Il 19 giugno 2020 Alex Zanardi è stato vittima di un incidente automobilistico mentre era impegnato nella prima staffetta di beneficenza promossa da Obiettivo 3, organizzazione che sostiene gli atleti disabili. L'incidente, come indica la nostra recensione de La grande staffetta, è contenuto nel film pensato per documentare la staffetta che, dopo quanto accaduto, si è trasformata in ben altro.
La prima parte de La grande staffetta lascia intravedere cosa avrebbe dovuto essere la pellicola nella mente dei registi Francesco Mansutti e Vinicio Stefanello e della produttrice Barbara Manni, team manager di Obiettivo 3 nonché cognata di Alex Zanardi. Il carattere vivace dell'ex pilota di Formula 1 e la sua incredibile tenacia trapelano durante la pianificazione dell'impresa ideata a fine lockdown per celebrare la riconquistata libertà e incoraggiare l'Italia a risollevare la testa dopo l'emergenza sanitaria. Alex Zanardi sarebbe dovuto essere la voce narrante del film, ma dopo l'incidente del 19 giugno, che intravediamo in immagini inedite, tutto è cambiato. Il testimone passa a un collage di voci degli atleti impegnati nella staffetta, e naturalmente alla stessa Barbara Manni, che raccontano un'impresa storica che ha rischiato di subire uno stop definitivo, ma è comunque arrivata in porto grazie alla tenacia e al cuore dei suoi partecipanti.
Tra interviste e documentazione video, un film che sembra essersi fatto da solo
Ne La grande staffetta confluiscono materiali di natura diversa. Nella prima parte del film si vedono frammenti della preparazione della staffetta, che ha percorso l'Italia lungo tutto lo stivale dal 12 al 28 giugno 2020 per poi concludersi in Puglia, a Santa Maria di Leuca. La mente del progetto, Alex Zanardi, è un modello per tutti gli atleti con disabilità vista la sua passione per le sfide e la volontà ferrea che l'ha spinto a continuare a praticare sport anche dopo l'incidente del 2001, durante una gara di Indicar, in seguito al quale subì l'amputazione di entrambe le gambe. Il materiale autoprodotto da Zanardi e dai colleghi di staffetta attraverso l'uso di telefoni e webcam costituisce il nerbo del film documentando il pre-partenza e soprattutto le varie tappe. Il tono dapprima gioioso e trionfale, si fa più cupo e introspettivo quando, dopo l'incidente, gli atleti decidono con grande difficoltà di portare a termine la staffetta seguendo il volere della famiglia mentre Zanardi lotta in un letto d'ospedale.
A completare il quadro una serie di interviste agli atleti che, a qualche mese di distanza dalla staffetta, rivivono a freddo le emozioni e il dolore di quell'esperienza così unica e indescrivibile in una girandola di commozione e umanità che non può non commuovere ed emozionare gli spettatori. La grande staffetta è un film unico - infatti non ci sarà un bis per la seconda edizione della staffetta - e a renderlo tale sono proprio gli eventi accaduti un anno fa nel corso di quelle tre settimane. La gioia, la sorpresa, il calore della gente, la fatica, il dolore, il dramma e la voglia di portare a termine l'impegno per onorare la volontà di chi ha concepito il tutto vengono restituiti ottimamente attraverso il lavoro dei registi Francesco Mansutti e Vinicio Stefanello, che si sono trovati tra le mani un materiale davvero incredibile. Seppur consapevoli che il film è frutto di un attento lavoro di selezione e montaggio, l'impressione nel guardarlo è che fluisca in modo naturale, come se si fosse fatto da solo giorno dopo giorno col sudore degli atleti e il calore di chi li ha sostenuti.
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L'incidente, tra disperazione e pudore
Volente o nolente, lo spartiacque de La grande staffetta è l'incidente occorso ad Alex Zanardi. Guardando il film con la consapevolezza di chi ha vissuto il dramma in prima persona o attraverso i media, c'è un prima e un dopo. Un'inedita tensione accompagna lo spettatore nella prima parte del documentario, tensione che aumenta man mano che ci avviciniamo alla fatidica tappa di Pienza. L'incidente vero e proprio viene mostrato attraverso le immagini girate dal direttore della fotografia Piergiorgio Grande, che seguiva la tappa a bordo di una moto. Con enorme pudore, assistiamo alle reazioni a caldo e alla disperazione degli atleti e delle atlete, ma anche degli altri automobilisti man mano che la moto supera la fila di mezzi incolonnati per avvicinarsi alla handbike di Zanardi ferma sul ciglio della strada, ma il tutto viene mostrato in ralenty, con enorme pudore, senza mai indugiare sull'atleta ferito, sulla moglie e sugli altri soccorritori di cui intuiamo appena le sagome.
Questa svolta, naturalmente, condiziona il film trasformando l'allegria e la partecipazione con cui gli atleti avevano aderito alla staffetta di Obiettivo 3 in un messaggio di dolore, ma anche di consapevolezza. "Obiettivo 3 è il libro di Alex" spiega Barbara Manni e, come appare subito chiaro, l'unico modo per arrivare all'ultima pagina è accompagnare il testimone fino a Santa Maria di Leuca per onorare l'impegno di un faro che, nonostante tutto, continua a brillare come appare chiaro da La grande staffetta.
Conclusioni
La recensione de La grande staffetta sottolinea la natura unica del materiale confluito nel documentario di Francesco Mansutti e Vinicio Stefanello che documenta l'eccezionale impresa della staffetta di atleti con disabilità di Obiettivo 3, ma anche il terribile incidente occorso nel giugno 2020 ad Alex Zanardi, mente ispiratrice dell'impresa e modello di riferimento per gli atleti e atlete. Un film che è un colpo al cuore, ma che tratta un episodio così drammatico con delicatezza e pudore senza mai perdere di vista lo scopo primario per cui è stato realizzato.
Perché ci piace
- Il cuore, il sudore, il dramma e la tenacia degli atleti presenti nel film non possono non colpire al cuore lo spettatore.
- Il dramma di Alex Zanardi, faro del documentario, viene trattato con grande pudore.
- La spontaneità che trapela dai materiali realizzati dagli atleti è la forza della pellicola...
Cosa non va
- ...anche se il racconto volutamente corale ci lascia con la voglia di approfondire le storie di chi ha partecipato alla staffetta portandola in fondo nonostante l'accaduto.