Perché dovemmo vedere la serie che vi raccontiamo nella recensione de La Casa di Carta: Corea Parte 2, in streaming su Netflix dal 9 dicembre? Sì, siamo andati dritti al punto. La serie è il remake de La casa di carta, la serie spagnola creata da Alex Pina e Vancouver Media, uno show che abbiamo visto praticamente tutti. Già nella nostra recensione de La casa di carta Corea Parte 1 abbiamo cercato di rispondere alla domanda. E ora, in occasione della seconda parte della prima stagione, cerchiamo di approfondire ulteriormente la questione. Intanto vi diciamo che La Casa di Carta: Corea è una serie che ha un suo senso per come la inserisce nel contesto coreano, ma che risulta poco attraente per chi ha già visto l'originale.
La trama: la polizia scopre le intenzioni della banda
L'episodio 7, che inizia la seconda parte della prima stagione de La casa di carta: Corea, si apre con la backstory di Moohyuk. Veniamo a sapere che era un agente di spionaggio che operava sul confine tra Corea del Nord e Corea del Sud, e che catturava gli informatori. Con la fine della guerra, la sua ragione di vita viene meno. Nel frattempo, un pezzo di banconota fa capire alla polizia quelle che sono le reali intenzioni della banda: non rubare il denaro, ma stamparlo. La polizia, così, pensa che togliere la corrente alla Zecca della Corea unita sia una buona idea...
La Zecca della Corea unificata: il simbolo di un'utopia
Come vi dicevamo in occasione dell'uscita La Casa di Carta: Corea Parte 1, la cosa più interessante di questa nuova serie è la contestualizzazione. La produzione coreana ambienta la storia dentro la situazione politica, quella di una nazione divisa in due. E immagina una Corea che sta per unificarsi. Il primo passo è proprio la Zecca della Corea unificata, che è al centro del colpo della banda. La Zecca, allora, che ne La casa di carta originale è il simbolo di un certo potere delle banche e delle istituzioni finanziarie, tiranne nei confronti del popolo, qui è il simbolo di un'utopia. Siamo in un futuro vicinissimo, quasi il presente. E il messaggio che la serie lancia è forte e chiaro.
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Interni ed esterni
La Casa di Carta: Corea è questo. Quello che accade all'interno è molto simile a quello che abbiamo visto nella serie originale. Per interno, intendiamo non solo la Zecca, ma tutti gli ambienti chiusi, come la tenda della polizia e anche il famoso bar che frequenta il Professore, identici o quasi agli originali. È l'esterno, inteso come la città, la politica, la Storia, a cambiare. Se la Corea cercava una chiave di lettura diversa, un modo di differenziarsi dalla serie originale, possiamo dire che l'ha trovato.
Personaggi più piatti
Per quanto riguarda quello che accade all'interno, va detto che la storia è quella. E, pur con delle minime variazioni, le vicende a cui assistiamo le abbiamo appena viste. Pur con qualche volto interessante nel cast, i nuovi attori che interpretano i personaggi che abbiamo conosciuto e abbiamo amato non sono così carismatici come gli originali. Se ne La casa di carta spagnola i personaggi erano tratteggiati così bene, ognuno con la propria personalità, le proprie caratteristiche, la propria storia, nella versione coreana tutto questo non arriva. I personaggi ci sembrano più piatti. Sembrano più pedoni da muovere su una scacchiera che re, regine e cavalli con dei loro movimenti ben precisi. Va detto poi, che gli episodi sono moto più lunghi, inutilmente lunghi, rispetto all'originale: circa 70 minuti a episodio, contro i 40 (voluti proprio da Netflix quando la serie è stata rimontata) della serie spagnola. E questo non giova al ritmo.
Le differenze tra Spagna e Corea
Il senso della differenza tra La casa di carta e La Casa di Carta: Corea sta tutto nelle differenze culturali tra i due Paesi, e quindi tra le loro cinematografie. La Spagna è sempre stata, negli ultimi 40 anni, un Paese gaudente, passionale. Da quando la Spagna si è liberata dal Franchismo è stata pervasa da un'ondata di libertà, la famosa "movida". La nuova ondata di autori del cinema spagnolo, Almodovar su tutti, e le loro storie, sensuali, melodrammatiche ed estreme, hanno dettato la linea. Così La casa di carta spagnola è un heist movie, ma è anche melodramma, telenovela, è passionale e sensuale. La Corea, da anni, è una terra dilaniata da una guerra, ferita, tagliata in due da un confine che divide un popolo e tiene in tensione costantemente le persone di queste due nazioni. Per questo il cinema coreano è pieno di violenza, di follia, di sentimenti di vendetta. È più crudo. Serie tv come Squid Game risentono di questa atmosfera. Ed è anche per questo che La Casa di Carta: Corea è diversa da quella spagnola.
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Il senso dei remake
Ma La casa di carta: Corea rientra anche in un discorso a proposito dei remake che è stato fatto più volte. Ad esempio quando Michael Haneke ha rifatto il suo Funny Games in versione americana, girando un film identico ma con altri attori. Non era rivolto a chi aveva già visto il film, ma ad un nuovo pubblico: perché si sa che gli americani amano vedere i film con i loro attori, con i volti che conoscono, e non i film originali con attori a loro sconosciuti. Si era fatto anche l'esempio di un testo teatrale, che viene messo in scena molte volte, da compagnie sempre diverse. La casa di carta Corea, essenzialmente, è questo: una serie girata di nuovo per essere vista dal pubblico asiatico, con volti più familiari a questa audience.
Perché dovremmo vedere La Casa di Carta: Corea?
Torniamo allora alla domanda. Perché dovremmo vedere La Casa di Carta: Corea? Detto che è una serie destinata soprattutto a un pubblico asiatico, può essere destinata anche a chi non ha visto la serie originale. O a chi, vedendo una serie come Squid Game, si è appassionato alle serie coreane. Come vi abbiamo detto in occasione della prima parte, è una cover K-pop di una ballata spagnola. Ma vedendo i personaggi con altri volti, ci sembra anche una di quelle imitazioni in arrivo dall'oriente di prodotti occidentali. Avete presente quel meme? "Quando lo ordini su Wish... Quando ti arriva a casa..."
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Conclusioni
Nella recensione de La Casa di Carta: Corea Parte 2 vi abbiamo parlato di una serie che ha un suo senso per come la inserisce nel contesto coreano, ma che risulta poco attraente per chi ha già visto l'originale.
Perché ci piace
- L'idea di ambientare la serie in un futuro dove le due Coree sono in pace, ed emettono valuta comune.
- Il tono è coerente con cinema e serialità coreana, più violento e folle.
Cosa non va
- Per chi ha visto l'originale è difficile pensare ai personaggi molto amati con volti diversi.
- La trama è la stessa e, per una serie che vive di svolte narrative, è meno interessante da vedere per chi ha già visto l'originale.
- Gli episodi sono inutilmente lunghi e questo non giova al ritmo.