Recensione Neverland - Un sogno per la vita (2004)

Marc Forster è riuscito a trovare un magico equilibrio, non debordando mai (se non per brevi tratti) nella lacrima facile.

In fuga verso la felicità

Non era un'impresa semplice raccontare qual è stata la molla che ha spinto J.M. Barrie a ideare Peter Pan. Viaggiare per un intero film sempre il bilico tra realtà e mondo fantastico era un percorso pieno di rischi, soprattutto se aggiungiamo le strazianti vicende della vita reale. Marc Forster, in una prova certamente più riuscita del pur discreto Monster's Ball - L'ombra della vita, è riuscito invece a trovare un magico equilibrio, non debordando mai (se non per brevi tratti) nella lacrima facile.

Il protagonista della storia è dunque lo scrittore e drammaturgo scozzese di successo James M. Barrie (Un Johnny Depp ancora ad altissimi livelli), reduce da qualche flop di troppo. Ma una passeggiata nei giardini di Kensington lo porterà a contatto con la famiglia Llewelyn Davies, ovvero quattro bambini orfani di padre e la loro madre (Kate Winslet). Nascerà un'amicizia particolare e Barrie si troverà a passare intere giornate con i bambini, viaggiando spesso con la fantasia e prendendo piano piano l'ispirazione per creare Peter Pan. Sarà particolarmente il piccolo Peter (un Freddie Highmore da applausi), il bambino tra i quattro che meno ha metabolizzato la morte del padre, a ispirarlo per una commedia che avrà un grande successo.
Il rapporto però finirà nella morsa della nonna dei bambini (Julie Christie), che disapproverà totalmente la compagnia di Barrie, e di sua moglie (Radha Mitchell), che vedrà allontanarsi sempre di più suo marito.

Lo script di David Magee, ispirato all'opera teatrale di Allan Knee, funziona quasi sempre con tempi perfetti, e Forster lo asseconda con una regia mai banale, che si concede solo un paio di scivoloni. Ai bravissimi e già citati Johnny Depp e Kate Winslet, va aggiunto anche Dustin Hoffman, che con poche frasi riesce a delineare un direttore di teatro ironicamente coraggioso.
Il quadro totale che ne risulta è un inno all'immaginazione, una continua e urgente necessità di sognare, un bisogno di fuga verso la felicità e un'isola che non c'è. Non per sfuggire alla realtà, ma per riuscire ad affrontarla meglio. Una realtà molto dura, visto che il contesto sociale inglese di inizio '900 mal sopporta l'amicizia di un uomo sposato con una vedova con quattro bambini, che fra l'altro finirà ben presto per ammalarsi gravemente.

Una fiaba toccante, che riesce a commuovere con molto garbo. E grazie alla quale il triste rito marzulliano "I sogni aiutano a vivere meglio" acquista tutto un altro spessore.

Movieplayer.it

4.0/5