) riesce a conferire ad una pellicola di genere che non ha moltissimo da offrire in quanto a fantasia. Alcune brillanti invenzioni di regia però 'spaccano' il video e donano al film il ritmo che sia i cultori orrorofili sia i cinefili meno avvezzi ad un certo tipo di intrattenimento si aspettano da un film di genere come questo. Gens riesce a creare un clima malsano sin dalle prime inquadrature, un perfido vortice di emozioni che avvolge lo spettatore in una spirale di violenza inaudita senza mai abbandonarlo, non mancando di offrire agli amanti dello splatter estremo e del gore più spinto uno 'spettacolo' con picchi di adrenalina davvero memorabili.
Il bagno di sangue che si 'celebra' in Frontiers è da antologia, le pozze di sporcizia e fango che inghiottono tutto e tutti sono tra le più fetide mai viste, le scenografie - piene di cunicoli, gabbie, mattatoi, strumenti di tortura e corridoi asfissianti - tra le meglio realizzate di sempre. Ma non è tutto, ci sono bambini deformi, cadaveri in putrefazione immersi in fiumi di letame ed altri opportunamente trattati per la conservazione nella 'dispensa' di famiglia, un gerarca nazista dall'accento e dal volto assai 'familiari', tendini di Achille e capelli recisi di netto, pasti luculliani a base di carne umana e chi ne ha più ne metta...
Co-prodotto da Luc Besson, Frontiers non è un film di valore assoluto poi così eccezionale quanto piuttosto l'ennesima importante dimostrazione di come la Francia abbia scelto di investire con mezzi ed entusiasmo in un genere da troppo tempo in involuzione ed abbandonato a se stesso. Ed è quanto meno bizzarro che sia proprio il film meno 'pensato' e più 'stilizzato' di tutti i suoi predecessori d'oltralpe a far letteralmente impallidire produzioni americane (e americaneggianti) come quelle sopra citate.E' vero, Gens pesca qui e là nei capisaldi del genere ma lo fa con classe, con arguzia e moltissima attenzione ai particolari: argomenti come la genitorialità, l'unione familiare, l'aborto, lo scontento sociale dilagante e la spirale di violenza che sta investendo il mondo la fanno da padroni in questo film come in tanti altri horror del passato. L'ottima caratterizzazione dei personaggi femminili, mai troppo superficiali al contrario di quelli maschili, e un finale capace di inabissare lo spettatore nel più amletico dei dubbi riescono ad innalzare il livello qualitativo e a non lasciar precipitare il tutto nell'oblio del già visto.
Dopo essersi fatto le ossa nei cortometraggi e come assistente di produzione e regia in importanti produzioni americane, il regista francese Xavier Gens esordisce dietro la macchina da presa con un film violento, forte e terrificante che giunge nelle sale italiane in un'attesissima versione uncut vietata ai minori di 18 anni un anno dopo l'uscita dell'action con Timothy Olyphant Hitman - L'assassino (tratto dal celebre videogioco), sua opera seconda realizzata in quel di Hollywood.
Movieplayer.it
3.0/5