Il miracolo che fecero Pete Docter e Ronnie del Carmen nel 2015 con Inside Out stette nell'essere riusciti a creare un film d'animazione in grado di rivolgersi a grandi e piccini riuscendo a trattare il tema della crescita (del cambiamento per la precisione) rifacendosi a delle teorie classiche della psicologia per spiegare il funzionamento della mente. Questo fu possibile grazie all'enorme capacità dei creativi Pixar di tradurre idee in immagini e l'attenzione alla componente scientifica.
La cura dello studio, in tal senso, è testimoniata dal coinvolgimento di consulenti specializzati non solo per la stesura della sceneggiatura, ma anche nel momento del doppiaggio in altre lingue. Tra l'altro molti professionisti hanno adoperato la pellicola come strumento terapeutico. Inside Out 2 continua con lo stesso spirito che ha mosso il capitolo precedente, cercando di replicarne il trionfo tramite la combinazione di accuratezza scientifica e qualità creativa.
Stavolta l'oggetto della narrazione è uno dei momenti di trasformazione più importanti dello sviluppo, ovvero l'ingresso nella pubertà con l'avvento delle emozioni complesse, la costituzione di un primo senso di Sé e un'esplorazione sulla composizione delle convinzioni, in particolar modo analizzati nel loro legame con i vissuti emotivi e l'inconscio. In questo articolo proviamo a leggere il sequel Disney Pixar con un occhio metodico, cercando di spiegare al meglio secondo una chiave psicologica gli elementi cardine di questo viaggio all'interno della mente di Riley.
Inside Out: emozioni primarie e complesse
Alcune nozioni base per partire con il nostro ragionamento in merito a Inside Out 2: in psicologia non si è ancora giunti (e probabilmente non c'è neanche tale ambizione) ad una definizione univoca di "emozione", quanto ad un'articolazione composta da varie teorie che hanno via via aggiunto dati per una comprensione più precisa e soddisfacente.
Ad oggi possiamo dire che le emozioni (o le "esperienze emotive") siano una risposta complessa e multidimensionale dell'organismo a stimoli (immaginari o reali), che si manifestano con specifici pattern di azioni e con modificazioni corporee misurabili. Esse prevedono una combinazione di diverse componenti: l'elaborazione cognitiva, la motivazione, il comportamento, le risposte fisiologiche e il vissuto soggettivo.
Le emozioni si differenziano in primarie (gioia, tristezza, rabbia, paura, disgusto e sorpresa), presenti in tutti i mammiferi, e secondarie (senso di colpa, invidia, vergogna ecc...), che nascono dalla mescolanza delle prime e modulano le interazioni sociali e dipendono dallo stile culturale di appartenenza. In sintesi, Le emozioni primarie sono innate e universali, riscontrabili in qualsiasi popolazione, mentre le secondarie si sviluppano con la crescita dell'individuo e con l'interazione sociale e variano quindi con la cornice culturale e l'esperienza singola.
Ricordi, emozioni ed inconscio
I ricordi rappresentano una parte essenziale del percorso di vita di ogni persona, perché ponti di collegamento col passato personale e con la storia familiare da cui si proviene, che contribuiscono a strutturare la personalità, oltre ad essere fortemente correlati alle emozioni e da queste stesse condizionati.
I ricordi vengono raccolti nella memoria, che però non è una riproduzione fedele degli accadimenti vissuti, né un vero e proprio archivio (nonostante le visioni più generaliste), quanto un continuo processo di riscrittura che crea una rappresentazione interiorizzata del vissuto, conservata in modo inconsapevole, fondamentale per creare la propria identità. Per questa funzione dei ricordi è fondamentale l'apporto delle emozioni. Come "emotivamente" sia stato vissuto un evento segna la differenza nel proprio sviluppo personale.
Non è raro che un ricordo legato ad un emozione particolarmente intensa rimanga impresso nella memoria a lungo termine oppure (in caso di vissuto estremamente negativo) venga registrato come traumatico e spostato nell'inconscio lasciando dietro di esso una traccia emotiva che ne impedisca l'affiorare nella coscienza. L'inconscio è, infatti, altamente connesso alle emozioni e la loro analisi, dato che il loro risorgimento è spesso la chiave di volta per acquisire delle consapevolezze importanti verso l'origine delle proprie convinzioni.
