Keep the wolf from the door... The Gates
In inglese si usa dire "Keep the wolf from the door" per indicare un livello di benessere economico appena sufficiente a tirare avanti; i mitici Frankie Goes to Hollywood, al posto dei lupi, tenevano fuori l'uscio di casa i vampiri, mentre celebravano la potenza dell'amore cantando, appunto, "keep the vampires from your door". I protagonisti di The Gates - Dietro al cancello sono tutti più che benestanti, e non sono i vampiri e i lupi mannari che cercano di tenere fuori, sono loro i vampiri e i lupi mannari che mettono alla porta il resto del mondo. Il titolo della serie ABC allude alla comunità di cittadini borghesi che abita una suburbia americana fittizia protetta da un muro di 4 metri, una pesante cancellata, duecento telecamere e un servizio di vigilanza capillare. La brochure che invita a trasferirsi a The Gates esalta la località per la sua tranquillità e sicurezza, qualità che convincono la famiglia Monohan a trasferirvisi, dopo che il capofamiglia Nick (interpretato dal veterano di spot pubblicitari Frank Grillo, poi nel cast di Sentieri, Prison Break e Blind Justice) ha lasciato l'impiego di poliziotto in quel di Chicago in seguito a un caso conclusosi tragicamente. Con lui, la dolce e ottimista moglie Sarah (Marisol Nichols, anche lei in Blind Justice), e i due figli Charlie e Dana, i quali traslocano dopo che Nick ha accettato l'offerta dell'amministratore dei Gates, il misterioso Frank Buckley, di diventare il nuovo sceriffo della comunità.
Monohan non sa di essersi impegnato a proteggere una comunità formata in gran parte di vampiri, licantropi, streghe e altre creature soprannaturali che hanno scelto di vivere entro le cinta del quartiere residenziale per proteggersi dagli umani (spesso i lupi mannari finiscono impallinati) e proteggere gli umani (spesso i vampiri cedono alla tentazione di addentarli), cercando al contempo di vivere nel modo più normale possibile. Gli abitanti dei Gates godono da una decina d'anni di una delicata tregua tra licantropi e succhiasangue, regolamentata da consigli e istituzioni interne atti a mantenere il rispetto della convivenza, e supervisionati dalle forze dell'ordine locale. Nick ci metterà un po' a scoprire la verità sulla natura dei concittadini e del suo lavoro, ma svilupperà ben presto l'opportuna attitudine al compromesso e all'omertà che contraddistingue il luogo. La realtà, infatti, è piuttosto lontana dall'immagine di pace e serenità offerta dalla brochure pubblicitaria... ai Gates si procede al ritmo di uno-due morti ammazzati a settimana.La serie ABC creata dal Richard Hatem (Supernatural, Tru Calling) è fortemente derivativa; vista l'aria di crisi che tira soprattutto per i network, punta sul sicuro rivolgendosi a precedenti di successo e frullando in modo fin troppo evidente Desperate Housewives con le declinazioni più in voga del soprannaturale - quelle di vampiri e licantropi: la scatenata soap con Teri Hatcher è sopravvissuta fino alla settimana stagione grazie alla rappresentazione surreale ed eccessiva di un quartiere residenziale pittoresco e ordinato quanto caratterizzato da intrighi e scandali,
mentre film e telefilm sui vampiri sono l'hype del momento soprattutto nella formula cittadina americana isolata + vampiri + licantropi + altre creature sovrumane (come i vari The Vampire Diaries, True Blood e Twilight saga, in realtà prodotti diversissimi). Il risultato è una serie i cui elementi (non) si mescolano come acqua e olio: il sobborgo borghese dalla facciata perfetta nasconde segreti e intrighi che varcano le soglie del soprannaturale, l'ambizione di normalità di vampiri e altre creature non umane è soffocata da peccati molto umani come invidia, gelosia, brama di potere e desideri proibiti. Sembra proprio che le analogie su cui punta Hatem siano come i pezzi di puzzle dalla stessa forma ma di quadri diversi. The Gates non è riuscita ad accaparrarsi l'allettante pubblico degli serie soap alla Desperate Housewives, né quello degli amanti dell'horror e del soprannaturale, che evidentemente non sono compatibili: gli ascolti dello show partito all'inizio dell'estate sono rimasti sempre bassi e alla fine della prima stagione composta di 13 episodi gli attori non si sono visti rinnovare il contratto. The Gates non è ufficialmente cancellata, semplicemente non è prevista una seconda stagione nonostante il finale in ripido cliffhanger.Man mano che la stagione procede ogni speranza che certi toni da soap si smorzino a favore di quelli da commedia nera - che paragonino ironicamente la perfetta e privilegiata vita dei ricchi al di sopra della legge a quelli di aristocratici vampiri - si dirada: non c'è evidenza di satira in the Gates, che più che ricordare l'evocativa Twin Peaks minata da segreti macabri e magia nera somiglia, ahinoi, alla omertosa e corruttibile Haplin di Happy Town. Peccato, perché i misteri nascosti dai singoli personaggi sono in alcuni casi abbastanza intriganti, e le rivelazioni legate all'uno e all'altro segreto sono ben distribuite nel corso della stagione.
