Ci sono casi nei quali una serie TV di grande successo o un film di cassetta possono fungere da impareggiabile spinta per una band musicale emergente, e consentirgli di trovare quel bacino di audience tale da potersi affermare su scala internazionale.
Altre volte la presenza di cantanti apprezzati può attirare l'attenzione su una produzione televisiva o cinematografica in uscita.
E' questo il caso della riuscita commedia La verità è che non gli piaci abbastanza, dove le musiche scelte per la colonna sonora fungono da sottofondo per la romantica storia raccontata.
Le soluzioni sono brillanti, facili e ben suonate, la tracklist è ottimamente bilanciata fra nomi di sicuro richiamo ed artisti meno scontati che conferiscono all'insieme un gradevole sapore alternativo.
Sono pertanto da apprezzare le presenze dei Wilco di Jeff Tweedy, la band che negli ultimi anni ha dato lustro all'alt-country realizzando dischi di notevolissima fattura (qui presenti con I Must Be High, un loro pezzo del 1995), i Talking Heads di David Byrne (e qui non c'è bisogno di presentazioni), i Black Crows dei fratelli Robinson, in grado negli anni '90 di resuscitare il moribondo Southern Rock, ed i meno popolari dalle nostre parti ma acclamatissimi in patria My Morning Jacket.
Poi ci sono un paio di quelle sigle che piacciono un po' a tutti, ed in questo caso parliamo degli energetici R.E.M. di Supernatural Superserious (dal recente Accelerate), e dei Cure del superclassico ipervitaminico Friday I'm In Love.
Non manca qualche soluzione più commercialotta ma sempre di buona qualità, facente capo a band che tanto hanno mietuto negli ultimi anni: è il caso di Maroon 5 e Keane.
Ed ancora qualche bel ripescaggio dagli anni '80, come la band alt rock dei Replacements (con Can't Hardly Wait) ed un evergreen dell'elettronica anni '80 firmata dai celebri Human League (chi non ricorda Don't You Want Me?).
Non sfigurano un paio di bei giovani che stanno cercando di costruirsi una solida reputazione musicale, si tratta di James Morrison con You Make It Real e della sempre più poliedrica Scarlett Johansson, non più solo attrice applauditissima, ma anche discreta performer.