Recensione La casa sul lago del tempo (2006)

Keanu Reeves e Sandra Bullock in una commedia romantica dal sapore paranormale che stenta a decollare.

La casa di pan di zenzero

L'ultimo film di Alejandro Agresti vive di una strana dicotomia. Quella che vede nel suo titolo anglofono, The Lake House, riferimenti al tipico mondo dell'horror estivo, e in quello (pessimamente) tradotto, La casa sul lago del tempo, un richiamo al vasto sottobosco di quei film, magari europei, magari anche di serie B, che, in difficoltà di distribuzione, sfruttano il periodo dei primi caldi per ritagliarsi un po' di visibilità.
Basta un occhiata al manifesto, però, per rendersi conto che invece si tratta di una commedia nel più classico stile buonista e romantico del made in USA: un Keanu Reeves languidamente posato sulla spalla della bella di turno, questa volta Sandra Bullock.
Sempre nella locandina del film, però, si nota anche come il bel Reeves sia bicromatico, e spicchi per il suo bianco e nero nel languido color crema del contorno.
Si perché l'etichetta di "commedia romantica" si deve subito mutare in "commedia romantica con risvolti paranormali", come la nuova vulgata hollywoodiana ammiccante alle varie New Age e Scientology impone.

I due protagonisti della love story si trovano a tenere un rapporto epistolare a distanza. Ma una distanza temporale e non fisica: lei è un giovane medico in carriera, lui figlio di un celebre architetto che progetta palazzine, e vive due anni prima del punto nel continuum temporale in cui lei si trova a percorrere. Dopo le iniziali incomprensioni dovute alle date sfasate e elementi non combacianti, i due si trovano a vivere una grande storia d'amore pur essendo separati nello spazio e, soprattutto, nel tempo, giungend più volte a sfiorarsi e incrociarsi, ma mai ad incontrarsi.
Ci asteniamo dallo svelare lo (scontato) finale, che si adagia placidamente su un film che fa della zuccherosa colonna sonora uno dei punti di forza (sigh!).

Agresti, autore del commovente Valentin, costruisce un film che non decolla mai, che si adagia sulla presenza scenica di due bravi attori (tre, se consideriamo la piccola parte dell'ottima Shororeh Aghdashloo), e che anzi insiste mollemente sulla mitologia del grande amore con sequenze retoriche e irritanti.
Nulla da eccepire per la scelta di un'uscita estiva, priva di tanti clamori, che relega La casa sul lago del tempo a un nulla più che discreto film da cassetta per una serata da teen-ager innamorati.