Spazio profondo, ultima frontiera: il dottore David Jordan, membro della squadra, incaricata dalla Stazione Spaziale Internazionale, di scoprire se c'è vita su Marte, al caos della Terra preferisce il silenzio della sua astronave. Tutto cambia quando, da un frammento del pianeta rosso, il team di scienziati estrae una forma di vita aliena che cresce con una velocità impressionante e sembra mal sopportare la compagnia degli esseri umani.
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Jake Gyllenhaal è il protagonista di Life - Non oltrepassare il limite, di Daniel Espinosa, film che trae spunto dalla ben nota mitologia di titoli iconici come Alien (1979) e Gravity (2013), per mettere in scena un storia claustrofobica e angosciante, in cui i protagonisti devono lottare per la propria vita contro una forza che sembra inarrestabile. Abbiamo incontrato l'attore americano a Londra, all'anteprima europea del film, dove ci ha raccontato come i film di fantascienza in realtà parlino delle nostre paure più profonde.
The Dark Side of Mars
Sono passati diciotto anni da quando l'attore ha interpretato il primo ruolo che gli ha donato una discreta popolarità, quello di Homer Hickam, protagonista di Cielo d'ottobre (1999) di Joe Johnston, ragazzo che, affascinato dal lancio dello Sputnik, costruisce un razzo da mandare in orbita. Quasi venti anni dopo, Gyllenhaal interpreta finalmente un astronauta, quasi come se avesse esaudito il sogno del suo primo personaggio di successo: "Me lo hanno fatto notare, mi piace pensare che sia una specie di tassello di quella storia" ha detto divertito, spiegando però come i due ruoli siano completamente diversi: "Ma non lo è: il viaggio di David Jordan è diverso, sulla Terra ha dovuto affrontare molte cose. È un medico che lavora in posti difficili, luoghi tormentati dalla guerra, forse con Medici Senza Frontiere: ha visto cose molto dure e quindi ha rinunciato alla Terra. È molto diverso dal ragazzo di Cielo d'ottobre, che vuole lasciare la sua città ma restare sul pianeta. Comunque credo che il sogno di andare nello spazio appartenga a molti, ti spinge a guardare il mondo con occhi diversi: quella passione è davvero stimolante".
In molti dei film sugli alieni le creature extraterrestri sono rappresentate come una minaccia: dato che la fantascienza, pur mostrando esseri con tentacoli e occhi giganti, parla soprattutto dell'umanità, che cosa ci dice questo fatto di noi stessi? Perché, tranne rare eccezioni come E.T. L'Extraterrestre (1982), Contact (1997) e il recente Arrival (2016), gli alieni sono sempre un pericolo? "Non lo so, non penso di aver visto ogni film con creature dallo spazio, ma in questo è così perché parla di affrontare le proprie paure" ha risposto sicuro Gyllenhaal, spiegando meglio: "L'esplorazione dell'ignoto è sempre un insieme di eccitazione e paura. In questo film quando i protagonisti incontrano la creatura ognuno di loro affronta non solo l'alieno, ma anche la paura che ha di lui. Questo è il motivo per cui trovo Life interessante: parla di come ognuno di noi affronta qualcosa che non conosce. Il mio personaggio in particolare non teme questa cosa, anche quando comincia a fare cose disturbanti, credo sia soprattutto curioso e affascinato, quindi si approccia a questo essere in modo diverso dagli altri. Mi piace questa idea di scoprire il mostro dentro noi stessi più che quello fuori".
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