Il primo contatto con il cinema fu Incontri ravvicinati del terzo tipo che lo terrorizzò, con l'Italia dove ha girato il suo ultimo film, Cyrano, ha una storia d'amore di lunga data, iniziata ai tempi in cui scrisse Orgoglio e pregiudizio. Ama i film di Fellini e Visconti, l'altro amore è quello per la letteratura che lo ha portato ad adattare per il cinema molti classici da Espiazione a Anna Karenina. Joe Wright ne parla, insieme ai film che hanno segnato la sua carriera, all'incontro con il pubblico alla Festa del Cinema di Roma 2021, dove Cyrano ha avuto la sua anteprima europea. Una trasposizione dell'opera teatrale di Erica Schmidt con Haley Bennett nei panni di Roxanne e Peter Dinklage in quelli di Cyrano, ma guai a chiamarlo musical: "È un film con canzoni", gli piace precisare.
La genesi di Cyrano e la scelta dell'ambientazione
Fu proprio Haley Bennett a invitarlo a teatro a vedere un adattamento di Cyrano in cui "Peter Dinklage interpretava Cyrano e lei Roxanne. Sono affascinato da questa storia sin da ragazzino, vidi la versione con Depardieu e mi aprì gli occhi sulle possibilità che poteva avere una persona come me, diversa dagli altri. Quel film mi fece capire che c'era una possibilità per tutti. Quando vidi Peter interpretare Cyrano, mi resi conto che si trattava di una versione nuova, autentica, moderna e illuminante del personaggio". E nel giro di qualche anno Joe Wright iniziò ad adattare il testo per il grande schermo.
La scelta dell'ambientazione, che dalla Francia si sposta alla Sicilia, in particolare a Noto, risponde a un'esigenza ben precisa: "Volevo fosse un tempo e un luogo di fantasia. David Lean diceva che se si voleva girare una scena romantica, sarebbe stato meglio ambientarla in un luogo tutt'altro che romantico, perché il romanticismo dei personaggi potesse emergere in maniera forte e convincente. Qui avviene il contrario: il luogo è particolarmente romantico, sembra l'ideale per permettere finalmente a Cyrano di conquistare la donna amata, invece non sarà così, il protagonista ha paura di farsi vedere", spiega il regista.
La passione per il cinema
Cyrano è anche l'occasione per guardare indietro nel tempo, fino alle origini del suo amore per il cinema. "Non so esattamente quando ho deciso di dedicare la mia vita ai cinema, ma ricordo che all'uscita della sala una volta chiesi a mia madre: 'Come si fanno i film?'. Allora lei prese un pezzo di cartoncino e iniziò a tagliarlo in quadratini, cominciò a disegnare prima un principe e una principessa, poi un drago che la rapiva, alla fine fece un foro nel coperchio di una scatola di scarpe, vi infilò quel rotolino e così facemmo il nostro film", racconta. "La mia carriera è il risultato di una serie di momenti e piccole decisioni", ma la svolta fu nell'estate dei suoi quindici anni quando i genitori lo lasciarono solo a casa e lui trovò delle videocassette di Taxi driver e Velluto blu, "li vidi e per me erano commedie!", scherza. Quando gli si chiede quale sia il tipo di inquadratura che preferisce, non ha dubbi: "È sempre il primo piano del volto umano, non panoramiche o piani sequenza, c'è qualcosa di estremamente umano, nobile, profondo, immortale e magico".
Da Espiazione a Anna Karenina: l'amore per la letteratura
Cyrano è solo l'ultimo di una lunga serie di adattamenti che hanno caratterizzato la carriera cinematografica del regista britannico, diventando quasi una costante, anche se il suo amore per la letteratura è arrivato tardi: "Vengo da Londra, le mie radici sono londinesi e sono cresciuto in un quartiere tosto dove gli insegnanti passavano il novanta per cento del tempo a tenerci sotto controllo. Non ho imparato praticamente nulla, inoltre ero dislessico e mi reputavano stupido e pigro. Il mio amore per la letteratura è nato tardi e ho sempre considerato il cinema un'opportunità per imparare tanto. Sono cresciuto circondato da hippy che ti dicevano 'devi trovare qualcosa da dire', ma io non ero tanto sicuro di averne, sapevo di avere molto da imparare e ho avuto la possibilità di apprendere mettendomi ai piedi di grandi maestri come Ian McEwan per Espiazione e Tom Stoppard per Anna Karenina". Due classici che Wright ha portato sullo schermo come sempre, secondo una sua personalissima visione: "Adatto un libro per come si è rivelato nella mia testa, man mano che lo leggevo. È a quel libro che devo essere fedele. Ci sono tante versioni di un romanzo quanti lettori, io tengo fede alla mia", dice.
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L'incontro con Gary Oldman
Non si può certo parlare di fedeltà nella scena del treno ne L'ora più buia, il film che portò l'Oscar a un immenso Gary Oldman: "La scena è totalmente inventata, - spiega - ma è vero anche che ci fu un giorno nella vita di Churchill in cui lui sparì e nessuno seppe mai cosa fece. Churchill era solito visitare alcuni quartieri londinesi per incontrare la popolazione in maniera non preannunciata, cogliendola di sorpresa, aveva un rapporto molto personale con la gente comune". Per interpretarlo non ha mai pensato a nessun altro, Oldman era l'unica scelta possibile. "Era la scelta più evidente, da londinese era padrone della città, il don. Ho sempre avuto il desiderio di lavorare con lui. Ero amico di Kathy Burke, Palma d'oro a Cannes per il suo ruolo in Niente per bocca di Oldman, e quando mi invitarono a una proiezione del film, lei mi presentò a Gary e gli disse: 'Un giorno ti dirigerà e vincerai un Oscar'. Non ho mai avuto in mente nessun altro, Gary è sempre stata la prima e l'unica scelta". E di una cosa è certo: "Il successo di un film non dipende tanto dalle capacità di un regista, ma dall'attore giusto nel ruolo giusto e al momento giusto, come nel caso di Oldman ne L'ora più buia e Peter Dinklage per Cyrano".
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