Recensione Ma mère (2004)

Adattamento dell'omonimo romanzo, il film è la storia estrema del morboso rapporto tra madre e figlio che si perdono nella squallida notte di un'isola delle Canarie.

La cattiva maestra

Christophe Honoré adatta allo schermo la storia estrema raccontata dal romanzo omonimo di Georges Bataille, uscito postumo ed incompleto negli anni Sessanta. Il tentativo del neoregista francese proveniente dalla letteratura è quello di rendere il radicalismo della pagina batailliana attraverso il ritratto di personaggi sull'orlo del baratro, che, consapevoli di esserlo, assaporano l'attimo prima di cadere. Honoré dà corpo ad una sessualità distorta e malata tentando di trascenderne il disordine attraverso riflessioni quasi mistiche, che mescolano confusamente sacro e profano, amore e morte.

Seguendo con ossessione i suoi protagonisti, attraverso primi piani e zoomate continue, il regista ci catapulta negli squallidi gironi infernali del sesso. Isabelle Huppert, ormai avvezza a ruoli estremi, presta il suo corpo alla disinibita e folle Helene che, in vacanza col figlio alle isole Canarie, deciderà di mostrargli il lato più turpe e marcio di sé nel tentativo di farsi amare per la sua vera anima, respingendo quella sorta di venerazione che invece sente di non meritare. Il diciassettenne Pierre, interpretato da Louis Garrel (il protagonista moro e imbronciato di The Dreamers - I sognatori), si lascerà progressivamente attirare nel vortice torbido creato dalla madre finendo col diventarne l'ultimo, fatale, amante.

La morte improvvisa ed accidentale del padre fa emergere un lato nascosto dell'anziano uomo, mai amato da Helene, e sempre disprezzato da Pierre. Da qui parte il cammino di madre e figlio che, finalmente soli e liberi, ritrovano nella comune indifferenza verso quell'uomo una complicità gravida di morbosi risvolti.
L'iniziazione sessuale di Pierre avviene sotto la spinta della madre che sceglie per il figlio le ragazze più disinibite dell'isola dando per prima l'esempio. Inizia così un nauseante campionario del sesso e suoi derivati, tra ammucchiate, sadomasochismo ed incesto. Un viaggio attraverso le squallide notti della Gran Canaria segreta e sfrenata. Infatti, l'insegnamento che Helene vuol dare al figlio è vivere il sesso senza barriere né pregiudizi, ma finirà per soffocare in tutto l'orrore da lei stessa creato. Lasciarsi trascinare dalle pulsioni, prendersi tutto e subito escludendo il sottile gioco della seduzione, mostrare con la maggiore disinvoltura e naturalezza possibile il corpo nudo che diviene carne da macello al servizio degli istinti più bassi. Tutto ciò lontano dalla ragione che costituirebbe un ostacolo insormontabile. Questo ci dice Honoré, con una distanza morale sufficiente a non emettere giudizi. Ma francamente è difficile uscire dalla sala mantenendo lo stesso distacco, più probabile è lasciarsi condizionare dal disgusto che una simile ostentazione di volgarità suscita.