Jon Turteltaub su National Treasure 2

Il regista Jon Turteltaub racconta la produzione di 'National Treasure 2: Il Mistero delle pagine perdute', seguito de 'Il mistero dei templari'.

Come siente venuti a conoscenza della storia di National Treasure 2: Il Mistero delle pagine perdute?

Jon Turteltaub: Stavamo ripassando alcuni dati interessati e siamo venuti a conoscenza della storia di John Wilkes. Questi, quando fu arrestato per l'assassinio del Presidente Lincoln, aveva un diario dal quale furono strappate varie pagine e che quando fu presentato come prova durante il processo, altre pagine risultarono essere state strappate. Quindi si tratta di un piccolo mistero presente nella storia e accaduto nella realtà. Ci siamo resi conto, che si lavora meglio quando la storia che si narra è basata su dei fatti storici curiosi realmente accaduti, rispetto invece a qualcosa creato completamente da noi. Mi ha sorpreso sapere che molte persone hanno creduto che la storia del primo film fosse stata inventata da noi, invece non è stato così. La maggior parte delle critiche che abbiamo ricevuto, rigurardavano delle stupidaggini che avevamo inserito e che invece erano quasi tutte realmente accadute e sembra che alla maggior parte della critica non piace la figura di George Washington.

Che cosa ci può raccontare di questo film? Come siete riusciti a collegare John Wilkes Booth con l'Oro Azteca? Jon Turteltaub: Beh devi semplicemente andare al cinema e scoprirlo da solo. Il passaggio dalla storia vera alla leggenda è difficile ed è importante non creare le proprie leggende, devi adeguarti a quello che la conoscenza popolare ha raccontato finora. La connessione tra Booth, il governo dei confederati e la città dell'oro avviene se in America si trova una cosa che vale così tanto che se fosse stata scoperta avrebbe cambiato il corso della guerra. Se la città dell'oro esistesse, deve trovarsi in Nord America e se le spie dei confederati o l'esercito dei confederati l'avessero trovata, allora come sarebbe cambiata la storia?

Fin'ora, qual'è stata la sua più grande preoccupazione? Jon Turteltaub: È una domanda piuttosto difficile. Quale potrebbe essere la risposta giusta? Una risposta sincera non funzionerebbe. Credo, che la più grande preoccupazione è cercare di raccontare una storia credibile a prescindere dal film che si sta realizzando e diventa ancora più difficile, quando ti obbligano ad inserire delle scene d'azione in scenari immensi e raccontare dei fatti storici. Non abbiamo sofferto troppo di "sagalitis", in questo senso abbiamo la sensazione di aver fatto tutto ciò che era possibile, e ci siamo resi conto che con il primo film l'argomento non era stato esaurito del tutto e che i personaggi potevano essere ampliati. Indovina perché il primo film è piaciuto tanto. Credi di saperlo, ma in realtà non lo sai. Quindi come si può dare al pubblico ciò che gli piace senza cercare di ricreare ciò che tu credi possa piacergli? Diventa necessario tornare all'inzio. Per noi, questa è la commedia così come le persone brillanti nelle relazioni con gli altri. Secondo me, ciò che il pubblico dovrebbe dire è: "questo film è diverso dagli altri film di azione che ci sono in circolazione". Le prove storiche, gli indizi da decifrare e gli enigmi sono gli altri elementi attrattivi ma che destano una certa preoccupazione perché se fossimo davvero così scaltri da riuscire a decifrare questi enigmi, non ci saremmo dedicati a questo per vivere, bensí saremmo diventati dei cacciatori di tesori.

Qual'è stata la scena più difficile da filmare? Jon Turteltaub: Sicuramente l'inseguimento automobilistico a Londra. Naturalmente le leggi da rispettare sono molte e nell'inseguimento sono coinvolti un Taxi, un Mercedes ed un Range Rover. Ciò che bisogna assolutamente evitare è rompere qualcosa vecchio seicento anni, questa rimane sempre una preoccupazione.

