C'è un aspetto degli eventi di cinema che resta invariato, che siano grandi o piccoli festival: la scoperta, la possibilità di imbattersi in qualcosa che colpisce e l'opportunità di indagarla parlandone con i diretti interessati. È stato così per La confessione, candidato tra i migliori corti ai David di Donatello, passato alla Mostra del Cinema di Pesaro. Ne è autore Nicola Sorcinelli, con cui abbiamo avuto modo di scambiare due chiacchiere per farci raccontare il progetto, la scintilla creativa da cui nasce, la lavorazione e il casting dei due protagonisti, Romana Maggiora Vergano e Andrea Arcangeli.
Uno spaccato potente

La storia de La confessione è quella di una relazione alle battute conclusive, sullo sfondo dell'imminente fine del mondo. Un evento catastrofico che passa in secondo piano rispetto all'intensità di quanto stanno vivendo i due protagonisti, immersi nel loro presente. "Il corto parte dalla voglia di raccontare qualcosa che abbiamo affrontato un po' tutti come la fine di una relazione amorosa. Volevo raccontare quel piccolo grande dolore che subisci quando una cosa di questo tipo succede e si forma una sorta di bolla che ti isola in qualche modo. Quel dolore è talmente ingombrante in quel momento della tua vita che ignori quello che ti succede intorno. All'interno della nostra storia addirittura l'arrivo imminente di un meteorite, insomma di un'apocalisse che sta per distruggere il mondo intero."
Uno spunto che La confessione veicola benissimo, perché il cortometraggio ha un'atmosfera fantastica e questo parallelo tra la fine del mondo e la conclusione di un rapporto. "L'apocalisse mi serviva per sottolineare ancora di più, per raccontare questa bolla che li isola talmente tanto da ignorare anche qualcosa di così travolgente."
Due interpreti di grande valore
Il corto racconta un momento, lo spaccato di una situazione, che si focalizza soprattutto sui suoi interpreti. Per questo il casting è fondamentale per comunicare con lo spettatore e i due interpreti, Romana Maggiora Vergano e Andrea Arcangeli, sono perfetti. "Sono due attori straordinari" ha confermato Nicola Sorcinelli, "senza la loro bravura, senza il loro talento, il corto non avrebbe retto allo stesso modo. Raccontare in poco tempo la fine di un amore, ma allo stesso tempo raccontare che rimane un affetto importante e che è stato un amore importante, sarebbe stato molto difficile senza il loro talento."

Volti che Nicola Sorcinelli aveva in mente sin dall'inizio? "Già in fase di scrittura, mentre lavoravo alla sceneggiatura con Andrea Brusa, avevamo loro in testa. Con Romana ci siamo sfiorati in una serie a cui ho lavorato, anche se era in un episodio non diretto da me, ed è rimasto il desiderio di fare qualcosa insieme. Gliel'ho proposto e ha accettato immediatamente. Anche Andrea ha accettato subito quando gliel'ho proposto e abbiamo subito iniziato a leggere lo script e a lavorarci, perché le giornate di ripresa erano poche e dovevamo arrivare molto preparati."
L'ambientazione de La confessione
Sullo sfondo dei due interpreti, un'ambientazione che strizza l'occhio al passato, in qualche modo ottocentesca. "Ambientarlo nel passato, in un'epoca diversa da quella attuale, lo rende più universale. Potevo ambientarlo nel passato come oggi o addirittura in un futuro, perché è un sentimento, un'emozione, che si sposa con tutte le epoche. Ma se potessi farei solo film in costume, perché è una passione personale. Amo molto la storia, è il mio mondo, e in fase di creazione del corto questa passione è arrivata prepotente e mi ha influenzato tantissimo."

Questo sguardo al passato contribuisce a definire la componente visiva de La confessione, molto suggestiva ed efficace, per costruzione dell'immagine, fotografia ed effetti visivi. "Quando lavori con gli effetti speciali, arrivare a una credibilità non è sempre semplice, ma ci siamo riusciti grazie alla società che si chiama Flat Parioli: sono stati eccezionali. Siamo partiti da delle reference già esistente e abbiamo sviluppato il tutto. La fotografia è invece di Benjamin Maier. Abbiamo deciso di usare delle ottiche estremamente grandangolari per evidenziare quanto i due ragazzi fossero isolati all'interno di un contesto gigantesco, per isolarli ulteriormente. " Un aspetto che ha mantenuto anche sui primi piani, usando la medesima ottica per enfatizzare il senso di isolamento.
Il suono dell'isolamento

Colpisce, ne La confessione, anche l'uso del sonoro, la costruzione dello spazio acustico in cui i protagonisti si muovono. "Ci abbiamo lavorato molto e tutto contribuisce a far arrivare le loro emozioni. C'è stato un lavoro di pulizia gigantesco e per me era importante enfatizzare i bassi di questo meteorite che sta arrivando, come se la cassa vibrasse per l'arrivo di qualcosa di pesante che incombe su di loro. Era importante che arrivasse questo rumore oscuro su di loro, che va a sottolineare quello che lei sta per rivelargli, che vuole continuare da sola, che non è più innamorata." La confessione del titolo, insomma, "il coraggio di lei di essere sincera con se stessa e con lui nell'ultimo momento possibile della loro vita."