Inside, la recensione: Willem Dafoe in trappola tra le opere d’arte

La nostra recensione di Inside, l'esordio cinematografico di Vasilis Katsoupis con un Willem Dafoe in trappola in un lussuoso attico di New York.

Inside, la recensione: Willem Dafoe in trappola tra le opere d’arte

Claustrofobico e disperato il film d'esordio cinematografico di Vasilis Katsoupis con Willem Dafoe nei panni di un ladro di opere d'arte. Parliamo di Inside, pellicola presentata alla settantatreesima edizione della Berlinale nella sezione Panorama che ripropone la dinamica già più volte esplorata del protagonista intrappolato in uno spazio chiuso, in questo caso un lussuoso attico con vista mozzafiato sullo skyline di New York, che diventa teatro dell'intera vicenda, un palcoscenico dove mettere in scena la miseria umana in rapporto al patinato mondo dell'arte contemporanea. In questa recensione di Inside, cercheremo di mettere in luce i vari aspetti di un film che non sempre riesce a tenere la tensione ma che può innescare nello spettatore una serie di riflessioni, grazie anche a una vicenda estrema e quasi paradossale.

Willem Dafoe ladro in trappola nella trama

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Inside: Willem Dafoe in un momento del film

Nemo è un ladro di opere d'arte che una sera si introduce in un lussuoso attico con vista sullo skyline di New York per rubare una serie di dipinti dell'artista Egon Schiele. Nel cercare l'ultimo pezzo della collezione, perde tempo causando così l'attivazione del sistema di sicurezza che di conseguenza sigilla la casa. Porte e finestre sono impossibili da aprire e l'uomo rimane così intrappolato in questa lussuosa gabbia dorata che, da luogo paradisiaco, ben presto si trasforma in un vero e proprio inferno a cui sopravvivere. Ogni contatto con l'esterno sembra negato e così le ore si trasformano in giorni, i giorni in settimane e mesi in cui Nemo non può fare altro che guardare il mondo esterno da delle videocamere di sorveglianza e fare di tutto per mantenersi in vita mentre cerca di trovare una via di fuga.

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L'importanza dei dettagli

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Inside: Willem Dafoe in un'immagine

Nel film tutto sembra costruito per creare un senso di claustrofobia: le inquadrature nei momenti di maggiore crisi sembrano stringersi sempre più attorno ad un protagonista in difficoltà. I dettagli diventano importanti: una goccia di sudore, una mano tremante, lo sguardo disperato di Nemo che piano piano perde sempre di più la sua sanità mentale. In un film dove i dialoghi, per necessità di racconto, sono ridotti al minimo, sono proprio questi dettagli a mostrare ciò che le parole non riescono ad esprimere: la crescente disperazione, l'alternanza di scoramento e speranza, la rabbia e la frustrazione.

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Inside: Willem Dafoe in una scena del film

Per fare questo Willem Dafoe regge sulle sue spalle l'intero film, one man show di uno spettacolo tragico in cui è quasi sempre il solo personaggio a gestire il palcoscenico. Ed è così che, con l'avanzare della narrazione, la casa che lo tiene prigioniero muta insieme a lui, viene plasmata dalle sue mani diventando quasi uno specchio della sua mente, un luogo da cui sembra impossibile fuggire, in cui coltivare un'angoscia crescente quando ogni risorsa sembra esaurirsi, uno spazio che da luminoso e asettico diventa caotico e oscuro.

Il ruolo dell'arte

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Inside: Willem Dafoe in una scena

Mentre la storia di Inside corre verso un'escalation di disperazione, è la scrittura a venire meno in alcuni momenti chiave, rompendo la tensione e quindi il ritmo del film. È proprio il ritmo altalenante a penalizzare la suspense e di conseguenza la partecipazione emotiva dello spettatore che si ritrova ad assistere con poca empatia ad alcune scene particolarmente drammatiche. Quello che effettivamente cattura è la curiosità di capire se effettivamente tutta la vicenda che viene portata in scena nasconda un tema, una riflessione più o meno esplicita e voluta sul mondo dell'arte e sulla sopravvivenza individuale. Qual è il valore dell'arte quando c'è una vita in gioco? Può esserci arte nella distruzione? Da fonte di guadagno l'arte stessa diventa per Nemo talvolta un elemento di disturbo, talvolta una risorsa da decostruire, rompere e sfruttare, fino a raggiungere un significato quasi mistico ed esistenziale. Inside non è quindi un film che riesce a raggiungere tutti i suoi obiettivi, ma costituisce comunque un buon esordio per un regista con una visione interessante.

Conclusioni

Per concludere la nostra recensione di Inside, possiamo affermare che il film di Vasilis Katsoupis non riesce a convincere pienamente anche se offre un’interessante riflessione sull’importanza dell’arte e sulla sopravvivenza. Willem Dafoe regala un’interpretazione sentita di un uomo disilluso che si ritrova ad affrontare una situazione di prigionia imprevista e letale. Buone le scelte di regia sulle inquadrature, efficaci nel mostrare ciò che le parole non possono esprimere.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • Le inquadrature claustrofobiche, efficaci nel mostrare ciò che le parole non possono esprimere.
  • L’interpretazione di Willem Dafoe, sentita, mai fuori fuoco.
  • La riflessione sull’arte e la sua necessità.

Cosa non va

  • Una scrittura non sempre all’altezza della situazione.