Tra blockbuster milionari e progetti indipendenti che sfiorano lo sperimentalismo, la carriera di James Franco procede a gonfie vele. L'eclettico attore, produttore, regista e scrittore non rinuncia alla passione per la letteratura che lo ha spinto a continuare a studiare accumulando lauree e dottorati, anzi, si imbarca in imprese quasi impossibili misurandosi con opere tutt'altro che accessibili. Dopo aver diretto l'adattamento di uno dei romanzi cardine della letteratura americana, il denso capolavoro di Faulkner As I Lay Dying, presentato a Cannes qualche mese fa, Franco fa il bis con un'altra opera decisamente ostica, il crudo Figlio di Dio di Cormac McCarthy. Ci auguriamo che l'autore gli porti fortuna come ha fatto con i fratelli Coen. Per il momento James non si può lamentare visto che si è guadagnato una presenza da protagonista nel concorso internazionale veneziano. Oggi la star de L'alba del pianeta delle scimmie ha incontrato la stampa veneziana per parlare del suo Child of God. Con lui Scott Haze, mimetico interprete che si è calato nel ruolo non facile del rabbioso figlio di Dio Lester Ballard.
Come mai hai scelto di portare al cinema questo romanzo?
James Franco: Potrei dire tante cose, ma la cosa che mi attirava di più del libro era il personaggio di Lester Ballard. Un personaggio estremo in una situazione estrema. Inutile dire che la perfomance di Scott Haze è semplicemente incedibile. Quando ho incontrato Cormac McCarthy gli ho chiesto perché avesse scritto il romanzo, ma lui non ha saputo darmi una spiegazione. Io penso che l'aspetto più interessante della storia è vedere come si comporta un uomo espulso dalla società.
Scott Haze: Ho cercato di entrare in sintonia con Lester Ballard, mettendone in evidenza la goffaggine, ma ho anche cercato dentro di me delle sensazioni da utilizzare per il ruolo.
James Franco: Senza che io glielo chiedessi Scott si è isolato per tre mesi ed è andato a dormire in una caverna. Quando è arrivato sul set, aveva un aspetto terribile e non parlava con nessuno.
James, come ti trovi in veste di regista?
James Franco: E' un po' che dirigo e trovo quest'attività abbastanza vicina a quella della recitazione. L'attore collabora con il regista, mentre ovviamente il regista dirige tutti i comparti creativi e ha una maggiore responsabilità. Si tratta sempre di un lavoro di gruppo.
Come mai sei stato così atratto dalla marginalità di Lester?
James Franco: A volte un regista legge o si imbatte in qualcosa che lo colpisce. Non sono in grado di spiegare la ragione per la quale sono attratto da alcuni aspetti della realtà rispetto ad altri, ma cerco di approfondire i miei interessi trasformandoli in opere.
James Franco: Lester vorrebbe socializzare, vorrebbe far parte della società, ma non ne è capace e allora cerca modi alternativi per avere dei rapporti umani. Non credo che sia completamente cattivo. La figura è ispirata a un serial killer realmente esistito, Ed Gein, che è stato fonte di ispirazione anche per il personaggio di Norman Bates. E' vero che questo tipo di personaggi creano fascinazione, ma è anche vero che spesso l'origine di questo male è radicata nella società. Rispetto a molti altri film, la mia opera non è poi così violenta, ma ho pensato che se volessimo parlare di emarginazione dovevamo essere espliciti, andare oltre i limiti per lasciare il segno. Il nostro non è un thriller o un film dell'orrore, ma è uno studio su un personaggio.
Perché secondo te oggi si adattano così tanti romanzi?
James Franco: Non sono d'accordo con quelli che sostengono che oggi non possiamo creare più niente, ma è vero che a volte c'è carenza di idee. Per quanto mi riguarda, mi piace utilizzare i romanzi degli autori che amo di più. Non solo questi autori mi forniscono grandi storie, ma mi aiutano a sollevare il livello della produzione perché mi sento costretto a fare del mio meglio per renderli nel miglior modo possibile. In un certo senso è come se collaborassi con loro. Quando scrivo una sceneggiatura originale invece sono più accondiscendente con me stesso.
Come mai hai modificato il finale rispetto al romanzo?
James Franco: Nel romanzo originale la storia finisce in modo lievemente diverso perché Cormac McCarthy ha una visione molto cupa e negativa dell'umanità. Io ho deciso di fermarmi lievemente prima, senza però alterare l'idea del libro.
Nel film hai un piccolo ruolo. Come mai hai scelto di comparire così brevemente?
James Franco: Sapevo di poter interpretare io il protagonista, ma non volevo farlo per non attirare troppa attenzione su di me. Ma c'era un piccolo ruolo disponibile e qualcuno lo doveva fare.
Parlaci della colonna sonora country. Come mai questa scelta?
James Franco: Il film è ambientato in Tennessee, ma è stato girato in West Virginia. La musica arricchisce l'ambientazione, ma serve soprattutto a rendere il personaggio un po' più sopportabile, a sottolinearne gli aspetti più positivi.
James Franco: Ci sono tante opere che mi hanno influenza dal punto di vista stilistico. Adoro i fratelli Dardenne, Gus Van Sant, questa è la mia ispirazione principale, ma il mio modello per questo film è senza dubbio Taxi Driver. Il protagonista è un pazzo, ma pubblico ne è attratto. Di solito personaggi di questo genere non sono mai protagonisti, ma vengono visti attraverso lo sguardo di qualcun altro, spesso della polizia. Io volevo mettere al centro della storia un punto di vista alternativo.
Scott Haze: Anche io ho pensato a De Niro in Taxi Driver, ma soprattutto avevo in mente il Joker. Quando sono andato in Tennessee ho cercato di incontrare il maggior numero di persone possibili perché non conoscevo per niente l'ambiente e ho cercato di immergermi a fondo nel luogo.
Che tipo di regista è James Franco?
Scott Haze: Un regista che dorme poco. Ho lavorato con tanti registi e di solito tendono a voler controllare ogni aspetto, anche attoriale. Con James non mi sono mai sentito a disagio. Mi ha guidato nel miglior modo possibile, ma mi ha dato anche tanta libertà. Molti registi non comprendono a fondo il ruolo dell'attore, ma con James questo problema non c'è perchè lui è anche un grande attore.