Inizi del Settecento. In Europa imperversa l'atroce conflitto tra Inghilterra e Francia. Però, contemporaneamente, c'è una guerra intestina non meno spietata e violenta pronta a compiersi. Avviene tutto nella corte inquieta e instabile di Anna Stuart, regina dagli atteggiamenti infantili, affamata di torte, cioccolato e affetto. L'oggetto delle sue attenzione è Sarah Churchill, Duchessa di Marlborough, fedele compagna di gioie e dolori, sempre al suo fianco quando la situazione lo richiede. Tutto sembra scorrere in una dorata quotidianità, fino a quando la cugina di Sarah, Abigal, arriva a palazzo portando con sé gelosie, invidie e istinti prevaricatori. Ha così inizio una partita a scacchi velenosa in cui due dame si contendono la stima di una regina malata e bisognosa d'affetto. La Favorita, presentato in Concorso dalla settantacinquesima Mostra del Cinema di Venezia, è impregnato del solito cinismo di Yorgos Lanthimos. Cinico, grottesco e pieno di amara ironia, il nuovo film del regista greco mette in scena un triangolo femminile morboso, nel quale o sei dominato o sei dominatore. Mentre gli uomini appaiono docili come conigli ammaestrati, la donna esplode in tutta la sua complessità, ispirando tenerezza e timore, comprensione e condanna. La complessità di queste tre figure storiche realmente esistite viene esaltata dalla prova ispirata di tre attrici in stato di grazia come Rachel Weisz, Olivia Colman, ed Emma Stone, capaci di essere ferine, pungenti e umanamente imperfette.
Le ultime due sono approdate al Lido di Venezia assieme a Lanthimos per presentare quest'opera (in uscita a gennaio del 2019) in cui si sogghigna a denti stretti. Accolto da applausi convinti e da una generale soddisfazione della critica, La Favorita è stato presentato in conferenza stampa, raccontando le regole di questo gioco al massacro in costume.
Leggi anche: Recensione La Favorita - Eva contro Eva alla corte d'Inghilterra
Una visione distorta - La storia vista da tre donne
Sguardo deciso, espressione un po' torva e grande precisione nelle risposte alla stampa. Yorgos Lanthimos non sembra un tipo affabile, ma ha il carisma spontaneo di chi ha tutto sotto controllo, di chi ha chiara la propria visione d'autore: "Questa era una storia che esisteva già, ovviamente. Una storia già interessante di per sé, anche senza l'intervento di qualcun altro. Quello che ho dovuto fare è stato prendere un po' di confidenza con questi tre personaggi femminili forti e reali, perché si tratta di tre persona molto complesse e complicate. È raro avere del materiale di partenza così intrigante. Lavorare a La Favorita mi ha stimolato perché si tratta del mio primo film in costume, e ammetto che lavorare con questo genere di opere ti permette di guardare le cose da una certa distanza e di vedere le cose nel loro insieme, più chiaramente. Per una volta è stato interessante partire da un soggetto non mio, ma ammetto che è stato un percorso lungo nove anni, per cui abbiamo apportato tante modifiche alla storie e al tono del racconto. L'unica certezza era che il fulcro della narrazione dovesse essere il triangolo tra queste tre donne. Se ci pensate, nel film il contesto storico si avverte, ma è secondario, come fosse un'eco lontana. Persino la politica è vista attraverso i loro occhi, come se Anna, Sarah e Abigal fossero i tre filtri necessari per entrare in contatto con il racconto. Non c'era bisogno di tessere una grande tela del contesto socio-politico in cui si muovevano, perché per me era importante far notare come l'umore e l'opinione di pochissime persone potesse influenzare le sorti di milioni di altre. Questo, tra l'altro, è qualcosa che accade ancora. È un tema senza tempo".
Come sempre, Lanthimos si distingue per una grande eleganza formale nella messa in scena. Campi lunghi, primi piani che scrutano l'espressività delle sue attrici ispirate e poi l'abuso del grandangolo. Una scelta visiva con una motivazione ben precisa: "Quella del grandangolo è una scelta istintiva che risponde a un mio gusto personale. Sentivo che fosse la cosa giusta da fare, anche perché è una tecnica che ultimamente sto usando spesso. In questo caso la porto agli estremi perché mi piaceva restituire di una realtà distorta in cui queste tre figure solitarie si muovono dentro ambienti vasti. E a proposto di ambienti, va detto che abbiamo girato dentro location pieni di ambienti fuori contesto storico, per cui abbiamo curato ogni dettaglio, togliendo dal set tutto quello che poteva sembrare anacronistico. Questo ha favorito la creazione di spazi semplici, non troppo pieni e pomposi. Abbiamo voluto concentrarci sui tre personaggi femminili, anche perché ci tenevo a creare un effetto claustrofobico in cui rinchiudere queste donne che sbagliano e desiderano come qualsiasi essere umano".
Leggi anche: Venezia 2018 - La nostra guida ai 20 film più attesi della Mostra
Alla corte di Emma Stone e Olivia Colman tra sesso e rivalità
Il ricordo di Mia è ancora qui sul Lido. Due anni dopo La La Land, Emma Stone torna qui alla Mostra del Cinema di Venezia con un personaggio opposto a quello dell'amabile attrice del film di Chazelle. La sua Abigal è una serpe travestita da agnellino, è un'abile manipolatrice che fa del vittimismo e di una finta fragilità le chievi della sua scalata sociale: "Si tratta di un film così complesso che inizialmente non mi era tutto così chiaro, però, grazie al lavoro scrupoloso di Yorgos sono entrata dentro la testa di questa donna. La cosa che mi è piaciuta di più è stato recitare utilizzando molto le espressioni e gli sguardi, perché il film è pieno di silenzi. Anche più di quanto mi aspettassi. La Favorita è stata una sfida per me, e non parlo solo della difficoltà di recitare in costume la parte di una sopravvissuta, ma soprattutto dal fatto che fossi l'unica americana in un cast britannico. Trovare il giusto accento ha richiesto molto impegno. Mi ha aiutato tanto aver trovato il giusto affiatamento con il resto del cast. Pensate, prima di iniziare le riprese abbiamo passato tre settimane insieme a fare cose imbarazzanti e pazze, a ridere insieme, insomma. Si tratta di qualcosa di molto raro e poco tradizionale, ma è grazie a questa intuizione che ci siamo sentiti a nostro agio tra noi sul set. Ecco perché è stato bello fare sesso con la regina".
Leggi anche: La Favorita, Olivia Colman: "Le scene di sesso con Emma Stone? Uno spasso!"
Olivia Colman ricambia il piacere sorridendo a Emma Stone: "Il mio è un bellissimo ruolo, quasi da bambina viziata. Anna è una donna senza fiducia, che non sa se è amata genuinamente o meno". La Favorita mette in scena un duello tremendo e incessante tra due donne. Potrebbe essere una metafora della rivalità tra attrici nel mondo dello spettacolo. Stone ci rilette su e dice: "Direi di sì, sai. Non avevo mai pensato a questa analogia tra il film e l'industria cinematografica, ma è calzante. Credo che la competizione sia normale in tutti i settori. E noi non facciamo eccezione". Noi, intanto, vi anticipiamo che quest'opera cinica e pungente mette in scena tre donne talmente complesse che sarà forse impossibile eleggere la propria favorita.