Il senso di Sé secondo la Pixar
Il Sé è oggetto di studio di tanti rami dalla psicologia (dalla generale a quella che si occupa di sviluppo) e, in sostanza, si può definire come l'insieme degli elementi ai quali gli individui ricorrono per autodescriversi e si divide in: Io (l'identità, la funzione che acquisisce i vissuti), Sé (ciò che il soggetto rappresenta per se stesso) e Il senso di Sé (che comprende l'autovalutazione che il soggetto fa di Sé). Inside Out 2 si concentra su questo terzo componente e lo fa basandosi in buona parte su due approcci classici della psicologia sociale statunitense provenienti dagli studi di George Herbert Mead e William James.
Il primo parlava di costruzione del Sé in tre fasi (Preparatory Stage, Play Stage e Game Stage) orientato verso la teoria che l'uomo formi se stesso tramite un continuo atto simbolico nato dalla relazione con l'ambiente, mentre il secondo è stato uno dei più importanti ad approcciarsi allo studio di questo costrutto mettendolo in relazione al concetto di autostima. Alla fine dell'Ottocento, precisamente 1890, nel libro Principles of Psychology, James definisce il Sé come la derivazione di "una costruzione personale attiva dell'individuo su di sé".
Lo studioso suddivide il Sé in "Me materiale" (dimensione comprendente tutto ciò cui si può fare riferimento come parte di sé), "Me sociale" (riconoscimenti che si possono ricevere dagli altri), "Me spirituale" (l'apparato degli stati di coscienza e delle facoltà psichiche) e "Me puro" (principio astratto di unità personale). Basandosi su questo modello James parla di autostima come il rapporto tra il Sé percepito di una persona e il suo Sé ideale, laddove il Sé percepito equivale al concetto di sé, mentre il Sé ideale è l'immagine della persona che si ambisce ad essere. L'ampiezza della discrepanza tra come ci vediamo e come vorremmo essere è un segno importante del grado in cui siamo soddisfatti di noi stessi. In altre parole, secondo la definizione di James, l'autostima sarebbe il risultato dei successi ottenuti realmente in corrispondenza delle aspettative e degli obiettivi posti dal soggetto.
Ansia e disturbo d'ansia
Appoggiandosi a questa visione in Inside Out 2 entra in scena l'ansia, giustamente vista dagli autori come una delle emozioni complesse fondamentali nella cornice teorica di riferimento perché applicata al contesto contemporaneo. Si sono però preoccupati di mettere in risalto una differenza fondamentale quando si parla di ansia, ovvero la differenza tra essa in quanto tale e il disturbo d'ansia.
L'ansia è un'emozione che tutti sperimentiamo e che, entro certi limiti, è estremamente utile. Essa comporta uno stato di attivazione dell'organismo quando una situazione viene percepita soggettivamente come pericolosa, per predisporlo a reagire efficacemente. Tutt'altro discorso è un'ansia definibile come patologica. Secondo il DSM-5 i disturbi d'ansia sono un insieme di disturbi psichiatrici che condividono tra loro una caratteristica comune: la presenza di una eccessiva paura che determina una serie di problematiche comportamentali associate, come ad esempio l'evitamento o gli aspetti fobici. Ci sono poi diversi tipi di disturbi d'ansia e nello specifico il film prende in esame un episodio che ne definisce uno in particolare, il disturbo da panico.
In Inside Out 2 una delle scene madri vede una rappresentazione dell'attacco di panico a sfondo prettamente psicodinamico perché prende in esame la possibilità che esso comprenda l'invasione delle fondamenta del senso di Sé di un individuo da parte di ricordi di vissuti emozionali traumatici provenienti dall'inconscio. In questa ottica esso acquisisce dunque un valore incredibilmente costruttivo perché permette all'individuo di trovare una strada per una maggiore autoconsapevolezza e, di conseguenza, gli presenta la possibilità di formare un nuovo senso di Sé, più adattivo e liquido, quindi in linea con la fase dello sviluppo che sta attraversando.