La bella estate, la recensione: la sensuale primavera del nostro scontento

La recensione de La bella estate, adattamento del romanzo di Cesare Pavese ad opera di Laura Luchetti, con Yile Yara Vianello, Deva Cassel e Alessandro Piavani, al cinema con Lucky Red dal 24 agosto.

La bella estate, la recensione: la sensuale primavera del nostro scontento

La forza di Cesare Pavese è nella descrizione dei personaggi. Piccoli nitidi dettagli che fanno vivere sulla pagina uomini e donne. Nel caso de La bella estate, soprattutto donne, visto che è uno dei più noti romanzi "al femminile" dello scrittore piemontese. E chi meglio di una regista per portarlo sul grande schermo? Di fronte a tale impresa Laura Luchetti trova una chiave di lettura efficace. A creare il caso è la presenza di Deva Cassel, la figlia di Monica Bellucci e Vincent Cassel, qui al debutto sul grande schermo nel ruolo di Amelia. Quanto Amelia, nella volontà di Pavese e Luchetti, è sfuggente e misteriosa, quanto Ginia, la vera protagonista, è radicata nel presente, divisa tra l'impiego come sarta e i lavori domestici per accudire il fratello Severino. A interpretarla è Yile Yara Vianello, già vista in Corpo celeste e La chimera di Alice Rohrwacher.

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La bella estate: Yile Yara Vianello e Deva Cassel in una scena di ballo

Ebbene, la chimica tra le due attrici è il fulcro attorno a cui ruota La bella estate, dramma in costume elegante e calibrato. La ricostruzione di un'epoca operata da Laura Luchetti avvolge lo spettatore grazie a personaggi vividi, i cui piccoli drammi catturano da subito l'attenzione nonostante un senso di incompiuto che incombe in sottofondo. A stupire è la rappresentazione di queste giovani donne che, nell'estate del '38, con la Seconda Guerra Mondiale che bussa alle porte, sono più preoccupate a cercare un'attività che le realizzi o a liberarsi della verginità, ritenuta più un fastidioso ostacolo che una virtù da proteggere in una concezione decisamente moderna e anacronistica per l'epoca.

Un adattamento contemporaneo

Di fronte a un'estetica che rispetta i canoni dell'epoca in cui la storia è calata, con grande cura nell'aspetto dei personaggi, nei costumi, nelle posture, nella ricostruzione degli ambienti (eccellente il lavoro della costumista Maria Cristina La Parola e dello scenografo Giancarlo Muselli), La bella estate si propone di mostrare l'universalità della forza vitale della gioventù attraverso le vite di un manipolo di amici costretti a lottare contro le difficoltà del quotidiano in una grande città come Torino e la loro reazione di fronte all'arrivo di un elemento estraneo. Elemento che si manifesta nella persona di Amelia, che fa il suo ingresso arrivando a nuoto dal lago dopo essersi tuffata come una sirena e introduce Ginia nel suo mondo fatto di assenzio, pittori spiantati, atelier polverosi e sensualità smaccata.

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La bella estate: Yile Yara Vianello e Deva Cassel in un momento intimo

Nomen omen, Laura Luchetti prende alla lettera il titolo del suo nuovo lavoro costruendo una pellicola fatta di sguardi, primissimi piani, corpi mollemente adagiati su sofà, ma anche su mani consumate dal lavoro o sporche di pittura. I giovani al centro della storia sono tutti belli, vitali e maudit. Alessandro Piavani si carica sulle spalle il perso del personaggio più sgradevole, ma anche più vibrante, quel Guido che alterna sedute di pittura e attività predatoria cercando giovani donne da sedurre nell'atelier che condivide con il più estroso Rodriguez (Adrien Dewitte). La bella estate è la storia di un coming of age di ieri, della maturazione di una giovane donna attraverso dolori, rimpianti, errori, silenzi e passi falsi. Niente di nuovo sotto il sole, ma grazie allo sforzo registico di Laura Luchetti questo mondo antico risulta meno lontano nel tempo del previsto.

Quant'è bella giovinezza

Quale è la massima preoccupazione dei giovani nel passaggio dell'adolescenza alla maturità? La ricerca dell'amore e il sesso naturalmente. Sulla carta, La bella estate è un film profondamente sensuale, ma la sensibilità di Laura Luchetti interviene nella rappresentazione del sesso "raffreddandola" per evitare volgarità e scene gratuite. Mentre i nudi di Amelia, che di lavoro fa la modella, sono sempre contenuti e ridotti a una sorta di vedo/non vedo, il nudo di Ginia risulta totalmente naturale. Il tocco femminile nella rappresentazione coreografica affiora nella prima volta di Ginia, nell'irruenza sessuale di Guido e nelle danze maliziose di Amelia culminando nel ballo lento tra le due ragazze durante una festa di paese, con la telecamera talmente vicina al loro volti da spingere lo spettatore a chiedersi se intorno a loro le altre persone si siano rese conto del loro legame speciale o se questo esiste principalmente nelle loro menti.

La Bella Estate Yile Yara Vianello Alessandro Piavani Locarno 2023
La bella estate: Yile Yara Vianello e Alessandro Piavani a Locarno 2023

Parlare di relazione omosessuale ed esplorazione della propria identità sotto il Fascismo non è semplice e il film di Laura Luchetti è molto prudente nella rappresentazione del rapporto tra Ginia e Amelia, limitandosi ad ammicchi, mezze frasi, sguardi languidi, senza mai esplicitare la questione. Se da una parte quest'aura di non detto può rendere più intrigante la scoperta di questo piccolo mondo antico in cui risuonano echi del presente dall'altra può risultare frustrante. Anche nei momenti più intensi si continua a percepire un certo distacco emotivo, una freddezza di fondo dovuta al registro usato dai personaggi. L'unico a provare a superare questa barriera è l'interprete di Guido, Alessandro Piavani, che si mette in gioco con onestà risultando il più sanguigno nel ruolo del pittore bello e tormentato che seduce Ginia. Gli altri, a partire dal riflessivo Nicolas Maupas nei panni di Severino, si rifugiano in una performance corretta e apparentemente impeccabile che però sottrae un po' di emozione, lasciando nello spettatore la voglia di un qualcosa in più.

Conclusioni

Un adattamento centrato e affascinante, come rivela la nostra recensione de La bella estate, pellicola di Laura Luchetti liberamente ispirata al classico di Cesare Pavese. Il film traduce in immagini le vicende delle adolescenti in cerca di identità raccontate da Pavese, puntando su una ambientazione classica che inglobi elementi contemporanei. Convincente il cast, nonostante le performance risultino complessivamente troppo corrette e poco coinvolgenti a livello emotivo.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.1/5

Perché ci piace

  • La ricostruzione di un'epoca risulta affascinante grazie agli sforzi produttivi in termini di ambienti, costumi e scenografie.
  • La regia equilibrata ed elegante.
  • L'essenza del romanzo di Pavese prende vita con un'apertura all'attualità.

Cosa non va

  • Le performance del cast corrette, ma poco coinvolgenti.