E' uno dei principali network americani, ma è anche quello che ha alcune delle produzioni più popolari nel nostro paese, non per ultimo Lost, da poco giunto alla sua conclusione ed alla vigilia della programmazione della sua ultima stagione anche in chiaro su RaiDue. E' proprio da Lost che arriva uno degli ospiti portati al Roma Fiction Fest 2010 dagli ABC Studios. Alla serie nata dalla mente di J.J. Abrams, Damon Lindelof e Jeffrey Lieber è dedicato anche una masterclass, così come per Criminal Minds, rappresentata al festival da una delle sue star Matthew Gray Gubler e dal produttore esecutivo Simon Mirren. Accanto a loro, hanno completato gli ospiti della conferenza di presentazione del focus organizzato dalla Walt Disney Company Italia anche Stana Katic, l'agente Beckett di Castle - detective tra le righe, e Kevin McKidd, di provenienza Grey's Anatomy.
Un incontro organizzato per presentare lo spazio rilevante che il festival romano dedicato alla fiction dedica quest'anno alle produzioni targate ABC, con una retrospettiva di show del passato, ma soprattutto l'anteprima mondiale di Body of Proof, novità del network di casa Disney per la prossima stagione, che vede Dana Delany nei panni di Megan Hunt, brillante neurochirurgo all'apice della carriera, la cui vita cambia radicalmente in seguito ad un drammatico incidente che la costringe ad iniziare un nuovo cammino come patologa, con lo scopo di indagare sulle cause della morte dei suoi pazienti e scoprirne gli assassini.
Se i dirigenti Barry Jossen e Francesca Tauriello ringraziano per l'attenzione rivolta alle loro produzioni ed introducono le star, sono queste ultime ad essere fulcro dell'attenzione dei giornalisti presenti, rispondendo alle domande dopo rapidi saluti di rito. Mirren, per esempio, si è dichiarato sorpreso nell'aver scoperto quanto la sua Criminal Minds sia popolare nel nostro paese ed Andrews non ha nascosto di considerare Roma l'unica città europea in cui gli piacerebbe vivere, mentre Kevin McKidd ha raccontato l'esperienza nella nostra capitale per i due anni e mezzo di riprese di Roma della HBO. Generoso il saluto di Stana Katic in italiano, mentre Gubler si è lanciato nel suo spagnolo per stare al passo con la collega.
Signor Andrews, ci spiega in due parole il finale di Lost?
Barry Jossen: Posso descriverlo io in due parole: E' perfetto!
Una domanda per Barry Jossen: la ABC quest'anno ha investito molto su FlashForward che è andata male, ma ha avuto un grande ritorno di pubblico soprattutto per le serie minori come Cougar Town, Modern Family e Castle. In vista di questi risultati, come sarà il futuro della ABC? Barry Jossen: Il futuro della ABC sarà di successo e fantastico, perchè è meglio delle alternative. Non sappiamo da dove verranno le idee, ma siamo certi di una cosa, cioè di voler fare grandi show e li sceglieremo nel miglior modo possibile.
Signora Katic, come vede dal suo punto di vista di attrice la tensione sessuale tra Beckett e Castle? Stana Katic: Penso che non ci sia niente di più bello del gioco preliminare che esiste tra un uomo ed una donna. Penso che la tensione sessuale derivi da un confronto tra intelligenza e senso dell'umorismo delle due parti in causa.
Signor Mirren, l'essere nipote di Helen Mirren come ha influito sulla sua carriera? E' qualcosa che la stressa o l'aiuta nel lavoro? Avendo lavorato sia in USA che in Gran Bretagna, come si sente a connettere Inghilterra e Stati Uniti?
