Dopo l'anteprima al Torino Film Festival 2024, L'amore che ho arrivato in sala. È la storia di Rosa Balistreri, cantautrice siciliana nata a inizio Novecento, che, grazie alla sua musica, è riuscita a emanciparsi da una famiglia che non era in grado di capirla. A interpretarla nel film di Paolo Licata sono tre attrici, in altrettante fasi della sua vita: Anita Pomario, Donatella Finocchiaro e Lucia Sardo.

Vincenzo Ferrera (Beppe nella serie Mare Fuori) è il padre della protagonista, mentre Tania Bambaci ha il ruolo di Angela, figlia di Rosa, messa da parte per permettere all'artista di seguire la carriera musicale e per questo piena di rancore. Carmen Consoli ha un piccolo ruolo, oltre ad aver composto le musiche originali.
Il film comincia dalla fine: negli anni '90, con una Balistreri ormai anziana, intenta a cercare di recuperare il rapporto con la figlia. Grazie a diversi salti temporali, scopriamo a poco a poco la sua vita, fatta di prove molto difficili da superare, come l'uccisione della sorella da parte del marito e il suicidio del padre, sconvolto dal dolore per la morte della figlia. Nella nostra intervista il regista e gli attori ci spiegano perché, ancora oggi, questa è una storia che è importante raccontare.
L'amore che ho: intervista a Donatella Finocchiaro, Lucia Sardo e Anita Pomario
Nel film Rosa dice di dare voce alla rabbia delle persone in difficoltà. La rabbia è un'emozione che aiuta la creatività? Oppure è un ostacolo per gli artisti?
Lucia Sardo: "La rabbia è un'energia. Un'energia potentissima: guai a non averla! L'importante è saperla canalizzare. È lì la differenza tra rabbia bruta ed energia da indirizzare. Rosa molte volte non era in grado di canalizzarla, per cui aveva questa energia potentissima, ma ogni tanto aveva delle cadute. È normale: parliamo di una donna di 60 anni fa. È stata una pioniera in tutti i sensi. La rabbia mi appartiene e me la tengo stretta".
Nel film dice anche che è "un'attivista che fa i comizi con la chitarra". Esprimere il proprio pensiero politico, quando si fa arte, è inevitabile, oppure fa male alla carriera?
Anita Pomario: "L'arte non può essere libera dalla politica. Ma non necessariamente per una presa di pozione: volente o nolente, chi fa qualcosa che viene presentato prende una posizione nel momento in cui la fa. Anche non volendo fare arte politica, sono perfettamente consapevole che, nel momento in cui si incontra il pubblico, abbiamo una responsabilità. E Rosa si è sempre presa la responsabilità di dire le cose che voleva dire. È importante sapere che abbiamo una grande responsabilità nei confronti del pubblico".
Per Donatella Finocchiaro: "Tutti quelli che hanno manifestato impegno politico hanno poi avuto difficoltà con le loro carriere. A volte è molto pesante accettare la propria responsabilità come artisti. Un attore, secondo me, deve essere bravo a scegliere i progetti. Perché quando c'è un valore aggiunto, come in questo caso, fare un film su Rosa Balistreri è un valore aggiunto, anche quello è una specie di atto politico. Dare voce e luce a un personaggio come è stata lei, in questo momento storico, è importante. È una donna che, con l'arte, col canto, ha realizzato se stessa, andando contro mariti e padri possessivi e gelosi. È andata contro il patriarcato. Questo è un messaggio molto importante. Quando un film ti dà quindi la possibilità di fare questo passo ulteriore ben venga. È un di più. Sono ancora più felice di fare un film quando c'è questo colore dentro. Altrimenti va bene anche la commedia tout court, per carità".
L'amore che ho: intervista a Paolo Licata, Vincenzo Ferrera e Tania Bambaci
Il regista di L'amore che ho Paolo Licata fa una differenza tra la rabbia di Rosa come artista e come persona: "Nella sua vita privata è stata sicuramente un ostacolo. Perché, in qualche modo, questo carattere forte ha allontanato gli affetti e non ha contribuito a mantenere salda una famiglia che era piuttosto disfunzionale. Dal punto di vista artistico invece, se la si sa indirizzare, come Rosa ha avuto la forza di fare invece per quanto riguarda la sua musica, grazie a quella rabbia si possono veicolare dei temi importanti. Ci vuole l'abilità di bilanciare le due facce della medaglia".
Secondo Tania Bambaci, invece, la sua storia è importante perché: "Questo è un film attualissimo. I temi del conflitto familiare e dell'incomunicabilità non lo rendono una storia antica. Anche se Rosa è una figura che appartiene al passato, i temi legati a lei sono importanti, attuali anche oggi".