"Dimenticare Rosa vuol dire dimenticare se stessi": così Carmen Consoli cerca di spiegarci quanto sia stata importante l'opera e la vita di Rosa Balistreri, cantautrice e cantastorie nata a Licata il 21 marzo del 1927. Alla sua storia è ispirato il film L'amore che ho di Paolo Licata (nomen omen, è proprio il caso di dirlo), in sala dall'8 maggio dopo l'anteprima al Torino Film Festival 2024.

A interpretare l'artista sono non una, ma ben tre attrici, in momenti diversi del suo percorso: Anita Pomario, da ragazza, Donatella Finocchiaro, da adulta, e Lucia Sardo, da anziana. Consoli ha un piccolo ruolo, è una musicista, Alice, e, soprattutto, ha composto le musiche originali del film.
Dotata di un timbro vocale inconfondibile, Balistreri ha cantato la rabbia e le miserie della povera gente, delle donne maltrattate, degli ultimi, diventando così un'artista impegnata e, per certi versi, scomoda. Un punto di vista il suo che non ne ha aiutato la carriera e il successo. Nella nostra intervista Carmen Consoli spiega perché è importante ricordarla e come, che lo si voglia o no, ogni cosa che si fa appartenga sempre al campo della politica, che lo si voglia o meno.
L'amore che ho: intervista a Carmen Consoli
Non è stata facile l'esistenza di Rosa Balistreri. Nata in una famiglia umile e povera, il padre non vedeva bene la sua passione per la musica. Fu costretta a sposarsi, con un incosciente che si giocò i soldi del corredo della figlia Angela e che lei tentò di uccidere. Andò in galera, ci tornò poi per furto, fu assalita da un prete, la sorella venne uccisa dal marito e il padre si impiccò per il dolore. Non stupisce quindi che le sue canzoni siano piene di rabbia. Questa emozione aiuta l'arte, oppure può essere un ostacolo?
Consoli: "La rabbia è un'emozione forte. Focosa. Il fuoco però unisce la rabbia alla passione, perché, appunto, hanno in comune il fuoco. Non il fuoco di Fratelli d'Italia però, che è lo stesso nella tomba di Mussolini, ma il fuoco della passione. Per far diventare la rabbia passione, ci vuole una trasformazione. Attraverso l'arte, la rabbia può diventare una cosa positiva. Può diventare passione. Infatti spesso le due vengono confuse. Con la passione si comincia a ragionare. È un sentimento positivo, costruttivo. Questo è il ruolo dell'arte: trasformare".
"Un'attivista che fa i comizi con la chitarra"
Nel film la protagonista si definisce "un'attivista che fa i comizi con la chitarra". E in effetti vediamo come questo suo essere una figura non convenzionale, sempre pronta a dire ciò che pensava, non l'abbia affatto aiutata per far decollare la sua carriera. A un certo punto si vede come non venga accettata a Sanremo. Oggi c'è il terrore di esprimersi politicamente, perché, con i social, ogni frase può essere usata fuori contesto.

Non esprimere il proprio pensiero politico è un vantaggio per un artista che vuole avere successo o è uno scendere a compromessi? Consoli: "La vita è politica. Il modo in cui tu vivi, il tuo comportamento, è una dichiarazione di come intendi la politica. Dalla raccolta differenziata al rispetto per gli altri. Ricordiamoci l'origine della politica. Per cui già la vita stessa di Rosa è una dichiarazione politica importante. Ti dirò, neanche tanto il pensiero politico, quanto proprio la sua vita. Questa donna insegna che con la cultura e con la conoscenza hai delle armi potentissime per emanciparti. E per ottenere ciò che desideri. Quindi un popolo quando raggiunge la cultura, forse, riesce ad avere un governo migliore. E una vita più bella, perché è rivolta alla bellezza".
Il ricordo di Rosa Balistreri
Carmen Consoli ha il terrore di essere dimenticata: "È per questo che faccio un disco ogni due mesi, per non farmi scordare dalla gente!". E scrivendo le musiche di L'amore che ho, in qualche modo, ha aiutato a non dimenticare Rosa Balistreri. Ne è contenta?

La cantautrice: "Ho contribuito perché dimenticare Rosa vuol dire dimenticare se stessi. Queste donne diventano anime universali. E l'anima di Rosa è l'anima dentro noi stessi, quella che ci dice di non dimenticarci".