Jean-Luc Godard, premi e riconoscimenti di una straordinaria carriera

Il percorso artistico di Jean-Luc Godard è stato caratterizzato da moltissimi riconoscimenti, in particolare nei Festival cinematografici europei più importanti.

Il bandito delle 11: Jean-Paul Belmondo in un momento del film
Il bandito delle 11: Jean-Paul Belmondo in un momento del film

Accade spesso come molti autori di primo piano del cinema, nonostante i riconoscimenti unanimi di critica e pubblico, debbano attendere a lungo per ottenere dei premi corrispondenti alla qualità delle loro opere: questo si verifica tanto nelle Mostre e nei Festival, quanto durante l'annuale stagione delle statuette.

Tra questi cineasti vi è certamente Jean-Luc Godard. Il regista, sceneggiatore, montatore e critico cinematografico francese ha potuto annoverare una miriade di candidature e premi ottenuti nell'arco della propria carriera, dagli esordi fino agli ultimi lungometraggi da lui diretti, ovvero Adieu au langage - Addio al linguaggio (2014) e Le livre d'image (2018). Curiosamente, però, sono stati più i riconoscimenti ottenuti nelle rassegne per i film in concorso che nei premi annuali cinematografici. Una contraddizione che ha accompagnato Godard per lungo tempo, prima di poter annoverare nella propria bacheca l'Oscar alla carriera consegnatogli dall'Academy nel 2011.

Di seguito, ripercorriamo i riconoscimenti dei quali è stato insignito Jean-Luc Godard durante gli anni del suo percorso artistico: parallelamente, riscopriremo i titoli più importanti che il regista ha realizzato.

1. Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia

Il bandito delle 11: Jean-Paul Belmondo in una scena del film
Il bandito delle 11: Jean-Paul Belmondo in una scena del film

Il rapporto tra Jean-Luc Godard e la Mostra del cinema è stato tra i più intensi della carriera dell'autore francese. Il suo esordio al Lido avvenne nel 1962 con Questa è la mia vita, presentato in concorso, per il quale ottenne il Premio Pasinetti (riconoscimento collaterale assegnato dal Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani) e il Leone d'argento (Gran Premio della Giuria), in un'edizione nella quale il Leone d'oro andò ex-aequo a Cronaca familiare di Valerio Zurlini e a L'infanzia di Ivan di Andrej Tarkovskij.

Nei fantastici anni Sessanta della Nouvelle Vague e dei capolavori firmati da Godard, il regista tornò numerose volte alla Mostra. Nel 1964 con Una donna sposata, opera intimista e che rappresentava uno dei saggi sociologici tipici del Godard più brillante (uscita nello stesso anno di Bande à part); nel 1965 con Pierrot le fou, in Italia conosciuto come Il bandito delle 11, con due indimenticabili protagonisti quali Jean-Paul Belmondo e Anna Karina; e nel 1967 con La cinese, per il quale il regista ottenne il suo secondo Leone d'argento, ex-aequo con La Cina è vicina di Marco Bellocchio (l'edizione venne vinta da Bella di giorno di Luis Buñuel).

Jean-Luc Godard in una foto dal set
Jean-Luc Godard in una foto dal set

Dopo un periodo di assenza, nella rinnovata Mostra dei primi anni Ottanta Godard tornò protagonista: nel 1982 gli venne consegnato il Leone d'oro alla carriera, in un'edizione nella quale, in occasione del cinquantenario della rassegna veneziana, vennero premiati diversi autori che avevano contribuito più di altri all'evoluzione cinematografica. Nel 1983, in un'edizione nuovamente competitiva, Godard fu in concorso con Prénom Carmen (il cui soggetto era ispirato all'opera di Bizet) e vinse il Leone d'oro per il miglior film: un'opera dalla grandissima confezione tecnica, tanto da ricevere un premio speciale per la fotografia di Raoul Coutard e per il sonoro François Musy.

Godard sarebbe tornato in concorso alla Mostra di Venezia altre tre volte: nel 1991 con Germania nove zero, dove per l'occasione venne insignito della Medaglia d'oro del Presidente del Senato Italiano; nel 1993 con Ahimè!; e nel 1996 con For Ever Mozart, per il quale ricevette il Premio Filmcritica - Bastone Bianco.

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2. Festival internazionale del cinema di Berlino

Fino all'ultimo respiro: Jean-Paul Belmondo e Jean Seberg in una scena del film
Fino all'ultimo respiro: Jean-Paul Belmondo e Jean Seberg in una scena del film

Un altro Festival nel quale Jean-Luc Godard è stato da sempre amato è quello di Berlino. Meno celebrato rispetto a Venezia e Cannes, ma proverbiale fucina di grandi film, con estrema attenzione all'autorialità pura.

