Killer Sally, la recensione: modellare il corpo del reato

La recensione di Killer Sally, docu-serie di Netflix con cui il caso della bodybuilder Sally McNeil tenta di comprendere quanto la serie di violenze omesse influenzi la portata delle azioni anche di chi, come Sally, si presenta nelle vesti di una donna di ferro, fino a tramutarsi in una follia omicida.

Killer Sally, la recensione: modellare il corpo del reato

A volte capita così. Lei guarda lui, lui guarda lei, gli sguardi si incrociano e gli animi si surriscaldano. Lei si innamora di lui, lui di lei, tutto sa di favola e di eterno amore, ma all'interno di quelle mura domestiche un'onda di cieca violenza inizia a farsi largo. I pesi aumentano, i muscoli si definiscono, il corpo si modella, mentre il cuore inizia a ridursi, rinsecchirsi. Come sottolineeremo in questa recensione della docu-serie firmata Netflix, Killer Sally, nel mondo di Sally e Ray McNeil a battere non è il più il ritmo cardiaco, ma i colpi di mani che strangolano, e piedi che calciano. Dietro quei sorrisi forzati, e le pose atletiche sui palcoscenici di tutta America, i due nascondono un segreto intriso di violenza e omertà.

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Killer Sally: una scena

Ennesimo caso di "donna arrabbiata": ecco chi era Sally McNeil per i media statunitensi. Una macchina da guerra rinchiusa in un metro e sessanta di altezza. Un corpo scultoreo, virile, muscoloso, poco femminile, contenitore di abusi e lividi interiori mai denunciati perché erroneamente considerati come parte integranti di un concetto d'amore. Per una donna come Sally, ricevere delle botte, essere colpita, soffocata, era sintomo di un cuore sincero e un amore fedele; ma poi la razionalità prende il sopravvento e così la donna wrestler, ex-marine e atleta culturista, diventa a tutti gli effetti Killer Sally: nella notte di San Valentino nessun bouquet di fiori tra le sue mani, ma un fucile, con cui difendere se stessa e i figli, distruggendo l'ombra della morte e la paura di non sopravvivere. 25 anni: è il baratto cronologico con cui la donna ha scambiato la propria libertà con un'ombra di un omicidio che si porta ancora dentro, atto disperato e finale di una legittima difesa ignorata oltre le porte di un tribunale giudiziario.

Killer Sally: la trama

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Killer Sally: un momento della serie

È il 14 febbraio del 1995: il giorno più romantico dell'anno si trasforma in casa McNeil in una notte delle streghe e di morte. In quel giorno di San Valentino l'ex-marine e bodybuilder Sally McNeil spara a suo marito Rey, campione nazionale nel settore del culturismo. Conosciutisi nei Marines ed entrambi appassionati di questa ibrida disciplina, i due si sposano dopo appena due mesi di frequentazione. Ma l'amore lascia ben presto spazio alla gelosia e alla violenza domestica. Nel corso dei suoi tre episodi la docu-serie Killer Sally si propone di analizzare le fasi che hanno portato a tale evento, cercando di comprendere se l'omicidio di Sally ai danni del marito Ray, sia stata premeditato o per legittima difesa.

L'omertà di ieri nell'ingiustizia di oggi

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Killer Sally: un momento della docuserie

Quello di Sally McNeill è un caso che nella sua riproposizione mediatica vive ancora di un'atroce contemporaneità. Ultimo tassello di una galleria documentaristica sui casi di true-crime più sconvolgenti, la docu-serie diretta da Nanette Burstein non solo si prefigge di raccontare le zone d'ombra che vivono tra gli inframezzi di una disciplina come quella del culturismo, tra steroidi, allenamenti sfiancanti e diete eccessive, ma anche e soprattutto l'ennesimo caso di violenza di genere e gli abusi fisici e sessuali subiti da una donna che proprio a causa del suo aspetto ha visto venire meno un senso di giustizia e parità giudiziaria. Killer Sally non si arroga il diritto di difendere, giustificare o ignorare quanto compiuto dalla sua protagonista. Tutt'altro: quella con cui lo spettatore è chiamato a rapportarsi è una donna conscia della gravità delle proprie azioni, sebbene fortemente convinta della portata degli eventi che l'hanno spinta a macchiarsi del sangue del proprio amato. Vittima di abusi e violenze, Sally intende realizzare quanto le è stato precluso in aula: raccontare la propria versione dei fatti. Una confessione diretta, a cuore aperto, affiancata da una controparte composta da amici, avvocati e giornalisti pronti a integrare la versione di Sally con ulteriori dettagli, e verità negate. Un giro di vite che dona all'opera un senso di estrema obiettività tale da permettere al proprio spettatore di formare un giudizio personale circa il caso proposto, senza il rischio di eventuali influenze esterne.

