Quando si tratta di rappresentare sul grande schermo un'artista, il lavoro si fa sempre complesso e il rischio è quello di non riuscire a ricreare tutte le sfumature e le sfaccettature del personaggio. In questa recensione di Io, Leonardo vi spiegheremo da una parte perché è così difficile realizzare questo tipo di film, e, dall'altra, perchè se il protagonista è Leonardo da Vinci i problemi si moltiplicano.
In occasione dei 500 anni dalla morte del genio italiano, avvenuta il 2 maggio del 1519, Io, Leonardo vuole mostrare allo spettatore l'uomo che c'era dietro al genio, l'ambizione e i tormenti che si celavano dietro la figura dell'artista. Un film che getta uno sguardo lontano, andando oltre i luoghi comuni e gli stereotipi che sono andati calcificandosi nel corso dei secoli.
Leonardo Da Vinci: la mente dell'uomo a servizio dell'artista
Tra film documentari e di finzione, l'uomo Leonardo da Vinci, il suo essere intrinseco, è sempre stato filtrato con la lente dell'artista, del pittore, dell'inventore e chi più ne ha, più ne metta. Un po' come dire che il suo genio ha sempre oscurato l'uomo, il suo Io e la sua mente, la mente di essere umano comune dei tempi passati e anche di quelli odierni. Con Io, Leonardo, il processo attuato è quello di togliere gli strati che sono stati messi sopra la sua immagine, per cercare di estrarre la sua vera persona, il suo pensiero e la sua anima. Un'anima che suo malgrado è sempre stata sotterrata dal suo estro artistico: ogni quadro, scritto, disegno, progetto è pregno del suo Io ma, fino ad ora, è rimasto celato dal suo genio. E scoprire questo ulteriore strato del suo essere, rendersi finalmente conto che era un umano come noi, non fa che esaltare la sua mente. Sanguigno e macchinoso, ciò che questa volta viene reso protagonista sul grande schermo è la mente di da Vinci, concepito come la residenza della sua anima, un luogo dove egli incontrava uomini di potere, artisti, allievi della sua bottega e uomini comuni. Ma, soprattutto, un luogo, un tempio dove egli poteva confrontarsi con sé stesso.
Un lavoro di fino per dare vita al pensiero leonardesco
Per restituire al pubblico lo sviluppo emotivo ed individuale di Leonardo Da Vinci, nonché il suo pensiero e la sua anima tormentata, era importante fare un lavoro minuzioso, ai limiti dell'estremo. Un lavoro mastodontico, se si considera l'imponente e prestigioso lascito dell'artista e se si tiene conto che il film si discosta completamente dal genere documentaristico, puntando sulla ricostruzione di finzione. Oltre a ciò, il fattore determinante è stato mostrare un Leonardo che vada oltre le convenzioni e gli stereotipi, oltre la figura anziana con la barba e il volto sormontato dalle rughe, oltre l'immagine del celebre e presunto autoritratto conservato alla Biblioteca Reale di Torino (che pare sia solo uno studio eseguito durante la realizzazione del Cenacolo, tra il 1490 e 1495). Leonardo Da Vinci nel film viene rappresentato come un giovane uomo di circa 35 anni, molto bello ed elegante, affascinante e brillante, generoso e con lunghi capelli ondulati, così come era stato descritto dai biografi del suo tempo.
Una ricerca accurata per un film innovativo
Per poter essere realizzato con assoluta precisione, Io, Leonardo ha dovuto ricorrere a monte ad una squadra d'eccezione. Realizzato da Sky, che per la settima volta si cimenta con un film d'arte, il film ha necessitato di una consulenza scientifica presieduta da Pietro C. Marani e della direzione artistica di Cosetta Lagani: persone su cui si è fatto affidamento per redigere una sceneggiatura accuratissima (scritta da Sara Mosetti e Marcello Olivieri). Ma per restituire la vera essenza di Leonardo, la componente visiva diventa più che mai fondamentale e non è un caso che questo sia un film di Jesus Garces Lambert - già regista del documentario Caravaggio - L'anima e il sangue - con la direzione della fotografia affidata a Daniele Ciprì (Tano da morire, Bella addormentata, Il primo re).
Luca Argentero in un ruolo complesso
Il cast, che vede la presenza di Francesco Pannofino in qualità di narratore e Angela Fontana in quelli di attrice, è dominato da Luca Argentero che veste i panni proprio del protagonista. L'attore torinese, che si è trovato nella difficoltà di interpretare un personaggio complesso e dalle infinite sfaccettature, riesce a restituire in parte il suo personaggio, più abile nei momenti introspettivi, meno in quelli espressivi che risultano stucchevoli, forse dovuti al timore di cadere in fallo e realizzare una performance inadeguata.
Conclusioni
In conclusione alla recensione di Io, Leonardo, è opportuno sottolineare ed evidenziare come si sia voluto dare risalto ad un lato di Leonardo da Vinci più umano e, paradossalmente, sovrastato dal suo genio. La volontà è stata quella di dare un ruolo da protagonista alla sua mente, alla sua parte umana, cercando di comprenderla tramite le sue opere, in un viaggio a ritroso che porta alla sua psiche, alle sue ambizioni e ai suoi tormenti interiori.
Perché ci piace
- Il tentativo di mostrare il lato più umano (e nascosto) di Leonardo da Vinci.
- Il grande e preciso studio del protagonista effettuato a monte.
- La volontà di celebrare, in maniera innovativa, il più grande genio italiano.
Cosa non va
- Le interpretazioni che procedono con il freno a mano tirato, forse per il timore di essere "di troppo".