La colonna sonora di Singles

Chissà se chi curò a suo tempo la compilazione di questo disco avrebbe mai potuto pensare che sarebbe rimasto nella storia come un "bignamino" dell'effervescente scena di Seattle.

Chissà se chi curò a suo tempo la compilazione di questo disco avrebbe mai potuto pensare che sarebbe rimasto nella storia come un "bignamino" dell'effervescente scena di Seattle.
Il grunge diede a cavallo fra gli anni '80 e '90 uno scossone terrificante alla scena musicale internazionale, di gran lunga superiore come risultati economici alla Punk Revolution del 1977.
Gli alfieri del movimento si sono sciolti cammin facendo, alcuni di loro hanno pensato di immolarsi al sacro altare del dio rock.

Qui ci sono parecchi animatori di quella irripetibile scena, mancano i Nirvana ma dello spirito di Kurt Cobain, delle sue camicie di flanella, del suo bisogno d'aiuto il disco è intriso.
C'è lo sguardo luciferino di Layne Staley, che spirò otto anni dopo Cobain consumato dalle droghe, la sua voce apre il disco e regala al film Would?, il brano più bello della sottovalutata discografia degli Alice in Chains, il suo grido disperato evidenzia tutto il disagio di una generazione.

C'è Mark Lanegan (oggi pedina fondamentale nelle scorribande dei Queens of the Stone Age) coi suoi Screaming Trees e ci sono, direttamente da Chicago, i mai troppo rimpianti Smashing Pumpkins, dissonanti più che mai con Drown.
Ci sono i Mudhoney, il primo vero gruppo grunge, grunge dal 1987, due anni prima di Bleach.
Due di loro erano a metà anni '80 nei Green River con 2/5 dei Pearl Jam, i quali formarono i Mother Love Bone, presenti col pezzo più bello e strutturato della loro rapidissima vita artistica: Chloe Dancer / Crown Of Thorns.
Ci chiediamo per l'ennesima volta cosa sarebbe stato il rock oggi se Eddie Vedder non avesse dovuto sostituire lo scomparso Andie Wood (anch'esso consumato dagli eccessi della droga) e trasformare i Mother Love Bone in Pearl Jam, l'unica formazione di Seattle oggi in piedi, anche se in stato semi-confusionale.

Ed i Pearl Jam regalano al film due gioielli inediti: State of Love and Trust (ancora oggi uno dei pezzi forti nei loro live acts) e Breath, con quella indimenticabile cavalcata chitarristica finale che vede McReady e Gossard intrecciarsi a non finire.
Anche Chris Cornell appare due volte: una volta con i Soundgarden (Birth Ritual) ed una da solo (Seasons). Le sue corde vocali sfiorano quelle di Zeppeliniana memoria e del resto Led Zeppelin Zep e Black Sabbath sono le guide della scena di Seattle.

Zep e Sabbath piuttosto che Jimi Hendrix, qui presente giusto perché se si parla di Seattle non si può non menzionarlo, ma chi ha curato la selezione non poteva ancora aver capito nel '92 che il vero padre del movimento non era Jimi, non erano la coppia Page/Plant, né tanto meno Ozzy/Iommi.
Solo il biglietto finale di Kurt chiarì il mistero: il padre del grunge non era nato nella fredda Seattle ma qualche miglio più a Nord, nel verde Canada...

Soundtrack

La copertina di Singles - L'amore è un gioco ST
Singles - L'amore è un gioco ST
Etichetta:
Sony
1. Would?
Alice In Chains
2. Breath
Pearl Jam
3. Seasons
4. Dyslexic Heart
5. Battle Of Evermore
The Lovemongers
6. Chloe Dancer / Crown Of Thorns
Mother Love Bone
7. Birth Ritual
Soundgarden
8. State Of Love And Trust
Pearl Jam
9. Overblown
Mudhoney
10. Waiting For Somebody
11. May This Be Love
12. Nearly Lost You
Screaming
13. Drown
Smashing Pumpkins