L'esordio di Godard alla Berlinale avvenne con una delle opere capostipiti della Nouvelle Vague: Fino all'ultimo respiro, in concorso nel 1960, che valse all'autore francese l'Orso d'argento per il miglior regista. L'anno successivo, con La donna è donna, Godard ricevette il Premio Speciale della Giuria, ex-aequo con Mabu di Kang Dae-jin, in un'edizione nella quale trionfò La notte di Michelangelo Antonioni.

Agente Lemmy Caution, missione Alphaville: Eddie Constantine in una scena del film
Agente Lemmy Caution, missione Alphaville: Eddie Constantine in una scena del film

L'Orso d'oro sarebbe comunque arrivato nel 1965 con Agente Lemmy Caution, missione Alphaville, un grandissimo film tra fantascienza e noir, con Eddie Constantine e Anna Karina protagonisti. Nel 1966, con Il maschio e la femmina, Godard ottenne l'ennesimo plauso della critica e due premi collaterali: una nuova ricerca sociologica che si interessò delle giovani generazioni in cambiamento, proprio alla vigilia della rivoluzione sessantottina. Godard colse attimi di vita reale e li trasformò in arte grazie al montaggio, anche prescindendo dalla narrazione tradizionale alla base di un'opera. Egli componeva mosaici d'immagini e di realtà tangibile, ancora prima che raccontare storie. Sul finire di questo straordinario decennio, Godard sarà in concorso a Berlino nel 1968 con Week-end, un uomo e una donna dal sabato alla domenica (con una magnifica Mireille Darc protagonista), e nel 1969 con lo sperimentale La gaia scienza e il film collettivo Amore e rabbia.

Godard sarebbe tornato a Berlino in altre due occasioni: nel 1973 con Crepa padrone, tutto va bene (un'opera che viaggia tra realtà e finzione con maestria registica) e nel 1985 con Je vous salue, Marie, film tormentato durante la fase di produzione e ferocemente contestato in diversi Paesi, in particolare per l'intervento delle istituzioni cristiane.

3. Festival di Cannes

Goodbye to language: il regista Jean-Luc Godard in un'immagine dal set
Goodbye to language: il regista Jean-Luc Godard in un'immagine dal set

Si utilizza spesso la locuzione Nessuno è profeta in patria, riferendosi ovviamente alla propria terra d'origine. È certamente possibile applicare tale detto a Jean-Luc Godard, in particolare se ci riferiamo al rapporto tra il regista e il Festival di Cannes. Infatti, la Croisette non vide mai in concorso l'autore fino al 1980, anche per la maggiore propensione a frequentare Venezia e Berlino, e non lo insignì di alcun riconoscimento fino al 2014, edizione nella quale ricevette il Premio della Giuria per Goodbye to Language - Addio al Linguaggio, opera incentrata sulla crisi di una coppia e sul loro cane.

L'esordio avvenne con Si salvi chi può (la vita), seguito da Passion nel 1982 e da Detective nel 1985, in un periodo particolarmente florido per l'autore, tornato a una certa attenzione per l'estetica dell'immagine che mirasse alla perfezione tecnica e stilistica, più nella forma astratta che (ancora una volta) nella sostanza narrativa.

Goodbye to language: una suggestiva immagine del film
Goodbye to language: una suggestiva immagine del film

Dopo Aria, film collettivo in concorso nel 1987, Godard fu a Cannes nel 1990 con Nouvelle Vague, opera molto complessa divisa in diciotto episodi: non ottenne alcun premio ma grandi applausi dalla critica. Le partecipazioni del regista francese alla rassegna cannense sarebbero divenute presto più rare: si annoverano soltanto quella del 2001 con Éloge de l'amour e del 2010 con Film socialisme. Abbiamo già citato l'edizione del 2014, alla quale seguirà l'ultima presenza di Godard sulla Croisette quattro anni dopo con The Image Book (Le livre d'image), insignito della Palma d'oro speciale. Un riconoscimento doveroso sebbene quello principale non sarebbe mai arrivato in quasi quattro decenni, conseguenza forse di un amore mai del tutto sbocciato tra Godard e Cannes.

The Image Book: Godard e il suo attacco al cinema e al mondo

4. Academy Awards

Godard E Truffaut
Jean-Luc Godard e François Truffaut

Incredibilmente, mai nessuna opera di Jean-Luc Godard è stata scelta in sessant'anni di carriera per rappresentare la Francia nella categoria di miglior film internazionale agli Oscar. Nel 2011, l'Academy rimediò a questa grave mancanza con la decisione di assegnare a Godard la statuetta onoraria, con la motivazione "Per la passione. Per il confronto. Per un nuovo tipo di cinema": un riconoscimento del talento registico dell'autore e del suo contributo regalato all'arte cinematografica, in particolare nel periodo innovativo della Nouvelle Vague.