Kraven, recensione: l'anti-eroe animalier di Aaron Taylor-Johnson per un cinecomic votato all'intrattenimento

Padri, figli e il senso estremo della giustizia. In più, pure una nota animalista. Il film di J.C. Andor scricchiola sul piano narrativo, ma viene comunque sorretto dall'efficacia scenografica di un grande personaggio. In sala.

Aaron Taylor-Johnson è Kraven

Dovremmo partire dal senso (molto discusso) del Sony's Spider-Man Universe per spiegare quanto Kraven Il cacciatore di J.C. Andor sia un'opera teoricamente riuscita, almeno nella sua struttura da film di puro intrattenimento. Voltandoci indietro, infatti, troviamo nella saga Marvel, ma autonoma e parallela rispetto all'MCU e, per assurdo, autonoma rispetto allo stesso Spidey, sia produzioni positive (pensiamo alla trilogia di Venom) che produzioni nettamente negative (Madame Web, un film totalmente errato).

Aaron Taylor Johnson Scena Film Kraven Il Cacciatore
Aaron Taylor-Johnson è Kraven

Al centro, ma sorretto da una forte spettacolarizzazione, che sovrasta, come spesso accade, la traccia narrativa (sì, abbastanza dimenticabile, al netto di diversi spunti umani), si piazza il cinecomic di Andor (filmografia onnivora, basti pensare ai toni del suo sottovalutato 1981: Indagine a New York), basato sui personaggi creati da Steve Ditko e Stan Lee, con sceneggiatura firmata per il grande schermo da Matt Holloway, Art Marcum, Richard Wenk. La cosa più interessante, infatti, è la sfumatura epica che arriva dall'epopea affrontata da Kraven, in un'origin story che rivede il concetto di villain e, conseguentemente, il concetto di giustizia.

Kraven e il cacciatore (di uomini cattivi) più famoso al mondo

Kraven Aaron Taylor Johnson Russell Crowe Scena Film
Aaron Taylor-Johnson e Russell Crowe

Nella storia di Sergei Kravinoff aka Kraven (Aaron Taylor-Johnson) si parte subito dal suo background familiare che, guarda caso, accenderà gli eventi del film: già perché Sergei, affiancato dal fratello Dmitri ossia Il Camaleonte (Fred Hechinger), non ne vuole sapere di ereditare l'impero criminale e spirituale del brutale papà Nikolai (Russell Crowe), tanto che da ragazzo lo vediamo fuggire da casa, affrontando successivamente le conseguenze delle proprie scelte. Scelte che, bisogna dirlo, dovrebbero scatenare l'azione, restando però incastrate tra loro, venendo fuori alla rinfusa, e senza una vera continuità. Dmitri viene infatti rapito da Aleksei Sytsevich alias Rhino (Alessandro Nivola), ex collaboratore di Nikolai intenzionato a prendere il suo posto, scatenando la furia di Sergei.

Padri, figli e un anti-eroe animalista

Essenzialmente, Kraven il Cacciatore è un action vecchio stampo, che si rifà ai temi e ai tempi dei blockbuster anni Novanta. Un cinema d'enfasi, che punta alla spettacolarità e all'adrenalina, evitando sottigliezze e sfoderando, invece, una struttura dalla grana grossa, ben intonata rispetto al suo spirito dichiaratamente esagerato.

Se le due ore sembrano eccessive, l'abbondante CGI è sgraziata e il combattimento finale è, come di consueto, standardizzato rispetto a certe logiche, il cinecomic con Aaron Taylor-Johnson (che pare nato per interpretare Sergei!) corre veloce (nonostante un flashback iniziale troppo lungo), approfittando di un'efficace contraddizione che rende l'opera, nel suo insieme, accettabile: c'è un animo conflittuale che accende un sommesso senso drammatico e tragico, segnando il percorso di Sergei divenuto Kraven. Il più grande cacciatore del mondo (ma il film si sofferma solo distrattamente su questo aspetto, peccato), che ripudia però la caccia degli animali (e ci mancherebbe) ma abbraccia invece uno smaccato, e sempre galvanizzante (almeno al cinema), concetto di vendetta. Sì, senza dubbio, un grande personaggio.

Una visione senza sforzi

Del resto, il Kraven di Taylor-Johnson è una conseguenza diretta di un padre aberrante (è sempre una questione di padri e di figli, in particolar modo a Hollywood), andando allora ad enfatizzare il dramma quasi shakespeariano (magari è un tantino esagerato il parallelo, ma rende l'idea), ponendo l'attenzione sui rapporti tra personaggi (in particolare quello tra Sergei e il fratello) e ponendo l'attenzione sul senso di giustizia e accettazione, in una sfumatura da gangster movie. Il tutto, sotto forma di iniziazione cinematografica (comunque fine a se stessa, visto il triste destino del Sony's Spider-Man Universe).

Alessandro Nivola Rhino Kraven Il Cacciatore
Alessandro Nivola è Rhino

Il resto, però, è abbastanza convenzionale rispetto ad operazioni similari, in un adagio di impigrite svolte. Uno su tutti, il vero cattivo del film, rappresentato da Rhino: Alessandro Nivola ce la mette tutta, ma il profilo del personaggio è, ahinoi, dimenticabile (come sono dimenticabili quasi tutti i villain dei cinecomic). Molto più efficace il sottoutilizzato Straniero di Christopher Abbott. Insomma, il costante senso di imminente e precaria tragedia, le forti contraddizioni e la sua leggera onestà di cinema a uso e consumo del pubblico, rendono Kraven Il cacciatore una visione divertita e senza sforzi. Impreziosita, tra l'altro, da un messaggio animalista. Ultimo appunto, extra recensione: vietare il film in sala ai minori di 14 anni è, permettetecelo, davvero discutibile.

Conclusioni

Potrebbe mancare una continuità di forma a Kraven Il Cacciatore, a volte sbilenco rispetto alle scelte narrative, nonché verso le svolte che dovrebbero animare la sceneggiatura. Dall'altra parte, però, il personaggio interpretato da Aaron Taylor-Johnson è scenograficamente efficace, sorretto da un intreccio che gioca sulla conflittualità e sul rapporto padre-e-figlio. Godibile, rispetto alla sua indole votata ad un onesto intrattenimento.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
5.0/5

Perché ci piace

  • Aaron Taylor-Johnson sembra nato per interpretare Kraven.
  • Il tocco animalista.
  • Il senso di conflittualità.
  • Il personaggio di Kraven.

Cosa non va

  • Pigrizia narrativa.
  • Un villain scontato.
  • Il flashback iniziale è davvero troppo lungo.