È importante cambiare sempre di luogo? Jon Turteltaub: Beh, si cambia di luogo per rinnovarlo. Per quanto riguarda il film, Parigi è stata una sfida per essere riusciti a limitarne la presenza. Ci scherzavamo su, dicendo che alla fine questo film lo avremmo intitolato Il Tesoro Internazionale ed era una così brutta idea che l'abbiamo tenuta in cosiderazione per molto tempo ma ad un certo punto è stato necessario inidirizzarlo verso la storia Americana. Scoprire l'aneddoto sulla scrivania del Presidente degli Stati Uniti e l'incredibile storia che la riguarda e che questa fosse collegata con quella famosa fotografia di John-John Kennedy trovata sotto la scrivania in compagnia di suo padre, offre un'immagine che le persone conoscono e che ci permette di raccontare la vera storia che c'è dietro. Nessuno sa che questa famosa scrivania, presente in tutte le fotografie dei presidenti che si sono succeduti, era un regalo della Regina Vittoria. Anche lei si fece costruire la sua scrivania particolare, con lo stesso legno ricavato dalla nave Inglese che gli Americani trovarono e che restituirono all'Inghilterra in segno di pace. Poi ci si rende conto che cento anni fa, il modo di fare politica era molto differente. I fatti si riferiscono al passato, quando si cercava di trovare una soluzione alle tense relazioni che esistevano tra loro, soprattutto a causa della sensazione che si aveva circa l'appoggio della Regina al sud durante la guerra, e che fu la causa di una certa tensione nelle relazioni tra i due paesi, quando il Nord risultò essere il vincitore. Verso la fine della guerra, fu difficile per la regina passare dalla parte dei vincitori. Il fatto di essere riusciti a trattare tutti questi argomenti e di dare uno sguardo a tutte queste verità, è piacevole e ti convinci che è necessario andare a Londra e non fingere di esserci.

Ci potrebbe parlare del coinvolgimento di Helen Mirren? Jon Turteltaub: Non so come siamo riusciti ad essere così fortunati. Non è necessario avere dei vincitori di premi Oscar in un film di azione! Quando il personaggio è stato creato, Helen è stata la nostra prima scelta. Tutti ci dicevano che non saremmo riusciti ad averla, ma la maggior parte degli attori inglesi con cui ho lavorato sono degli appassionati ai film d'azione. Jerry è rinomato per riuscire a prendere gli attori ed inserirli in generi a cui non sono abituati ed Helen era davvero contenta di formarne parte e di realizzare tutte le scene d'azione del film.

Come si lavora con il produttore Jerry Bruckheimer? Jon Turteltaub: Beh, lui è sempre presente. Gira sempre intorno e la nostra relazione assomiglia un pò a quella che ho con mia moglie. Per esempio, come quando vado a fare degli acquisti e improvvisamente penso se a mia moglie piaceranno i pantaloni che ho scelto. Lavorare con Jerry, in un certo senso, è così. Sa perfettamente cosa gli piacerebbe ottenere da un film e con Il Mistero delle Pagine Perdute, insisteva per una commedia e dei personaggi predominanti, mentre io cercavo l'azione.

Nella maggior parte dei sequel, il dilemma nel realizzare un secondo film è che sia "più grande e migliore". E' questo il caso? Jon Turteltaub: Beh, quando abbiamo realizzato il primo film, ho pensato che aveva una grande portata. Sicuramente si è trattato della cosa più grande che abbia mai realizzato, ma che doveva essere relativa ai film minori che ho girato. Ho perso la prospettiva di ciò che in questo momento si considera grande. Quando si realizza questo tipo di film, tutto diventa imponente, difficile da narrare. Sicuramente stiamo viaggiando molto e tutto si fa in grande. Davvero in grande. Sapevamo che con il secondo film, non potevamo essere da meno. Devi consegnare, ma l'errore di un sequel è quello di finire per realizzarlo più grande ma non più brillante in cui i personaggi non vengono ulteriormente sviluppati. La nostra attenzione, si è centrata soprattutto sulla storia e sui personaggi quindi non stiamo semplicemente vivendo su delle vecchie barzellette e dei vecchi personaggi, bensí continuamo a narrare la storia che sarà interessante da vedere per due ore e non solamente per venti minuti.

Grazie a Way to Blue.