I fattori meno convincenti sono i tediosi personaggi e i loro poco ispirati interpreti. Abbiamo già visto, recentemente, con Being Human, vampiri e licantropi lottare con la propria diversità nel tentativo di vivere come persone normali nella società degli umani, ma i destini, i turbamenti e le sfide affrontate dai tre protagonisti della serie BBC sono sensibilmente più coinvolgenti dei patemi quotidiani degli abitanti dei Gates. La vampira Claire è interpretata dalla sensuale Rhona Mitra, londinese di Paddington dall'aspetto ipervitaminizzato e molto poco inglese che si ostina ad abitare i set delle serie americane (Party of Five, The Practice-Boston Legal, Nip/Tuck) senza mai gratificarsi con un personaggio vagamente memorabile, mentre sul grande schermo predilige ruoli in produzione horror e di fantascienza in cui veste gli aderenti panni di eroine indomite e coraggiose (la sfortunata principessa vampira Sonja di Underworld: La ribellione dei Lycans o l'agguerrita soldatessa monocola Eden di Doomsday). Anche qui, unire i territori non ha giovato: Claire è una casalinga disperata/vampira famelica, in bilico tra l'anelito alla caccia e l'istinto materno, che sublima il desiderio di sangue caldo sfornando cupcakes e soufflé (o meglio, ci sembrava un soufflé invece era una tarte tatin...) da mane a sera mentre freme al pensiero di sedurre e prosciugare malcapitati con l'ex compagno di caccia Christian (britannico numero 2: Paul Blackthorne, il mago di The Dresden Files).Il lato oscuro di Claire è placato dall'affezione per la figlia adottiva e per il marito - il longevo vampiro inglese Dylan (britannico numero 3: Luke Mably, era in Un principe tutto mio 1 & 2) -, mentre il teen wolf Brett e il suo
scatenato branco di lupi non si lascia ostacolare da nessuno quando si tratta di lanciarsi in scorribande tra le foreste limitrofe i Gates, nonostante possano costar loro qualche pallottola nella stagione venatoria. Inevitabilmente, The Gates non può fare a meno di strizzare l'occhio alle fasce più giovani degli amanti del soprannaturale in declinazioni romantiche, e il prestante licantropo Brett ama, non ricambiato, la leggiadra coetanea Andie, a sua volta tormentata da una pericolosa e parassitica natura di succube (si nutre dell'energia vitale degli uomini) e innamorata del giovane Monohan, Charlie. In questa selva di creature mortali e sanguinarie, il nemico più pericoloso - purtroppo non è una gran sorpresa - è la strega cattiva, Devon, erborista locale il cui negozio sembra la dimora nella foresta amazzonica di una sciamana disordinata. Né la strega buona Peg, né l'ex marito Frank, reo di averla a lungo tradita con una vampira (il sobborgo recintato è stato creato proprio per proteggere questa creatura di un secolo e mezzo), saranno in grado di prevedere i suoi piani di vendetta. Quanto letale può essere la ritorsione di una donna dei Gates a lungo umiliata, in grado di creare pozioni e lanciare anatemi? Non quanto una qualsiasi vendetta delle "streghe" di Wi(tch)steria Lane...