Il regista Stephan Elliot, il produttore Barnaby Thompson e i due interpreti Jessica Biel e Ben Barnes arrivano in sala conferenze a pochi minuti dalla proiezione stampa che si è conclusa con un evento che non si è verificato spesso per le pellicole di questa selezione ufficiale del terzo festival del film di Roma: un applauso convinto.
Il film di Elliot, tratto da una pièce teatrale di Noel Coward già adattata per il grande schermo da Alfred Hitchcock nel 1928, è stato apprezzato per il suo humor e per le soluzioni piuttosto originali in fatto di messa in scena e regia, oltre che per le gustose interpretazioni di Colin Firth e Kristin Scott Thomas e dei due giovani attori presenti nella Capitale.
La prima domanda riguarda proprio il film di Hitchcock:
Come è nato progetto e qual è il rapporto film di Hitchcock, realizzato tanti anni prima ?
Barnaby Thompson: Mi ero occupato di teatro per diverso tempo, quando mi fu sottoposto questo progetto lo trovai subito interessenta. E poi chi meglio di un regista australiano con le credenziali di Stephan Elliott poteva dare nuova freschezza a questo soggetto!
Stephan Elliot: Lo Hitchcock di Easy Virtue non era certo al massimo del suo fulgore, era appena il suo secondo film e non era ancora il regista che conosciamo. Ecco, io nell'affrontare il film mi sono chiesto cosa avrebbe fatto il vero Hitchcock, quello degli anni '70.
Jessica Biel: Non mi vengono offerte molte commedie e quando mi è stato proposto questo film mi ha interessato subito proprio perché era una commedia. Lo script, poi, aveva una grande freschezza e notevole originalità. Il mio personaggio, poi, è davevro meraviglioso.
Ben Barnes: Mi ha attratto molto il fatto che si trattasse di una commedia romantica anti-romantica: lo champagne e l'idillio all'inizio, e alla fine... Mi è sembrata una cosa che non si vede tutti i giorni e mi ha subito entusiasmato.
Come avete lavorato all'adattamento in sede di sceneggiature? Lo script è ricco di battute fulminanti ma anche di efficace "non detto".
Stephan Elliot: L'opera di Coward è un melodramma, e non era così divertente, a progetto finito si sente quello che abbbiamo portato io e il mio co-sceneggiatore, Sheridan Jobbins. Cose come il can can senza biancheria sarebbero state inconcepibili negli anni '20. Abbiamo aggiunto molto humor, e abbiamo modernizzato lo spirito soprattutto per quanto riguarda la prima parte della storia.
Ha aiutato senz'altro avere un cast come quello che abbiamo avuto. Il film è stato girato con grosse difficoltà, i finanziamenti erano finiti è c'è stato anche lo sciopero degli sceneggiatori proprio in quel periodo. Non abbiamo avuto praticamente tempo per provare, e abbiamo avuto il cast sul set solo sette giorni dopo l'inizio delle riprese. Abbiamo dovuto lavorare in fretta e d'istinto e il talento degli attori coinvolti ha giocato un ruolo fondamentale. Ma questo è stato uno dei motivi per cui girare questo film è stato una gioia.
Jessica Biel, molte sue colleghe, di solito con qualche anno più di lei, si lamentano del fatto che a Hollywood ci sono pochi ruoli significativi per le donne. Anche lei la vede così?
Jessica Biel: Sì, è un problema che esiste per le attrici di ogni età. Quelli per le donne sono sempre ruoli di contorno; i pochi ruoli davvero interessanti finiscono sempre al gotha delle star. Sinceramente a me proposte di quel tipo non arrivano, è davvero difficile offerte davvero stimolanti artisticamente. E' ironico che sia dovuta andare in Inghilterra per avere un ruolo come quello di Easy Virtue, ma in USA ci sono tantissime brave attrici e poche parti significative per loro. E' così e ahimè sarà sempre così.
Le musiche del film sono molto interessanti, come sono nate?
Barnaby Thompson: Abbiamo usato le canzoni dell'epoca, servivamo a creare l'atmosfera del periodo. Ma Stephan voleva rischiare e ha chiamato Marius De Vries, che ha lavorato a Moulin Rouge e che è un autentico genio musicale. Così sono nati questi arrangiamenti: avrete notato che ci sono anche canzoni recentissime trasformate in brani alla Cole Porter. Stephan ha coinvolto il cast nel canto, e ha cantato personalmente una delle canzoni!
Stephan Elliot: Non volevamo uno score radizionale e non volevamo utilizzare le musiche come si fa normalmente a Hollywood, associando cioè un tema triste a un momento triste e lavorando sulle emozioni sempre allo stesso modo. Abbiamo fatto un lavoro ben diverso, ad esempio in una scena molto drammatica con Colin Firth c'è a commento una canzone decisamente allegra. E' una cosa di cui sono molto soddisfatto, non abbiamo battuto le solite strade per suscitare le emozioni.