La domanda che introduce l'articolo non è banale. Certo, alla fine de La finestra sul cortile il colpevole si paleserà e sarà Thorwald, l'uxoricida. Il film gioca con abilità nella delineazione del colpevole: solo verso la fine del film abbiamo o cominciamo ad avere la certezza della colpevolezza di Thorwald.
Andiamo per ordine: la prima parte del film non fa che mostrarci scene di vita del condominio così come vengono percepite (spiate) da Jefferies. Facciamo conoscenza con la ballerina Miss Torse, che fa colazione danzando, con la coppia che dorme sul balcone, con lo stesso Thorwald che vediamo parlare con la moglie che riposa a letto malata. Si potrebbe dire che il vero colpevole di questa prima parte è Jefferies "lo spione", "il guardone". L'infermiera Stella, giunta a controllare le condizioni dell'infortunato fotoreporter, non lesina battute taglienti sulla propensione da guardone del suo paziente. Come per sottolineare la vacuità della vita condotta dall'uomo, Stella comincia a parlare di matrimonio e di Lisa Freemont, una ragazza "che chiunque abbia un po' di sale in zucca" sposerebbe. Jefferies è turbato: la parola matrimonio, legata al nome Lisa Freemont, proprio non riesce a digerirla.
Il film continua senza che nulla di eclatante venga a guidare la nostra attenzione e con lei il prodursi del plot. Jefferies è ai nostri occhi sempre più colpevole: rifiuta l'idea di matrimonio con Lisa, tratta la donna con freddezza, senza esimersi dal lanciarle alcune battute sulla sua vita troppo alla moda, troppo mondana, troppo piatta. Il fatto che continui a spiare fuori dalla finestra non fa che rendercelo, se possibile, antipatico. Bisogna notare che fino a questo momento Jefferies si è limitato a guardare coi suoi occhi fuori dalla finestra, senza l'ausilio di binocoli o teleobiettivi.
Finalmente qualcosa comincia a cambiare, nel film e nella nostra percezione dei personaggi. La prima stranezza è legata alle sortite notturne di Thorwald, sotto la pioggia battente, con una grossa valigia in mano. Jefferies lo vedrà uscire e tornare un paio di volte, ad ore impensabili. Cosa diavolo aveva Thorwald per uscire a quell'ora della notte? Con quella pioggia? Con la valigia in mano? Noi spettatori siamo inflessibili, non ci sfugge quasi niente. Da questo momento in poi il voyeurismo di Jefferies sarà giustificato, non più gratuito, ed egli riacquisterà ai nostri occhi una certa dignità. Il grado di colpevolezza di Jefferies e quello di Thorwald sono, per così dire, inversamente proporzionali. Da qui in poi quello di Thorwald crescerà e, contemporaneamente, diminuirà quello di Jefferies.
Alfred Hitchcock procede all'accumulazione di stranezze contro Thorwald. Dove è sparita la moglie di Thorwald? Cos'ha portato fuori di casa Thorwald la notte scorsa, dentro quella valigia? Perché Thorwald si aggira preoccupato per casa? A chi telefona? Quesiti su quesiti. Hitchcock ci mostra Thorwald che lava e impacchetta in carta da giornale un grosso coltello ed una sega. A cosa gli sono serviti? Più tardi ci mostrerà l'uomo mentre svuota la borsetta della moglie e ripone i gioielli sul tavolo, parlando al telefono con qualcuno. Cosa intende farne dei gioielli della moglie? C'è per caso la fede matrimoniale della moglie tra quei gioielli? Possibile?
Jefferies spia le stranezze e ne fa partecipi sia Lisa che Stella. Ora che il voyeurismo è giustificato, Stella non ha più rimproveri da fare, anzi, lei stessa è molto interessata alla faccenda. L'interesse di Lisa è, permettetemi un gioco di parole, un interesse interessato, perché sa che solo in questo modo potrà conquistare il suo uomo, seguendolo nella in quella strana avventura.
