Orgoglioso e sorridente come non mai Riccardo Scamarcio ha incontrato questa mattina a Roma i giornalisti ansiosi di visionare il film italiano in concorso all'Un Certain Regard del Festival di Cannes. Al suo fianco il regista Stefano Mordini, l'attrice francese Marina Foïs, le sceneggiatrice Valia Santella e Francesca Marciano e la produttrice Viola Prestieri.
Pericle il nero, tratto dall'omonimo romanzo dello scrittore partenopeo Giuseppe Ferrandino, racconta la rocambolesca vicenda di un criminale affiliato alla camorra, costretto a scappare dopo aver ferito la persona sbagliata. La sua fuga non solo gli darà modo di incontrare una donna allo stesso modo sola e disperata ma gli offre una possibilità di sottrarsi allo squallore della sua esistenza e riscattarsi dall'umiliazione quotidiana.
Il regista Stefano Mordini è stato scelto da Riccardo Scamarcio, qui in veste non solo di protagonista ma anche di produttore insieme a Valeria Golino, Viola Prestieri e ai fratelli Dardenne. Il ruolo della co-protagonista è stato invece assegnato alla bravissima Marina Fois.
L'incontro con i giornalisti è servito all'attore pugliese per togliersi qualche sassolino dalle scarpe nei confronti di chi aveva sminuito la sua partecipazione al Festival più prestigioso al mondo, definendo l'Un Certain Regard "un concorsino".
Dalla pagina al grande schermo
Come nasce l'idea della trasposizione cinematografica del romanzo di Giuseppe Ferrandino?
Stefano Mordini: L'idea di portarlo sullo schermo è stata di Riccardo non mia. Avevamo voglia di fare un film insieme e lui ha pensato che questa fosse l'occasione giusta. Questa trasposizione in particolare mi è parsa subito molto complicato a causa di uno stile che ricorda molto la Beat Generation.
Fino a che punto siete rimasti fedeli alle intenzioni dello scrittore?
Lo spostamento da Napoli alla Francia è dovuto ad una mia precisa volontà ovvero evitare un approfondimento sulle dinamiche camorriste che non mi erano molto congeniali. Ho preferito collocare i personaggi in un non luogo, ricostruendo delle storie che nel libro erano solo accennate.
Tra realtà e finzione
Più che un film sulla criminalità il suo sembra un dramma sulla solitudine.
Sì, io non volevo realizzare il solito gangster movie che eleva la violenza a forma di eroismo ma raccontarne la miseria. Prima di realizzare il film ho studiato in modo approfondito tutta la storia della camorra e il risultato è che alcuni personaggi sono ricalcati sulle vite di criminali realmente esistiti. Per quanto riguarda la solitudine è un po' la mia ossessione, è stato facile ritrovarla nel libro e ci siamo limitati a cavalcarla.
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A che genere ascriverebbe Pericle il nero?
Amo da sempre insinuare il dubbio nella mente dello spettatore per cui ho cercato di attingere al noir, tramite la voce fuori campo, il look e l'animalità di Riccardo e la fotografia, per poi scardinarne gli stilemi classici. La parte finale è invece un eccesso di parole che serviva a raccontare una verità che non esiste e dare al contempo azione al racconto.
Ragazzi di vita
Riccardo com'è stato lavorare su un personaggio così sgradevole?
Riccardo Scamarcio: A parte l'incipit abbastanza fuorviante ("Io mi chiamo Pericle Scalzone...Di mestiere faccio il culo alla gente") tutto il film è incentrato sul divagare di quest'uomo, sulla sua fragilità e sulla sua personalità da adolescente candido. Ho trovato paradossale che un reietto della società, un uomo sgradevole agli occhi di tutti, considerato anche un po' cretino, si dimostrasse una persona con grande sensibilità e talento.
Quanto è stato difficile interpretare il doppio ruolo di attore protagonista e produttore?
Il lavoro da produttore è stato molto più difficile ma mi ha dato anche l'opportunità di seguire passo per passo lo sviluppo del film. Ho avuto modo di preparare questa interpretazione per ben due anni e questo non capita spesso. All'inizio io e Stefano abbiamo avuto una crisi perché non avevamo mai lavorato insieme. Quando abbiamo cominciato le riprese c'è stato un immediato affiatamento. Eravamo d'accordo su tutto e raramente mi è capito di collaborare con un regista con una tale conoscenza e un orecchio finissimo.
Ha definito il suo personaggio un reietto, si è mai sentito così nel corso della sua carriera?
L'amoralità di Pericle mi ha conquistato. Ho realizzato questo film per dare uno schiaffo al moralismo e dimostrare che Pericle, al di là delle apparenze e del suo involucro sgradevole, è un uomo sensibile e capace di amare. In quanto personaggio pubblico divento automaticamente un reietto della società ogni qualvolta viene trovato un pretesto per violare la mia vita e la mia persona.
Un sogno che diventa realtà
Cosa rappresenta per lei la presenza del film al Festival di Cannes?
Presentarvi questo film è la realizzazione di un sogno. Peccato che Valeria non possa essere con noi perché è a New York. Mi dispiace che non ci siano altri film italiani nella competizione ufficiale del Festival di Cannes ma non riesco a nascondervi la mia gioia. Essere selezionati dal Festival di Cannes è l'equivalente di vincere la Coppa del Mondo nonostante per qualcuno l'Un Certain Regard sia solo "un concorsino". Allo stesso tempo mi auguro che il pubblico venga incuriosito dal film e decisa di andarlo a vedere. Quanto a voi giornalisti spero vi sia piaciuto altrimenti vi aspetto fuori (ride, n.d.r.).
Marina, il suo è un personaggio femminile totalmente spersonalizzato. Com'è stato il confronto con questa donna?
Marina Fois: Non ho bisogno di riconoscermi nei ruoli per avere voglia di interpretarli. Non mi interessa avere tutte le risposte, mi piaceva il mistero della vita di questa donna che non ha un marito, cresce dei figli da sola, è impegnata quasi tutto il giorno a lavoro e trova comunque lo spazio per una sua libertà, come leggere un libro o accogliere Pericle.