La colonna sonora di Purple Rain

Più che essere la colonna sonora del film omonimo, è lo spunto per creare un lungometraggio vagamente autobiografico, una sorta di mega-clip del disco.

Più volte il principino di Minneapolis ha tentato l'impervia strada del successo cinematografico con risultati decisamente scadenti o comunque di gran lunga inferiori a quelli raggiunti a livello musicale, campo in cui è considerabile uno degli artisti neri che nel corso degli anni '80 hanno saputo aggiornare la black music, contaminandola in maniera impensabile prima di allora.

Purple Rain, più che essere la colonna sonora del film omonimo, è lo spunto per creare un lungometraggio vagamente autobiografico, una sorta di mega-clip del disco.
La pioggia porpora venne giù come una tempesta ed abbattè l'incredulità di coloro che erroneamente ritenevano Michael Jackson (in quel momento padrone incontrastato delle hits mondiali col pluridecorato Thriller) l'unico artista in grado di spostare in avanti i confini della musica nera.

Prince è un artista trasversale, ha sempre cercato di miscelare nei propri dischi la black col funk, il rap, il pop ed eleganti venature simil - jazz con risultati strabilianti; Purple Rain rimane nella storia come il suo disco rock: mai più ascolteremo tante chitarre e feedback in un lavoro del genietto, e sarà un vero peccato.
Insieme a Sign o' the Times resta il miglior lavoro della sua invidiabile discografia.

In quegli anni Prince Roger Nelson, prima di perdersi in un labirinto di nomignoli e pseudonimi, riuscì a produrre dischi straordinari a rigorosa cadenza annuale, rifilando un filotto incredibile: 1999 - Purple Rain - Around The World In A Day - Parade - Sign o' the Times - Lovesexy. Poi il lento declino.
I brani di Purple Rain rimasti nella leggenda sono When Doves Cry e soprattutto la ballatona che dà il titolo al disco, ma scavando si trovano altre perle da riscoprire e rivalutare, anche se oggi possono risultare musicalmente un po' datate.
E le perle più brillanti sono nella catarsi di Darling Nikki e nell'esercizio da rockstar cristallina di The Beautiful Ones.
E come non ricordare le trascinanti ed iper ballabili Baby I'm A Star e Computer Blue?

E' un Prince sicuro di sé, assecondato dai Revolution in splendida forma, un gruppo scintillante ed affascinante sempre al suo fianco in quel periodo.
Qualcuno osò definire Prince come l'erede definitivo di Jimi Hendrix, a molti può sembrare assurdo ma andate a riascoltare l'intro di When Doves Cry, l'assolo di Computer Blue? e l'indimenticabile finale di Purple Rain...

Di sicuro Prince riuscì a fondere la propria anima nera con il guitar rock tipicamente bianco in un distillato mai così ben riuscito prima di allora; shakerando Jimi Hendrix e Sly Stone diede vita ad un qualcosa di assolutamente originale che divenne punto di riferimento per le generazioni successive.
Prince fu poi geniale nel non ripetersi e nell'intraprendere nuove strade; col lavoro successivo abbandonò il rosso porpora per virare decisamente verso la psichedelica, con quello seguente abbracciò il bianco e nero di atmosfere più jazzy, per poi aprire le porte al colore albicocca che caratterizzerà il suo più grande caleidoscopio musicale: Sign o' the Times.

Soundtrack

La copertina di Purple Rain
Purple Rain
Etichetta:
Warner
1. Let's Go Crazy
2. Take Me With U
3. The Beautiful Ones
4. Computer Blue
5. Darling Nikki
6. When Doves Cry
7. I Would Die 4 U
8. Baby I'm A Star
9. Purple Rain