Inizia con l'esecuzione live del brano La bugia bianca di Erica Mou l'incontro stampa per la presentazione del film omonimo, opera prima del giovane Giovanni Virgilio. Una storia che prova a essere normale, come fanno le sue protagoniste, ma che è inevitabilmente straziante. Nel 1992 la Bosnia Erzegovina ha subito una guerra terribile, e per la prima volta nella storia una delle più bestialità dell'uomo, lo stupro, è diventata strumento strategico dell'odio etnico. Oggi quella disgustosa strategia si ripete in tutte le guerre con sfondo etnico.
"Molti pensano che quanto successo in Bosnia sia un capitolo chiuso, ma non è così", ha esordito Giovanni Virgilio. "Solo quindici giorni fa c'è stato un attentato in uno dei centri di accoglienza che ospitano queste donne. Abbiamo tentato di rintracciarne alcune prima di lavorare al film: la maggior parte di loro ha dei gravi problemi psicologici e non dimenticherà mai".
Un film sulla guerra che mostra il tempo di pace
La bugia bianca racconta le conseguenze che ha la guerra che divise la Jugoslavia su giovani che quella guerra non la hanno vissuta mai. Pone l'accento che le ferite non si rimarginano, hanno delle conseguenze attraverso le generazioni. "Non ho voluto girare un documentario poiché avrei dovuto mostrare cose che non era mia intenzione far vedere. Qui si vede una Bosnia verso la quale, già domani, puoi desiderare di staccare un biglietto aereo ed andare. Vediamo la Bosnia da un altro punto di vista, che è quello della generazione giovane, non della donna che ha subito la violenza. Volevo avvicinare la nostra generazione a questo tema. Non volevo mostrare la Bosnia per com'era, con i filmati di repertorio che la documentano distrutta, ma per com'è: piena di entusiasmo e di ripresa. Questo è un messaggio di speranza. Anche gli uomini stanno cambiando, lì". Allo stesso tempo però ammette che "chi ha subito violenze è come un morto vivente: ha subito degli orrori che non potrà mai dimenticare. Forse queste donne avrebbero preferito morire. Questo quindi è un omaggio alla loro forza. Le donne bosniache hanno una forza titanica".
Un racconto attuale su diversi livelli
La cantautrice Erica Mou racconta di come Giovanni l'abbia "inseguita" per mesi fino a farle accettare di parlare di fronte a un caffè. "Ero in un momento personale molto travagliato, in cui il rapporto con mia madre stava diventando una questione complicata, e avevo in testa questo ritornello. Leggendo la sceneggiatura mi è parso incredibile quanto, seppure con storie diverse, l'argomento della verità tra madre e figlia sia lo stesso. Per me è stata la porta per entrare nella psicologia del film". E tristemente, anche Giovanni Virgilio ha trovato che il suo film parli alle donne di qualcosa di attuale: "Ho fatto le anteprime in Sicilia e ho scoperto un mondo nascosto: molte donne mi ringraziavano perché guardando il film trovavano il coraggio di parlare, perché noi parliamo dello stupro etnico, ma loro trovavano il coraggio di farlo per quanto accadeva tra le mura domestiche!". E punta il dito sul ciò che tiene una donna nel silenzio: la paura di non trovare chi ascolti la sua voce: "Il pregiudizio è il vero killer, l'uomo nero che si aggira tra la gente. Il mostro che si nasconde dentro le nostre case, e si insinua lento. Dietro le famiglie del mulino bianco si nascondono le cose che non vanno nella società civile".
Guardare poco lontano da noi
La storia della guerra in Bosnia Erzegovina è molto recente, eppure non se ne parla, è come se una volta finita non fosse accaduta. "Ma non dobbiamo chiudere gli occhi sui nostri vicini di casa", dice Giovanni Virgilio. "Dimenticare il male fa comodo a tutti, ma non porta a nulla. Fare un film così, soprattutto realizzato da giovani, significa anche educare."
Anche Francesca di Maggio, giovane protagonista del film, ammette: "Ho sentito molta responsabilità nell'interpretare Veronika, era un peso che sentivo". Isabel Russinova, la "madre bugiarda" è anche lei impegnata sul fronte dei diritti umani: "È stato delicato trovare la misura per raccontare una madre che doveva apparire fredda e distante, forse anche un po' ottusa. Questa corazza era una bugia, ma fatta di amore, che accompagna non solo quello personale di una donna che ha amato e ha cercato di mettere un velo per bendare e proteggere dal grande dolore. Questa mostruosità, quella dello stupro, purtroppo nasce con l'uomo. Ora è più doloroso rispetto al passato perché siamo immersi di civiltà. Ci riempiamo di grandi parole, ma poi fattivamente quanto queste cose possono essere arginate? L'odio in generale, durante quella guerra, non era nei confronti di una persona, ma di un'idea, il che è ancora più inconcepibile. Attraverso la bugia, la madre ha cercato di medicare questo male".
Un film davvero indipendente
I dialoghi, i chiarimenti, le rivelazioni... tutto ne La bugia bianca avviene in set dentro i quali la macchina da presa si muove e resta a lungo sugli attori, senza tagli. "Sono un regista antico, amo il piano sequenza", spiega Giovanni Virgilio. "Tutto quello che si vede è finto, è stato tutto ricostruito in teatri di posa. Ho provato a ricreare un gioco di scatole cinesi. Abbiamo cambiato anche i piani d'ascolto, abbiamo girato in maniera anche molto distante. Cerco di raccontare la storia un po' da lontano perché non sono un bosniaco e quindi mi sono avvicinato piano piano, con discrezione". Il film aveva un budget su carta di oltre un milione di euro, ma poi, di fatto è stato girato con 108 mila euro.
"È l'esempio di un'Italia giovane che vuole realizzare qualcosa a tutti i costi. Noi le tematiche sociali le sentiamo, la Sicilia sul sociale ha tanto da dare. E devo ringraziare mia madre. Vengo da una famiglia matriarcale che è l'esempio di chi sostiene i giovani. Sono sette anni che mi porta ovunque e sostiene il film. Non è retorica, è la verità". La bugia bianca uscirà inizialmente in 15 copie distribuito da ASAP Cinema Network. A microfoni spenti, il distributore Luca Lardieri ci ha spiegato che anche la logica distributiva segue un criterio completamente indipendente e che il team avrà personalmente cura di quali sale proietteranno i loro film. E che, con un po' di fortuna, il numero di sale per il cinema indipendente italiano aumenterà.