Noi spettatori sospettiamo di Thorwald: troppe sono le stranezze che l'uomo ha commesso. Lo vediamo mentre prepara le valigie. Sta scappando? Con chi? Dove ha sepolto ma moglie? Lo vediamo mentre lava e disinfetta le pareti del bagno, illuminazione!: allora è lì che ha trucidato la moglie, nella vasca da bagno! Questi tasselli sono talmente ben incastrati nella nostra mente che non crediamo a ciò che il tenente Doyle cerca di dirci: che la moglie di Thorwald è stata vista partire, che Thorwald stesso l'ha messa sul treno e l'ha salutata.
Come dicevo precedentemente, noi spettatori siamo spietati, anche a rischio di sbagliare: era la moglie di Thorwald quella che è stata fatta salire sul treno? Le nostre supposizioni coincidono con quelle di Jefferies e di Lisa e di Stella.
La certezza della colpevolezza di Thorwald la abbiamo nella scena del ritrovamento del cagnolino morto. A prima vista tutto ciò pare non c'entrare nulla con la scomparsa della moglie di Thorwald, eppure è una scena illuminante. Un urlo squarcia la tranquillità (!) del condominio. Tutti si affacciano ai loro balconi e lo spettacolo è straziante. In mezzo al cortile giace il corpicino del cane. La povera bestia ha il collo spezzato. I proprietari del cane (la coppia che dorme sul balcone) sono inorriditi. La moglie grida il suo sdegno e la sua rabbia contro i vicini, senza distinzioni. Tutti sono affacciati a guardare la scena. Tutti tranne una persona. La stanza di Thorwald è immersa nel buio. Nell'oscurità appare, appena percettibile, il puntino rosso di una sigaretta accesa. Thorwald è sulla poltrona che fuma tranquillamente, nel buio. Thorwald è l'assassino, del cane e della propria moglie.
Hitchcock è abile nell'accumulare progressivamente le prove di colpevolezza contro l'assassino. La scena sopra ci dice, indirettamente, attraverso la semplice visione dell'inquadratura fissa, che Thorwald è il colpevole. La totale certezza l'avremo poco dopo, quando Thorwald rientrerà a casa inaspettatamente e sorprenderà Lisa nel suo appartamento. L'uomo non esiterà ad aggredire la donna. Solo l'intervento provvidenziale della polizia salverà Lisa da una fine indecorosa. Scampato il pericolo Lisa mostra a Jefferies la fede matrimoniale della moglie di Thorwald che è riuscita ad infilarsi al dito. Thorwald se ne accorge, si rende conto che quella donna bionda, introdottasi in sua assenza nel proprio appartamento, ha qualcuno che la guarda dall'altra parte del cortile. Thorwald alza gli occhi e guarda fisso Jefferies. Guarda fisso noi spettatori. La certezza assoluta della sua colpevolezza sta in questo sguardo, insieme folle e barbaro, stupito.
Chi è il colpevole, allora? Ma è Thorwald! Il film adesso va verso la fine. Lisa viene condotta al commissariato per rispondere della sua intrusione in un alloggio non suo. Thorwald dov'è? Casa sua è immersa nel buio. Pochi istanti, e Thorwald si palesa nella stanza di Jefferies, sempre nel buio. Siamo alla resa dei conti. Thorwald è l'assassino eppure suscita in noi una certa compassione. Con tono lamentoso chiede a Jefferies, più volte: "Cosa vuoi da me?". Jefferies non risponde, non può. In fin dei conti è egli stesso colpevole: ha guardato, spiato nella vita altrui, si è introdotto furtivamente nella privacy di altri.
Cosa vuoi da me?, chiede Thorwald, incredulo.
Forse era meglio se non avessi mai spiato, deve pensare Jefferies. Ecco cosa capita ai voyeurs.