Simon Mirren: Per quanto riguarda l'essere nipote di Helen Mirren, lo sono sempre stato, quindi non posso dire che sia stressante, perchè è qualcosa che vivo da sempre. Non credo mi abbia aiutato nel lavoro, però, perchè molti non lo sanno. Ricordo che ero a Los Angeles quando la sua carriera è decollata ed ho gioito con lei. Quanto alla scrittura, il mio approccio alle storie è sempre lo stesso e mi piace affrontare temi universali. Anche in Criminal Minds, se ci pensate, è la paura il punto di partenza. In entrambi i casi la mia intenzione è di raccontare la miglior storia possibile e farlo nel miglior modo possibile. Mi sforzo di ottenere questo.
Signor Andrews, per lei che è inglese è stato difficile cambiare pronuncia per interpretare Sayid? E' stato difficile passare tanto tempo in Hawaii lontano da Londra? Naveen Andrews: L'accento di Sayid è stato molto difficile da gestire ed ho avuto anche un voice coach. Questo perchè doveva essere un dialetto particolare, un misto tra siriano, egiziano ed iracheno e non sapevo niente al riguardo. Quanto a Londra: no, non mi manca, perchè vivo a Los Angeles.
Signor McKidd, guarda abitualmente Grey's Anatomy? Ritiene, come molti, che si tratti di una serie per ragazze?
Signor Gubler, so che lei è appassionato di regia. Ha in programma di lasciare la recitazione per fare il regista a tempo pieno? Il suo personaggio diventerà più sicuro di sè oltre ad essere un genio come ora?
Matthew Gray Gubler: Credo che col passare del tempo sia già diventato più sicuro di sè e credo che se continuasse così potrebbe arrivare a buttare giù le porte con un semplice pugno. Amo la regia, ho anche diretto un episodio dello show quest'anno (Mosley Lane), e mi occuperò di altri l'anno prossimo ed in futuro. Ma allo stesso tempo amo recitare e vedo i due mezzi espressivi collegati tra loro, in modo simbiotico.
Signor McKidd, il suo personaggio ha vissuto un trauma legato alla sua permanenza in Iraq. Ha fatto ricerche per interpretare questo aspetto? Che ne pensa delle missioni estere degli USA, ritiene che siano missioni di pace come vengono descritte o che siano missioni di conquista? Kevin McKidd: Ho fatto tantissima ricerca ed ho studiato il disturbo di cui soffrono i reduci. Mi sono chiesto come fare per imparare il più possibile senza andare in Iraq e mettermi nei guai, quindi ho letto tanto e parlato con gente che ha vissuto questa esperienza direttamente. Quanto alle missioni in Iraq, io sono solo un attore, non credo di avere gli elementi per rispondere con cognizione di causa.
Signor Andrews, ha dei consigli per chi vuole intraprendere la professione di attore? Naveen Andrews: Per me è difficile parlarne, visto che per quanto mi riguarda è capitato per caso. Quando avevo 17 anni mi trovavo a Londra e non avevo nessun tipo di qualifica, ma il governo dava un sussidio per chi frequentava le scuole di recitazione, arrivando a pagare tre anni. Avendo origini indiane ero sicuro che non avrei avuto possibilità, ma stranamente sono stato preso, ci sono stato tre anni e dopo quel periodo ho dovuto decidere se sarebbe potuta essere la mia vita. Ora ho 41 anni e non ho qualifiche per fare niente altro, quindi sono costretto a fare l'attore!
Signor Jossen, come siete arrivati a scegliere Dana Delany come protagonista di Body of Proof? E' a causa del suo successo in Desperate Housewives? Barry Jossen: Ci serviva un personaggio carismatico e forte per lo show e quando si è trattato di girare il pilot, abbiamo fatto il casting. Era febbraio, che da questo punto di vista è il periodo più competitivo. Avevamo diverse possibilità, ma a noi serviva un'attrice con grande statura e bravura recitativa; conoscevamo Dana per il suo lavoro con noi in Desperate Housewives, così abbiamo contattato lei e Marc Cherry per vedere se fosse disponibile per le riprese. Cherry è stato gentile, mentre lei ha colto la sfida che rappresentava questo personaggio ed ha accettato subito. Il risultato ci ha premiati.