Cappellino verde militare calcato sugli occhi, occhialini ovali, humor dark e aspro. James O'Barr è ruvido come ci immaginiamo sia una persona sopravvissuta a un'esistenza costellata di eventi drammatici. Cresciuto in orfanotrofio a Detroit, dopo essere stato rinvenuto per strada, O'Barr non ha mai conosciuto una vera famiglia. La data di nascita (il 1 gennaio 1960) gli è stata assegnata d'ufficio. All'età di 18 anni ha perso la fidanzata, uccisa da un guidatore ubriaco, e per placare il senso di colpa si è arruolato nei marines. Ha avuto quattro mogli e dopo essere stato aggredito e derubato più volte, ha deciso di abbandonare Detroit per trasferirsi in Texas, dove vive attualmente. Nel 1994 la sua opera più celebre, il fumetto Il Corvo, ha dato origine a una pellicola cupa e romantica diretta da Alex Proyas.
Il film, divenuto un vero e proprio cult, è stato funestato dalla morte di Brandon Lee, protagonista della pellicola, avvenuta sul set. Morte dovuta a un incidente nella gestione delle armi che non è stato mai del tutto chiarito.
La nascita del Corvo
James O'Barr non ha remore a parlare di sé e di quel periodo buio che ha dato origine al Corvo, consapevole che il grande pubblico lo conosce proprio per quest'opera e per il suo adattamento cinematografico. Pur ammettendo di essere un tipo all'antica e di preferire la lettura agli altri media, il disegnatore attinge sovente al suo immaginario cinematografico personale in cerca di metafore comprensibili al pubblico, il che lascia intendere che la sua conoscenza sia più profonda di quanto voglia ammettere. "Il Corvo è nato dai miei problemi emotivi. Stavo vivendo un periodo molto buio e il fumetto era una valvola di sfogo. Avevo bisogno di esprimere ciò che stavo provando e il modo migliore per farlo era su carta perché l'arte è una forma di terapia. Dopo la scuola superiore sono entrato nei Marines e non ho mai studiato arte né disegno, perciò ero completamente autodidatta. Quando una persona nutre una passione per l'arte, qualsiasi arte, musica, pittura, disegno, credo che debba perseguirla senza porsi troppe domande. E' ridicolo che esista qualcuno che ha qualcosa da insegnarmi sulla mia passione. Non dico che le persone non debbano studiare, ma nel mio caso io non ne avevo bisogno". Parlando delle sue idee sull'apprendimento, O'Barr prosegue: "L'arte non è magia, è artigianato. Si impara poco per volta. Io ho imparato dall'osservazione degli artisti che amo e continuo a farlo anche oggi. Se pensate di essere arrivati a un punto in cui sapere tutto siete pazzi, e forse è giunta l'ora di smettere. Io ogni singolo giorno mi alzo e disegno. Non uso il pc, preferisco matite e pennelli. Le matite sono le fondamenta del mio lavoro".
Giustizia e amore: sentimenti universali
Grazie anche al film di Alex Proyas, Il Corvo è diventato un'icona, un fenomeno di costume. Il suo look dark e spettrale ha lanciato mode su mode, ma il suo creatore non sembra preoccuparsene più di tanto: "C'è un wrestler, Sting, il cui trucco e abbigliamento ricordano quello del Corvo, ma a me non ne può importare di meno. Mi considero lusingato. Anzi, ora che ci penso, credo che mi debba dei soldi. Se ci pensate, il Joker di Heath Ledger non deve qualcosa al Corvo? Tra l'altro è la cosa migliore del film. Non mi interessa Batman, teniamoci il Joker!".
