Recensione Spring Breakers - Una vacanza da sballo (2012)

Il film di Korine è destinato a dividere in maniera netta ed inequivocabile. Per molti rimarrà semplicemente un videoclip pop con una certa tendenza al soft porn, ma in realtà è ben più che quattro belle ragazze che cercano di sconvolgere il pubblico: è l'espressione di una società e di una generazione che vive di immagini, suoni, superfici intorno ad un vuoto angosciante.

In vacanza per la vita

"Guardate tutta la mia roba" ripete con insistenza il gangsta rapper Alien brandendo due mitra e saltellando su un letto ricoperto di banconote. "Questo è l'American Dream". Le due ragazze in bikini osservano con interesse e ammirazione quest'uomo tatuato e dai denti d'argento, quest'uomo che sta appena confermando che il sogno di poter essere in vacanza per sempre, di vivere per sempre spensierate non solo è possibile ma è un loro diritto. E acciuffare questo sogno è più semplice di quanto si possa pensare: basta volerlo, crederci, lasciarsi andare, buttarsi a capofitto in qualsiasi avventura come fosse un film o un videogioco, senza conseguenze.


Secondo Harmony Korine, regista di Spring Breakers, il nuovo sogno americano non è più quello di raggiungere la felicità e la prosperità con determinazione e duro lavoro, ma quello di uno stile di vita che garantisca sempiterna spensieratezza, l'assenza di qualsiasi responsabilità o dovere. Si tratta di una rappresentazione non originalissima ma feroce della decadenza di una nazione intera e della vacuità e inconsapevolezza delle nuove generazioni, un atto di accusa forte che il regista realizza con le stesse "armi del nemico": stile videoclipparo, bombardmenti visivi con luci al neon e fluo, musica roboante, dialoghi e intere sequenze ripetute ossessivamente; perfino le musiche simbolo della cosidetta MTV generation di cui Britney Spears, qui utilizzata in un due occasioni, era stata un simbolo.

La storia prende il via con quattro ragazze di un college americano che in occasione del tradizionale "spring break" (le vacanze primaverili) sono pronte a partire per la Florida, meta preferita di quasi tutti gli studenti americani che vogliono divertirsi a base di alcool, droga e sesso libertino. Quando scoprono di non avere abbastanza soldi per partire, tre di loro improvvisano una rapina all'insaputa della quarta, più religiosa e timida, mostrando fin da subito il loro lato selvaggio e assolutamente privo di alcuna remora morale. Una volta arrivate a destinazione, la vacanza si dimostra esattamente quello che aspettavano, ovvero una serie di trasgressive feste che il regista filma in maniera ossessiva e voyeuristica: autenticate sfilate di corpi nudi e seminudi, fiumi e piogge di alcool, usi ed abusi di droghe, esperienze saffiche o di gruppo.

In mezzo a tante immagini dedicate al solo sfrenato divertimento, nel film emerge però una malinconia di fondo, una malinconia che per le ragazze è legata all'inevitabile ritorno a casa. E' qui che entra in gioco Alien: quando ad una festa qualcosa va storto e le quattro giovani finiscono in galera, il carismatico gangsta paga loro la cauzione e le introduce ad un mondo in cui lo Spring Break non deve necessariamente finire, ma può andare avanti per sempre. A quel punto la malinconia si traduce in un senso di colpa, l'incosapevolezza in consapevolezza, e attraverso lunghe telefonate a casa, sapientemente ed ironicamente alternate a momenti di completa perdizione, vengono fuori le promesse di una vita migliore, una vita più regolata e non dedicata solo al divertimento. Promesse vuote che rispecchiano ancora una volta quelle di un'intera generazione, che vengono ostinatamente riproposte e che verranno contraddette una volta per tutte anche nel surreale finale.

Il film di Korine è destinato a dividere in maniera netta ed inequivocabile: per molti rimarrà semplicemente un videoclip pop con una certa tendenza al soft porn, una vuota provocazione basata solo sulla scelta di prendere alcune (ex) reginette della scuderia Disney e farne della bad girls. E bisogna ammettere che terminato il film la tentazione di prenderlo alla leggera è certamente forte, perché il regista spinge talmente tanto il pedale su questa estetica pop e coloratissima che finisce quasi col nascondere i contenuti e i temi del film sotto la bella fotografia e lo strepitoso montaggio. Ma il film è certamente più che quattro belle e brave ragazze che cercano di sconvolgere il pubblico con sesso a tre e fellatio mimate, così com'è certamente più di un brillante e divertente James Franco che gigioneggia e si ritaglia un ruolo davvero cult tra ballate della Spears eseguite al piano e divertenti battute da dizionario rap. Spring Breakers è l'espressione di una società e di una generazione che vive di immagini, suoni, superfici intorno ad un vuoto angosciante.

Movieplayer.it

4.0/5