La guerra secondo Tanovic
No Man's Land<, la terra di nessuno, non è altro che una trincea abbandonata, posta tra due linee nemiche, nella quale si ritrovano un serbo e due bosniaci. L'opera d'esordio del regista Danis Tanovic è una sorta di commedia dai risvolti tragici, che ha meritato tutti i premi vinti: Miglior Sceneggiatura al Festival di Cannes, Miglior Film In Lingua Straniera ai Golden Globe e persino agli Oscar, riuscendo nel difficile tentativo di battere la concorrenza della magica commedia francese Il favoloso mondo di Amelie. Tanovic è autore, inoltre, di uno script perfetto, che rappresenta il vero punto di forza di No Man's Land, e che analizza la difficile situazione nella trincea, oltre ad evidenziare l'inutilità dell'ONU, allo scopo di porre fine alla guerra, e a soffermarsi sulla presenza dei media nei balcani.
La trincea è un luogo di incontro-scontro tra il serbo Nino e il bosniaco Ciki, mentre Tzera, amico di Ciki, è sdraiato, impossibilitato dall'alzarsi, su una mina. Si assiste divertiti alla bizzarra situazione di Tzera, così come è impossibile non ridere davanti agli irresistibili battibecchi tra gli altri due soldati. I dialoghi sono dunque brillanti, tesi, e l'ostilità tra i due personaggi principali è rappresentata in chiave molto ironica. E' dapprima il bosniaco a puntare un fucile contro il serbo, e a costringerlo ad affermare che il suo popolo è il vero colpevole della guerra; la situazione poi si capovolge, e, infine, si giunge ad uno stato di equilibrio, nel quale i due soldati scoprono di avere qualcosa in comune.
Tanovic non si sbilancia nè a favore dei serbi, nè a favore dei bosniaci, ma affibbia la colpa a chi non fa nulla per evitare brutali stragi, e cioè all'ONU, ai suoi alti funzionari soprattutto, che nel film appaiono svogliati (uno lo si vede mentre legge una rivista, l'altro mentre gioca a scacchi) e incuranti di ogni problematica. Coloro che invece vorrebbero rendersi utili, ma che per ordini superiori sono costretti a rimanere nelle loro postazioni, sono i soldati francesi dell'UNPROFOR. L'ONU viene dunque visto come un organismo tendente alla diffusione di aiuti umanitari, piuttosto che ad una vera risoluzione del conflitto.
Un conflitto, quello tra bosniaci e serbi, fortemente condizionato dalla presenza dei media. Jane Livingstone è una giornalista televisiva che dapprima appare come dedita al suo lavoro e alla continua ricerca della verità, ma che risulta poi parte integrante di quel cattivo giornalismo che fa di una reale tragedia uno spettacolo. L'esito di questo ottimo film, così come l'immagine finale, è triste e crudele. Danis Tanovic è un cineasta da tenere d'occhio.