Iniziamo questa recensione di La Gomera con una confessione che certo non sarà una sorpresa per chi ci legge da tempo: da queste parti amiamo tantissimo il nuovo cinema rumeno. E di certo Corneliu Porumboiu, già vincitore di una Camera d'or nel 2006 con A Est di Bucarest, può essere considerato tra i padrini di questa new wave che ha avuto un ruolo di grande rilievo nel cinema europeo degli ultimi 15 anni.
Con questo La Gomera (anche noto come The Whistlers) Porumboiu torna a quel festival di Cannes che lo ha sempre accolto a braccia aperte, ma questa volta lo fa da protagonista assoluto, in concorso. Il motivo di questa "promozione" non è difficile da intuire una volta visto il film: perché questa sua nuova opera - pur non essendo originale e sorprendente quanto i precedenti Police, Adjective o The Treasure - ha il merito di essere un film più completo e meno intellettuale; un film con una struttura narrativa complessa e articolata unita ad un interessante tentativo di rielaborare un genere, il thriller noir, apparentemente lontanissimo da quelli che sono i temi tipici del regista e più in generale del cinema rumeno.
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Impara a fischiettar
Proprio per questo motivo sarebbe molto complesso, e anche ingiusto verso gli spettatori e il film stesso, dire troppo della trama di La Gomera: basti sapere che c'è un ispettore di nome Cristi (il sempre ottimo Vlad Ivanov, attore simbolo della new wave rumena) che si ritrova convinvolto dalla splendida Gilda (Catrinel Marlon) in un piano criminale che prevede l'evasione dell'amante di lei, il recupero di un ingente bottino tenuto nascosto e il doppio gioco con i suoi superiori della Polizia che lo monitorano costantemente.
Proprio per questo motivo, per riuscire ad eludere questa sorveglianza serrata, Cristi viene inviato a La Gomera, un'isola della Canarie il cui antico dialetto consiste non di parole ma di fischi: il silbo gomero - un reale linguaggio fischiato che una volta veniva usato dai pastori per comunicare a grande distanza - qui nel film rappresenta proprio quell'elemento di rottura all'interno di quello che sarebbe un noir quasi classico, con tanto di femme fatale, colpi di scena e un protagonista braccato sia dai gangster che dalla polizia.
Tradizione e innovazione
Un'altra caratteristica importante della sceneggiatura di Corneliu Porumboiu, e ulteriore novità assoluta del suo cinema, è la non linearità del racconto. Tutto il film è diviso in capitoli "tematici" che ci permettono di approfondire sempre di più alcuni personaggi e le loro motivazioni, ma rendono difficile, soprattutto all'inizio, l'immediata comprensione di quanto avvenuto. Tutto questo anche a causa di un, forse un po' eccessivo, utilizzo di flashback, che ci mostrano come Cristi riesca ad imparare questo strano linguaggio ma anche come sia iniziata tutta la vicenda. Alla fine tutto torna e diventa finalmente chiaro, ma è evidente che allo spettatore è richiesto comunque uno sforzo iniziale. Ma, in fondo, non è anche questa una caratteristica tipica del noir?
Chi conosce lo stile del regista non farà invece troppa fatica a ritrovare alcuni elementi tipici del suo cinema, quale l'ottimo utilizzo, mai fine a se stesso, della colonna sonora: qui si inizia con The Passenger di Iggy Pop ma si finisce, in assoluta bellezza, con la Marcia di Radetzky di Strauss. Anche la sottile ironia è un marchio di fabbrica importante di Porumboiu e in questo La Gomera ci sono un paio di vere e proprie chicche, come la citazione a Psycho, l'inserimento di una intera clip di Sentieri Selvaggi di John Ford e più in generale tutto ciò che riguarda l'idea, assolutamente geniale e bizzarra, del fischio applicato al cinema noir.
Rispetto ai film del passato forse manca un po' quella critica socio-politica che aveva caratterizzato da sempre i film del regista - anche se, in fondo, la sensazione d essere continuamente osservati e monitorati dalla polizia è un tema centrale della pellicola - ma, come già detto, La Gomera ha comunque tanto da offrire in termini di divertimento e tensione da non deludere. D'altronde lo scopo è chiaro fin dall'inizio: unire il cinema di genere a quello più autoriale e sofisticato. Che forse, a pensarci bene, è anche un modo un po' furbetto e accattivante per avvicinare un pubblico leggermente più mainstream del solito, ma ben venga se il risultato dovesse essere una maggiore attenzione per quella che è forse la cinematografia più coraggiosa e sorprendente degli ultimi anni.
Conclusioni
Come già detto nella recensione di La Gomera, il nuovo film di Porumboiu è a tutti gli effetti un thriller noir, anche se conserva alcune caratteristiche tipiche del cinema intellettuale e sofisticato del regista. La tensione non manca, così come momenti divertenti e memorabili, e la cifra stilistica del regista rimane comunque intatta. Difficile chiedere di più da un prodotto di questo tipo.
Perché ci piace
- Scrittura, messa in scena e direzione degli attori sono come sempre ottime.
- Alcune trovate, come quella centrale dei fischi, sono brillanti, soprattutto perché in contrasto con il tono del resto del film.
- È un vero e proprio noir/thriller con tensione che cresce scena dopo scena...
Cosa non va
- ... ma rimane comunque un film difficilmente godibile e comprensibile da un pubblico poco avvezzo ad un certo tipo di cinema.
- Con il passaggio ad un cinema propriamente di genere, Porumboiu perde un po' (solo un po', per fortuna) della sua originalità e unicità.