Ormai senza un'opera di James Franco in una o più sezioni non sembra neanche di essere a un festival cinematografico. L'eclettico attore e regista approda a Venezia per presentare una delle sue ultime fatiche, In Dubious Battle, period movie ispirato all'opera di John Steinbeck La battaglia. Adattamento fedele del violento dramma ambientato durante la Grande Depressione, il film vede Franco impegnato a dirigersi nel ruolo dell'ambiguo Mac McLoud, misterioso rappresentante del Partito Comunista americano che si infiltra tra i raccoglitori di mele della California per guidare la loro protesta contro il taglio del salario deciso dal padrone. Ad accompagnarlo nella sua impresa vi è il giovane idealista Jim, interpretato dall'ottimo Nat Wolff. Ad accompagnare Franco a Venezia vi è, però, un altra star del suo film corale: la bella Ashley Greene, che interpreta la figlia del padrone della piantagione.
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"Sono cresciuto coi libri di John Steinbeck. Li ho letti e riletti, li ho studiati all'università, erano casa mia", spiega James Franco. "Le sue storie, il suo lavoro, la sua opera e i suoi personaggi sono parte di me. Quello che sto portando avanti è un discorso sulla Grande Depressione che concilia il mio amore per la letteratura con i temi che mi stanno a cuore".
Il cuore del conflitto
Da un esperto di letteratura come James Franco, plurilaureato e lui stesso insegnante di letteratura in vari college, ci aspettavamo una scelta particolare e infatti La battaglia è un'opera meno nota di Steinbeck. "Questo romanzo è meno famoso degli altri, ma è stato scritto nello stesso periodo di Uomini e topi e Furore. Di recente ho interpretato Uomini e topi a teatro, è una storia molto intima. Nel periodo delle repliche ho letto il romanzo e ho trovato elementi molto cinematografici al suo interno perché parla di un conflitto". James Franco regista si è sempre dimostrato libero e istintivo, ma stavolta ha scelto di adattare un'opera caratterizzata da un forte tema di fondo: la visione politica che guida il comportamento degli individuo spingendoli al sacrificio personale per il bene collettivo. "Il conflitto raccontato nel romanzo è quello tra i lavoratori braccianti e i proprietari terrieri. La battaglia è uno dei primi romanzi di Steinbeck. L'elemento politico è forte, anche se lo scrittore non ha ancora preso pienamente coscienza della situazione vissuta dai lavoratori. Dopo Furore si recherà in vista ai campi dei braccianti e toccherà con mano le loro problematiche. L'obiettivo principale de La battaglia era mettere in luce un conflitto dell'uomo con se stesso".
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Il difetto dei potenti di oggi? La carenza di attenzione alle classi lavoratrici
Come è il James Franco regista? Lo chiediamo ad Ashley Greene, che nel film sta dalla parte dei "cattivi" corrompendo uno degli scioperanti usando il sesso come merce di scambio. L'attrice spiega: "Ho provato un enorme piacere ad aggiungere la mia personale tessera di questo mosaico. James ha diretto con sicurezza un film corale molto impegnativo proprio perché pieno di personaggi. Sono stata felice di poter lavorare con attori così grandi. Quando vieni affiancato a un cast di tale livello il regista ti dà grande fiducia, libertà e responsabilità perciò è stato molto importante per me".
Parlando di cattivi, James Franco specifica: "Quando si fa un film su un conflitto di questo tipo viene spontaneo mettersi dalla parte del più debole. Queste persone volevano uno stipendio che gli permettesse di vivere. Questo è un elemento che ci permetteva di costruire un film raccontando sia la grande storia che le microstorie dei vari personaggi. E di microstorie in In Dubious Battle ce ne sono parecchie". Quando gli viene chiesto cosa penserebbe John Steinbeck sulle elezioni americane e sui due leader in corsa, l'attore ride e aggiunge: "Tutti i leader politici difettano nella cura delle classi lavoratrici. E il lavoro è uno degli ingredienti più importanti della vita." E parlare di lavoro con James Franco ha davvero un senso visto che l'attore fa mille cose diverse. Instancabile James, quando gli chiediamo il perché di questa corsa contro il tempo, lui risponde: "Si teme sempre che quello che si fa e che si ama fare possa non avere un seguito".