Recensione Southland Tales (2006)

Ossessionato dalla fine del mondo ed ancorato ad un misticismo metafisico privo di qualsiasi spessore ed interesse, Southland Tales è piuttosto l'involontario racconto dell'assenza di una progettualità intellettuale

L'impalpabile apocalisse di Richard Kelly

America, anno 2005: un'esplosione nucleare spazza via il mondo che conosciamo per proiettarci in un futuro datato 2008. Solo tre anni dopo ,ma in un altro mondo ideale, l'America è in guerra contro i terroristi ed è senza petrolio. Finita in mano alla compagnia US-ident che, sfruttando un'invenzione tedesca, genera energia che funziona sui flussi dell'oceano ma altera impercettibilmente la rotazione terrestre e la vita degli abitanti, in perenne stato di allarme. Intanto, mentre si aprono pericolose falle nel continuum spaziotemporale, le leve della rivoluzione neomarxista cercano di opporre resistenza con i metodi piu' inopportuni che si ricordino.

Vedendo il tanto atteso Southland Tales, niente meno che in concorso alla cinquantanovesima edizione del festival di Cannes, si esce con tanti dubbi e almeno due certezze. La prima è che il bel Donnie Darko ha fatto decisamente male al giovane regista americano, facendolo sentire già un autore arrivato. La seconda fornisce chiarezza finalmente sul perché Richard Kelly ci tenesse così tanto alla versione più lunga - e innegabilmente meno affascinante - del suo esordio. Un esordio che riecheggia come un fantasma negativo in questo Southland Tales, in tutta l'improprietà del contesto, trasformando quella vincente miscela, in un disastro assoluto. Un film ibrido e inconsistente, pastiche post-moderno (nell'accezione piu' logora del termine) di suggestioni integrate casualmente con un certo sprezzo di chi guarda. La tragica sintesi: due ore e quaranta minuti di un nulla con la parvenza del tutto, pseudo commedia post-apocalittica ben confezionata in post-produzione quanto insignificante, al limite dell'incomprensibilità. Impossibile perfino una specificazione sinottica per un film che ambisce a confondere e a centrifugare senza porre le coordinate che garantiscano l'accettabilità di una pretesa che è più presuntuosa del Lynch piu presuntuoso, quello di Dune, per intenderci. Il tutto senza essere Lynch, nemmeno lontanamente.

Ossessionato dalla fine del mondo ed ancorato ad un misticismo metafisico privo di qualsiasi spessore ed interesse, Southland Tales è piuttosto l'involontario racconto dell'assenza di una progettualità intellettuale, ostentata con indisponenza nella volontaria (?) assenza di appigli narrativi. Decine di personaggi che vagano anonimamente in un universo bizzarro senza che nessuno capisca i loro intenti e riesca minimamente a dare un significato ed un interesse alle azioni di un un attore di film d'azione dotato di strani poteri, una ex pornostar convertitasi alla televisione intelligente, un ex soldato e il suo fratello gemello che altro non è che la sua rifrazione e un'interminabile serie di macchiette deliranti con progetti neo-marxisti. Da dimenticare al più presto.