Cosa succede a unire un pizzico di sano cinismo, una spolverata di family movie con una dirompente Mary Poppins catapultata nel Sud Italia dall'Est Europa, sparatorie in perfetto stile gangster movie e i corto circuiti di una famiglia disfunzionale, meglio se mafiosa? È quello che prova a fare Giovanni Dota nel suo debutto alla regia (qui potete leggere la recensione di Koza Nostra) che si colloca nel solco del comico contemporaneo e ne esplora le infinite sfumature. Il film in sala dal 19 maggio per Adler Entertainment percorre la strada della comicità scorretta, a volte grottesca e parodistica, ma senza tradire la tradizione gangster; il tentativo è quello di riuscire a restare in equilibrio tra questi due generi. Ci vogliono delle doti da funambolo per farlo e Dota dimostra di averle; certo non mancano gli inciampi, perché alla fine in questa commedia si ride meno di quanto si vorrebbe e la sensazione è che si sia oltremodo prigionieri di una scrittura non sempre pronta a cedere ai canoni di una comicità più sfacciata e coraggiosa.
Gangster movie tra risate, sparatorie e rapporti familiari disfunzionali
Al centro delle rocambolesche vicende di Koza Nostra (il gioco di parole del titolo è già tutto un programma e anticipa i toni del film) ci sono i guai e disastri di una famiglia mafiosa. Ma a innescare la commedia degli equivoci e i siparietti surreali a cui Giovanni Dota, Matteo Visconti, Anastasiia Lodkina e Giulia Magda Martinez affidano l'aspetto nonsense del film, è l'eccentrica Vlada Koza (l'attrice ucraina Irma Vitovska), una donna ucraina di mezza età che diventata nonna per la prima volta, piomba senza preavviso a casa della figlia Maria in Sicilia. Contenere l'entusiasmo dirompente di mamma Vlada non sarà però impresa semplice, fino a quando insofferente verso al sua invadenza e le attenzioni asfissianti, Maria non si vedrà costretta a metterla alla porta. Senza soldi e un posto dove andare Vlada si ritrova a notte fonda a vagare per l'entroterra siciliano, non sa che presto un incidente d'auto le cambierà la vita facendola incrociare con quella del boss mafioso Don Fredo Laganà (Giovanni Calcagno), che si prepara a scontare gli ultimi mesi di pena ai domiciliari.
Quando glielo proporrà, Vlada non ci penserà due volte a diventare la governante della sgangherata famiglia del Don e occuparsi della fantomatica impresa di pulizia a conduzione familiare: del resto Vlada è perfetta per quel ruolo grazie ad una innata e irrefrenabile tendenza a dispensare consigli, aggiustare cose, rassettare, lavare, stirare. Nello specifico si ritroverà a fare da guida ai tre figli del boss cresciuti con un padre in carcere e senza madre, morta dopo una lunga malattia. Luca, Gianni e Francesca sono quel che rimane di una famiglia spezzata, che del resto "non è più una famiglia da quando sei andato in galera", come farà notare Francesca al capo clan: Luca ostenta un'audacia e una temerarietà che non gli appartengono, vorrebbe essere come il padre anche se in fondo non lo è; Gianni è un ragazzo votato più agli studi che alle attività criminose di Don Fredo; Francesca è la più ribelle e arrabbiata, nel frattempo è diventata madre del piccolo Sacha, chiuso in una mutismo infantile che lo porta ad esprimersi solo attraverso l'inseparabile maschera. Tutti inadatti a raccogliere l'eredità criminale del padre. Vlada sembra riportare un po'di ordine nelle loro vita, fino a quando non scoprirà la vera identità dei Laganà.
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L'action movie e il ribaltamento degli stereotipi
Un action movie che sa far divertire il pubblico, grazie ad un'ironia irriverente capace di ribaltare alcuni cliché: il machismo cede il passo a una identità di genere fluida (Sacha deciderà solo da grande se essere maschio o femmina, Luca non è attratto dalle donne), mentre a essere risolutrici nei momenti più complicati sono le figure femminili, a partire dalla vulcanica Vlada e finendo all'ancor più pragmatica Francesca. Spazio poi alla riflessione sul rapporto genitori e figli e sulla genitorialità moderna, seppur con una superficialità che non consente di esplorare fino in fondo le tematiche esposte.
Il mito di Mary Poppins e del focolare domestico assumono contorni nuovi, mentre la struttura da gangster movie contribuisce a creare situazioni assurde e fraintendimenti che mandano avanti l'azione. Gli interpreti (da Irma Vitovska a Lorenzo Scalzo, Gabriele Cicirello, Giuditta Vasile) non si sottraggono al cortocircuito generato dalla commedia familiare da un lato e dell'action dall'altro, ciascuno è in grado di mettersi al servizio del personaggio con straordinaria naturalezza e credibilità. Koza nostra è in fondo un racconto di identità, capace attraverso il gioco dei ruoli di scardinare le aspettative imposte da secolari imperativi sociali. Un divertissement che strizza l'occhio alle brillanti action comedy d'oltreoceano senza perdere di vista la lunga tradizione italiana.
Conclusioni
La recensione di Koza nostra si conclude con la consapevolezza di trovarsi davanti un’operazione nel complesso riuscita grazie a un mix esplosivo di commedia e azione. Il film si lascia seguire piacevolmente a dispetto di un ritmo non sempre sostenuto; si ride, anche se non abbastanza rispetto alle intenzioni di scrittura, e lo spettatore finirà per empatizzare con la famiglia protagonista, tra affari criminali, rapporti disfunzionali, non detti e ricerca di un proprio posto nel mondo. Menzione speciale alla dirompente interpretazione di Irma Vitovska.
Perché ci piace
- L’equilibrio tra gangster movie e commedia.
- La scelta di un cast perfettamente in parte.
- Il cortocircuito creato dal mix di comicità irriverente e action in un contesto criminale.
Cosa non va
- Una scrittura non sempre pronta a cedere spazi a una comicità più sfacciata e coraggiosa.