Parlando, via Zoom, con Aaron Taylor-Johnson, affiancato dal regista J.C. Chandor, ci rendiamo conto che il valore aggiunto di Kraven - Il cacciatore sia effettivamente il lato drammatico. Dietro la spettacolarità, e quindi dietro al divertimento tipico di un cinecomic, il film ispirato al personaggio creato da Steve Ditko e Stan Lee ha l'ambizione di differenziarsi dagli altri titoli del Sony's Spider-Man Universe, concentrandosi maggiormente sulla conflittualità del personaggio. "Un film in cui potersi rispecchiare", ci dice l'attore britannico, in total black, durante la nostra video intervista. Nel film, in uscita l'11 dicembre, Johnson interpreta appunto Sergei Kravinoff aka Kraven, in contrasto con lo spietato padre Nikolai (Russell Crowe), tanto da intraprendere un percorso lastricato dalla vendetta.
Kraven - Il Cacciatore: intervista a Aaron Taylor-Johnson e J.C. Chandor
Il lato drammatico è quindi centrale, come conferma Aaron Taylor-Johnson: "Quando J.C. Chandor ha girato Kraven è entrato in profondità del personaggio. Il cuore e l'anima di questa storia è il dramma famigliare. Al centro ci sono due fratelli (l'altro è interpretato da Fred Hechinger ndr.), due ragazzi, che sono il prodotto di un abuso e di un ambiente tossico in cui sono cresciuti. Il padre è un avido gangster russo, vorrebbe che prendessero le redini dell'azienda ma non ne hanno voglia. Non c'è amore, e quindi si proteggono l'uno con l'altro. Alla fine del viaggio Sergei diventa un cacciatore vendicativo, peggiorando. Una bella evoluzione in cui raccontiamo due fratelli che si amano e si proteggono".
Un percorso oscuro, che parte dalla natura fumettistica del personaggio Marvel. Secondo il regista, "Abbiamo creato Kraven dalle fondamenta. Il viaggio di ogni cattivo è un viaggio spesso divertente, ma in questo caso si conclude con una tragedia: la creazione di un villain. La storia delle origini e il suo nucleo, elementi drammatici che portano a questo. Nei fumetti c'è molto di più rispetto alle apparenze, abbiamo quindi trovato molto materiale", e prosegue: "Il rapporto con il padre, ma anche la relazione con la madre, che gioca un ruolo centrale. I due fratelli provano a salvarsi a vicenda, attraverso una costruzione dinamica, intensa ed emozionante che possa legare gli spettatori al protagonista. Lui è un vigilante, cerca di liberare il mondo dal male, ma lo fa in modo discutibile".
La conflittualità degli (anti)eroi
Kraven, un cacciatore e la figura archetipica dell'antieroe. Se le sfumature non mancano, con il personaggio che agisce in una zona grigia ad alto tasso cinematografico, J.C. Chandor riflette sul ruolo dell'eroe, oggi: "Ho un figlio di quindici anni, e quindi conosco bene i cinecomic! Hanno una morale che li anima, sono sempre a disagio con loro stessi. Ciò avviene in Kraven il Cacciatore: non si sentono a proprio agio con la loro identità. Vogliono essere qualcos'altro. Per me, i veri eroi, quelli reali, sono coloro che danno sempre il massimo, nonostante le difficoltà, provando a rendere il mondo un posto migliore".
Per Aaron Taylor-Johnson la conflittualità è allora basilare, anche per trovare le giuste corde interpretative. "Fuori dal set ci sono i veri eroi. Ma la vera tragedia in Kraven risiede nel fatto che questi due fratelli combattono per cercare l'amore. Lottano per trovarlo, e per proteggerlo. È davvero interessante e complesso, e ci sono molti conflitti e scontri nel film che sembra risaltare come qualcosa con cui ci si possa identificare".