Volente o nolente, il dramma intimo di O'Barr, la perdita improvvisa della fidanzata, si è trasfigurato in un prodotto universale. Molti adolescenti si sono rispecchiati nella storia d'amore infelice di Eric e Shelly sentendosi vicini all'autore che, ancora oggi, è impressionato dalla reazione del pubblico: "Quando ho iniziato a lavorare alla storia per me era quasi un diario, un racconto molto personale. Non pensavo che nessun altro si sarebbe interessato alle mie emozioni. Ma dopo un po' di tempo il pubblico ha iniziato a cercarmi. Vorrei poter dire che affronto le mie emozioni con coraggio, ma alla fine tutti abbiamo proviamo gli stessi sentimenti e sogniamo la giustizia. Molti di noi hanno vissuto dei lutti. Non credo esista il fumetto di un personaggio che sta seduto a piangere, ma questo è ciò che accade nella realtà. Nella mia arte, io cerco di essere sempre onesto". In che cosa sarebbe diverso Il Corvo oggi? "Oggi per me non sarebbe possibile scrivere lo stesso libro. Non sono più arrabbiato come un tempo. Oggi sono felice e a posto con me stesso, se qualcuno ci crede (ride n.d.r). Il Corvo è legato alla mia vita di un tempo. Oggi non è più così, quel libro oggi non potrebbe più esistere".
Dal Corvo di Brandon Lee al nuovo Corvo
Parlano de Il corvo, il discorso cade inevitabilmente sul remake da tempo in preparazione. Ma James O'Barr ci tiene a chiarire subito che "il nuovo film non sarà un remake. I produttori hanno deciso di ripartire dal fumetto originale. Sono molto contento della loro scelta. Adoravo Brandon, per me era come un fratellino e non farei mai nulla che suonasse come un tradimento nei suoi confronti. Non ci sarà mai nessuno come lui, perciò il prossimo Eric sarà molto diverso. Sarà un film meno stilizzato, più autoriale. Questa è un'opportunità per tornare all'origine. Guardate il Dracula di Bela Lugosi, quello di Christopher Lee o quello di Coppola. Vengono tutti dallo stesso libro, ma sono estremamente diversi". Anche la musica, fondamentale nella pellicola di Alex Proyas, avrà un ruolo chiave nella nuova pellicola. "Ogni fumetto del Corvo è accompagnato da una colonna sonora. Non riesco a spiegare a parole quanto la musica sia essenziale per me. La mia fidanzata di un tempo mi chiedeva 'Ma non ti piace la musica allegra? Forse no. Avevo una passione per i Joy Division e i Cure. Io non posseggo la tv, non guardo tanti film, ma ascolto musica in continuazione. Se disegno una scena violenta ascolto rock, se disegno una scena triste ascolto musica triste. Mi piace ascoltare la musica pop, ma te la dimentichi subito. Una canzone che ti ha fatto piangere resterà con te per sempre".
I fumetti americani? Roba per bambini
Quando il discorso cade sul mondo del fumetto americano contemporaneo, James O'Barr dipinge un panorama che ricorda molto da vicino quella dell'industria cinematografica a stelle e strisce. Pur ammettendo di essere molto fortunato perché "oggi gli editori mi fanno fare ciò che voglio", l'artista confessa che quello dei fumetti è un mondo elitario dove i giovani vengono pagati pochissimo e la stragrande maggioranza dei fumetti americani parlano di supereroi perché lo scopo è usarli come base per i film. "Nel mio ambiente circola una barzelletta. Sapete la differenza tra una pizza extralarge e un fumettista? La pizza sfama una famiglia di tre persone. Io non amo i compromessi nel mio lavoro e non mi interessa se le mie opere vendono o meno. Quando realizzo un progetto, penso che se piace a me piacerà anche ad altri. Per lungo tempo ho voluto realizzare con DC una nuova serie di Batman. Loro erano terrorizzati. Ironicamente è ciò che poi ha fatto Frank Miller. Non leggo molti fumetti americani perché spesso sono rivolti ai ragazzini. Preferisco quelli europei. Wolverine è per 15enni. Se lo leggi da adulto per qualche motivo nostalgico passi, ma se a 40 anni ti frega ancora di cosa succede agli X-Men, forse dovresti farti vedere da un bravo psicanalista". Nel dichiararsi un lettore compulsivo e un appassionato di Espressionismo e horror classici ("adoro Il mostro della laguna nera e la sua storia d'amore"), il giudizio di James O'Barr sui videogiochi è tranchant: "Giocare ai videogiochi è come masturbarsi davanti a un porno. All'inizio è gratificante, ma poi diventa inutile e anche un po' triste".