Recensione Italians (2009)

A metà strada tra un cinepanettone e un cinico manuale d'amore nei confronti dello Stivale, Giovanni Veronesi confeziona il suo patriottico prontuario dell'italiano imperfetto raccontando le vicissitudini di quattro italiani all'estero.

Italians brava gente

Fortunato, solo di nome e poco di fatto, è un camionista romano che lavora ormai da tanti anni come trasportatore di Ferrari rubate dall'Italia fino agli Emirati Arabi, auto destinate allo sfizio di sceicchi col pallino dell'alta velocità che si divertono a organizzare corse mozzafiato nel deserto. Stanco e disilluso ma soprattutto deciso a tornare in Italia per dedicarsi a quella figlia che per tanti anni ha trascurato, Fortunato convince il suo capo a portare con sé in viaggio Marcello, un ragazzo che ha la faccia e la grinta giuste per meritarsi il gravoso testimone e imparare quel mestiere non proprio pulitissimo. Durante il viaggio i due avranno modo di conoscersi, di confrontarsi, di immergersi in una cultura affascinante e misteriosa, di imparare che nella vita il denaro non è tutto ma sono sentimenti come l'amore e l'amicizia a renderla speciale. Arrivati a Dubai, la città del lusso per eccellenza, i due_ Italians_ si concederanno una serata goliardica in uno dei locali più prestigiosi, ma i bagordi si sa spesso portano guai e noi italiani non ci tiriamo mai indietro quando c'è confusione. In un modo o nell'altro ci facciamo sempre riconoscere...

Quello che fa anche Giulio, un dentista romano di mezz'età depresso che dopo la separazione dalla moglie non riesce più a riprendersi la sua vita e non fa che imbottirsi di ansiolitici. Convinto che una full immersion di sesso e trasgressione possa salvarlo da un crollo definitivo, il suo collega e amico Fausto prende la palla al balzo e in occasione della partenza di Giulio per un importante convegno medico a San Pietroburgo, gli organizza insieme al suo abituale tour-operator del sesso, tale Vito Calzone, un indimenticabile tour tra le 'bellezze' della città. Per colpa della sguaiata invadenza del suo compare siciliano e del suo discutibile savoir faire, il professore, come tutti rispettosamente lo chiamano, collezionerà una serie interminabile di figure barbine e si ritroverà persino coinvolto in una tresca con la figlia di uno dei più pericolosi gangster della città. A salvarlo sarà l'aiuto provvidenziale di Vera, la sua interprete personale, che tra la confusione e gli equivoci riuscirà a tirar fuori il suo lato migliore e a portarlo in salvo.

A metà strada tra un cinepanettone e un cinico manuale d'amore nei confronti dello stivale, Giovanni Veronesi confeziona il suo patriottico manuale dell'italiano imperfetto raccontando le vicissitudini di quattro italiani all'estero che tanto vorrebbero assomigliare ai personaggi che hanno reso indimenticabili ai bei tempi attori come Sordi e Manfredi ma che finiscono per assomigliare più alle loro caricature in chiave moderna. Colpisce di striscio Veronesi, ma non affonda mai il colpo, forse perché la patria è sempre la patria o perché le due storie scelte non sono forse le più giuste per raccontare in chiave goliardica virtù, difetti e vizietti degli Italians, come tutti ci chiamano in giro per il mondo.
Non si ride quasi mai nel primo episodio, quello di cui sono protagonisti un Sergio Castellitto con il freno a mano tirato, mai pungente e mai del tutto convincente, ed un Riccardo Scamarcio in seria difficoltà con l'inglese (lo parla fluentemente e poi d'improvviso non ne capisce più neanche una parola) e ancor di più con il romano. Ne viene fuori un mediometraggio poco mordace che si riduce a poco più di mega spot pubblicitario on-the-road ambientato nel deserto saudita (da notare il videofonino che in mezzo al nulla naviga in internet come niente fosse) farcito da qualche sprazzo della vecchia commedia all'italiana, a tratti un po' troppo buonista, e qualche simpatico siparietto maccheronico. Neanche il finale a sorpresa, che risolleva solo parzialmente le sorti dei due personaggi e il senso dell'intero episodio, riesce del tutto a convincere lo spettatore, non foss'altro per evidenti incongruenze narrative che ripercorrendo a ritroso la storia escono impietosamente fuori.
Si ride e molto nel secondo capitolo, soprattutto grazie ai tempi comici straordinari e all'esperienza sconfinata di un caratterista come Carlo Verdone che alle prese con una stangona russa vestita di latex e pronta a trascinarlo nei deliri del sadomaso ci regala una delle sequenze più divertenti della sua carriera, sicuramente una delle scene più esilaranti viste negli ultimi anni che da sola vale il prezzo del biglietto.
In definitiva però il sorriso beffardo e malinconico di Castellitto, l'occhio tra il furbetto e il languido di Scamarcio e il faccione intristito di Carlo Verdone non bastano a rendere Italians un film interessante e in qualche modo significativo. Non aiuta la regia di Veronesi, che si perde tra mirabolanti corse automobilistiche e sparatorie inopportune quanto surreali, anziché dare risalto o tentare di conferire la giusta poetica alle sequenze più importanti del film a livello simbolico (e ce ne sono diverse) girate a nostro parere in maniera troppo superficiale e sbrigativa.
A tal proposito vogliamo citare la bellissima scena finale, una tenera e appassionata lezione di italiano che Verdone tiene in mezzo ad un prato con l'intento di spiegare l'Italia a un gruppetto di bambini russi: un paese a forma di stivale, disegnato sull'erba con tante pezze colorate, in cui regna l'allegria e al nord la gente è un po' snob e mangia piatti impronunciabili come la cassoela, al centro sono tutti simpaticoni, qualcuno non riesce a pronunciare le "c" mentre altri strillano i nomi accompagnandoli con un inconfondibile "aoh!", e al sud la famiglia diventa "famigghia" e persino la triglia si trasforma in "trigghia".

Movieplayer.it

2.0/5