A.R. Rahman è una celebrità.
E' sufficiente fare qualche semplice ricerca sul web per scoprire come il compositore indiano risulti essere uno degli artisti di maggior successo al mondo: si parla di cifre che ruotano intorno a cento milioni di dischi e duecento milioni di cassette (supporto ancora diffusissimo dalle sue parti) venduti!
Si impose all'attenzione locale a partite dai primi anni '90 per aver curato molte colonne sonore del cinema di Bollywood, ed ora per la prima volta si ritrova ad essere uomo copertina di importanza mondiale grazie ad un film che sta diventando rapidamente un fenomeno di cassetta e che gli ha già consentito di portare a casa il prestigioso Golden Globe 2009 per la Migliore Colonna Sonora nonché tre nomination ai prossimi Oscar (uno come Best Original Score e ben due come Best Original Song).
La regia di The Millionaire è stata affidata alle sapienti mani di Danny Boyle, uno di quei cineasti che hanno sempre dato importanza fondamentale ai commenti musicali dei propri film, basti ricordare le straordinarie soundtrack dei due Trainspotting, quindi è lecito attendersi qualcosa di speciale dall'incrocio fra due personalità così capaci e sensibili alle novità.
In un momento in cui molti aspetti musicali legati al tribalismo stano rientrando di prepotenza nell'immaginario rock (basti vedere l'eccellente lavoro svolto da band quali gli Animal Collective), arriva al momento giusto questa perfetta fusione fra suggestioni indiane, slanci world e modernismo tecnologico, tanto che non ci meraviglieremmo di vedere la colonna sonora di The Millionaire citata in futuro come il "My Life In The Bush Of Ghosts" (disco di culto prodotto dalla celebre accoppiata David Byrne / Brian Eno quasi trent'anni fa, che poneva le basi della concezione moderna di world music) del nuovo millennio.
Il coinvolgimento di M.I.A è la mossa giusta per aiutare Rahman a richiamare l'attenzione sul proprio lavoro; la cantante indiana ha riscosso nei mesi scorsi un grosso successo grazie al suo secondo album Kala, dal quale porta in dotazione Paper Planes, presente nella tracklist con la duplice versione edit e remix.
M.I.A. compare anche nel brano che apre il disco, quella O... Saya, tutta basata sulle percussioni, che riassume in tre minuti e mezzo gran parte dei contenuti del resto del disco.
Altre volte il risultato è un asian pop perfetto per le chart del subcontinente, con legittime mire espansionistiche verso l'occidente: è il caso di Ringa Ringa e della conclusiva Jai Ho che arriva a coniugarsi addirittura con imprevisti aromi latini.
L'accesso al dance floor è assicurato da tracce quali Aaj Ki Raat e la più convenzionale Millionaire, una deriva techno trance che non avrebbe sfigurato in Trainspotting.
In Liquid Dance ci si approssima persino ai territori black, riuscendo a mantenere sempre altissimo il livello di credibilità, territori black che si perfezionano in Gangsta Blues, un techno hip hop con dentro elementi jazzy, reggae e rap.
Non mancano i momenti più soft e d'atmosfera (Latika's Theme, e la ultra romantica Dreams On Fire), ottimi per i landscape descrittivi della pellicola, ma capaci di vivere di vita propria anche senza il supporto delle immagini.
The Millionaire rappresenta un eclettico ed accessibile mix di culture e punti di vista musicali, il riuscito esempio di colonna sonora avente un senso compiuto ed una precisa missione da compiere anche se sradicata dal contesto cinematografico.
Un'opera che ci fa comprendere meglio le possibili nuove evoluzioni della moderna musica indiana, e le genti del subcontinente non possono che andarne fieri.