Il cuore che si ritrae, e i muscoli che si gonfiano

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Killer Sally: una foto di scena della docuserie

Suddiviso in tre capitoli da cinquanta minuti ciascuno, Killer Sally svela attraverso materiale d'archivio, filmati amatoriali, e interviste dirette ad amici, parenti, giornalisti, avvocati ed esperti del settore del culturismo e del wrestling, le diverse fasi che hanno portato questa coppia di atleti da passare da amanti invidiati, a pedine di un settore alimentato a gare di powerlifting, assunzioni di steroidi, e la moda degli "schmoe". Una lotta intestina tra un amore che stava appassendo in maniera direttamente proporzionale all'aumento della massa muscolare. E così, il desiderio di Sally di sentirsi amata si trasforma magicamente in un conflitto fisico, competitivo e auto-distruttivo, i cui ignari spettatori diventano bambini colpiti da tale violenza, e amici incapaci di carpire la portata di tale tossicità relazionale. Quello vissuto da Sally e Ray McNeil è stato un vortice dove l'ossessione per il proprio corpo e la sete di vittoria ha surclassato l'innocenza del sentimento.

L'involuzione umana di corpi sovrumani

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Killer Sally: un'immagine del documentario

Quella che si respirava tra le mura di quella casa a pochi passi dall'oceano era una perfetta congiunzione tra la vita domestica e il culturismo. Impossibile separare queste due metà della mela; un'unione inizialmente fiabesca e illusoria, pronta a tramutarsi in incubo e morte. Il punto di forza di tale documentario è dunque da ritrovarsi nelle modalità con cui ha saputo tradurre quell'involuzione affettiva che ha spinto il battito cardiaco di Sally a trasformarla in angelo della morte. Implementando la forza del racconto con materiali audio-visivi di repertorio e personali, Killer Sally parte con un primo episodio atto a indagare sia le fasi iniziali e romantiche del rapporto tra i due bodybuilder, che a proporre una breve introduzione su questa disciplina.

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Killer Sally: una foto di scena

Un'infarinatura generale, ma comunque ampia così da introdurre lo spettatore a questo mondo, senza tralasciare alcuna nozione. Poi, la violenza fa capolino, le confessioni si fanno sempre più cupe, passando dai racconti di una vita domestica allegra e spensierata, a quella colma di abusi, culminatasi con l'omicidio di Ray (secondo episodio) fino alle fasi salienti degli interrogatori e del processo, e della successiva liberazione di Sally nel 2020 (terzo e ultimo episodio). Un sali e scendi emotivo continuo, che prende per mano lo spettatore e lo trascina tra le profondità infernali di un caso in cui è difficile capire chi sia la vittima e chi il carnefice.

Confessioni a cuore aperto

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Killer Sally: una scena della docuserie

Perfettamente illuminati, e colti in primo piano, gli sguardi degli intervistati non riescono a celare ogni mutamento umorale e cedimento psico-fisico che li coglie nel corso del documentario. È un interrogatorio senza accuse e pregiudizi, quello realizzato da Nanette Burstein. Un'opera umana che parla di azioni disumane compiute da chi si è modellato un corpo sovrumano. Killer Sally non si limita alla dispiegazione degli eventi dal solo punto di vista di Sally e dei suoi figli, ma si prefigge una soddisfazione completa della portata degli eventi, con l'intenzione di non lasciare alcun punto non colmato, o certi passaggi saltati. E così a ritrovarsi davanti alla macchina da presa sono giornalisti sportivi, amici di famiglia, parenti ed esperti chiamati ad avvalorare - o negare - quanto ricordato dai protagonisti della vicenda, oppure ad arricchire con nozioni tecniche, o ulteriori dettagli privati, i racconti di Sally e dei suoi figli. Un flusso di parole dalla portata mnemonica che travolge lo spettatore, lasciandolo senza fiato in uno tsunami emotivo da cui è difficile liberarsi per tornare su spiagge tranquille.

Il racconto delle violenze subite, degli abusi negati è un colpo dritto allo stomaco, il cui dolore viene acuito dalle immagini di felicità e complicità famigliare che scorrono sullo schermo. Uno scarto affettivo che si fa ulteriore mattone di una costruzione documentaristica fondata dal potere delle parole e dei ricordi, dove ogni ammissione viene dibattuta da pensieri altrui, lasciando il proprio spettatore libero di emanare la propria sentenza, e decidere se quella donna bionda, seduta con la divisa del carcere, sia effettivamente Killer Sally, o una donna vittima non solo della violenza del marito, quanto di una cultura ancora incapace di comprendere lo shock degli abusi subiti, etichettandole come "donne ribelli" e non più come "vittime inascoltate".

Conclusioni

Concludiamo questa recensione di Killer Sally sottolineando come la docu-serie firmata Netflix riesca a dar voce a un caso intrigante per quanto doloroso. L'omicidio del culturista Ray McNeil per mano della moglie Sally non solo si presenta nelle vesti di un'ennesima indagine facente parte del sottogenere documentaristico del true-crime, ma rivela un'analisi di natura sociale su come l'aspetto influenzi la sentenza di una giuria, o su come la violenza domestica subìta e mai denunciata trasformi una moglie perfetta in macchina da guerra.

Movieplayer.it
3.5/5

Perché ci piace

  • La gestione della storia e la sua portata sociale.
  • La decisione di dar voce non solo ai protagonisti della vicenda, ma anche a soggetti esterni, così da offrire una visione il più completa possibile del caso.
  • L'obiettività che traspare da questi episodi.
  • La durata degli episodi.

Cosa non va

  • La mancanza di un quarto episodio che mostri le ripercussioni della prigionia sull'integrazione di Sally all'interno della società.