Cominciamo questa recensione di Immigration Nation, la docuserie Netflix dedicata al fenomeno dell'immigrazione - in tutte le sue forme - negli Stati Uniti, con un necessario passo indietro. Il documentario in sei episodi ha infatti fatto molto parlare di sé ancor prima della sua distribuzione: la rappresentazione che fa delle politiche migratorie adottate dall'amministrazione Trump aveva spinto, nei mesi passati, l'entourage presidenziale a far di tutto per censurarne alcune parti e per ritardarne l'uscita a dopo le elezioni. A visione ultimata della serie, che è arrivata senza tagli sulla piattaforma streaming, non fatichiamo a capire perché: pur cercando di rappresentare la situazione in maniera più obiettiva possibile, i registi Shaul Schwarz and Christina Clusiau si spostano infatti da entrambe le parti della barricata - sia da quella degli agenti dell'ICE che da quella dei migranti che cercano legalmente ed illegalmente di entrare negli Stati Uniti -, l'idea che ci facciamo di come le autorità statunitensi stiano gestendo la situazione è tutt'altro che lusinghiera.
Dal business delle prigioni alla separazione forzata tra membri della stessa famiglia (la storia della signora anziana, Berta, che cerca di passare la frontiera legalmente per salvare la vita a lei e alla sua nipotina è qualcosa di assolutamente straziante), dall'impossibile trafila burocratica che migliaia di persone - anche chi vive da decenni negli States - sono costrette ad affrontare, all'arbitrarietà con cui la gran parte di loro, pur possedendo tutti i requisiti per restare, viene rimpatriata: tutte queste tematiche e situazioni, solo alcune tra le tante che vengono trattate, non potranno che aprirci gli occhi su una realtà estremamente complessa e difficile, che forse, visto dove ci troviamo nel mondo, conosciamo solo in maniera estremamente superficiale.
Dal mondo degli agenti dell'ICE a quello dei migranti
Il pregio più evidente di Immigration Nation è la vastissima rappresentazione che riesce a dare del fenomeno: Shaul Schwarz e Christina Clusiau hanno ottenuto di poter seguire agenti dell'ICE di New York, Charlotte, del Nord Carolina e della frontiera, a Tucson in Arizona; sono riusciti inoltre ad entrare in carceri ed istituti di detenzione, in particolare in quello che si trova al confine con il Messico, ad El Paso. La troupe si è spostata dagli uffici dei burocrati che (con malcelato piacere) comunicano alle persone che verranno rimpatriate alle macchine degli agenti che fanno le retate nelle abitazioni e che si muovono, senza alcuna vergogna ad ammetterlo, ai limiti della legalità. Quello che più ci ha colpito sono proprio loro, i membri dell'ICE, che scherzano freddamente sull'accento o sui nomi delle persone che ogni giorno gli passano davanti, a cui importa solo il numero di arresti e di rimpatri effettuati.
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Immigration Nation, però, sposta spesso e volentieri l'attenzione proprio sui migranti, seguendone le storie da vicino, e trasportandoci (in certi casi nostro malgrado, visto quanto certe vicende siano dolorose) nelle loro vite. Durante i sei episodi del documentario impariamo a conoscere la già citata Berta, che viene rinchiusa per più di un anno in un centro di detenzione, ma anche il padre di famiglia che viene rispedito ad El Salvador dopo aver collaborato con la polizia di New York nella guerra alle gang, l'adolescente che pur aver vissuto per tutta la vita negli States viene mandato in Messico dopo essere stato fermato da una pattuglia stradale per un controllo e i genitori separati dai propri figli per mesi senza aver di loro alcuna notizia. Tutte queste persone che vengono chiamate "collaterals", coloro che pur non avendo commesso alcun crimine, che cercano in molti casi di affrontare tutto il processo legalmente, vengono comunque rispedite indietro. Il dito viene chiaramente puntato contro l'amministrazione Trump, che a differenza di quella di Obama ha spostato l'attenzione dai singoli casi (prima si perseguivano principalmente coloro che avevano compiuto dei crimini, cercando di venire incontro ed aiutare chi invece desiderava solamente una vita migliore) ai numeri e all'importanza di ottenere subito risultati evidenti, deumanizzando le migliaia di persone che arrivano, ogni anno, negli Stati Uniti.
Un documentario che non volevano farci vedere
Secondo il New York Times, l'ICE si aspettava inizialmente che il focus del documentario sarebbero stati gli agenti e le difficoltà che ogni giorno si trovano ad affrontare. Dopo aver scoperto che molta attenzione sarebbe stata invece data anche ai migranti (e dopo essersi resi conto di come i membri dell'agenzia federale apparivano mentre svolgevano il loro lavoro), l'amministrazione Trump ha cercato di censurare alcune parti della serie, minacciando un'azione legale contro i due registi, e di ritardarne la distribuzione a dopo le elezioni del 2020. Non fosse stato per l'avvocato di Schwarz e Clusiau, che è riuscito a proteggere il loro lavoro, molte delle parti più controverse di Immigration Nation non avrebbero visto la luce su Netflix, ed il montaggio che avremmo visto avrebbe forse trasmesso un messaggio molto diverso da quello dell'originale.
I sei episodi che compongono Immigration Nation si vedono velocemente e sono capaci di catturare e coinvolgere - in particolare i primi tre - anche spettatori che, come noi, conoscono la situazione solo "a distanza" ed in maniera superficiale. A stupire è come il resoconto di una realtà così lontana ci abbia potuto colpire così profondamente e, forse, questo documentario potrebbe spingerci a valutare ciò che invece ci è più familiare in maniera diversa, aiutandoci a vedere certe situazioni con altri occhi.
Conclusioni
Concludiamo questa recensione di Immigration Nation sottolinenando quanto la visione di questa docuserie Netflix sia stata, anche per noi che conosciamo la situazione narrata solo a distanza ed in maniera superficiale, un vero pugno allo stomaco. I registi Shaul Schwarz e Christina Clusiau ci hanno trasportato nel mondo dell’ICE, l’agenzia federale che negli Stati Uniti si occupa di immigrazione, e nelle vite dei migranti, sia di coloro che cercano di entrare nel paese legalmente che illegalmente. Una visione che, ve lo possiamo assicurare, resterà con noi molto a lungo.
Perché ci piace
- La rappresentazione precisa e completa che viene data del fenomeno dell’immigrazione degli Stati Uniti.
- Le numerosissime testimonianze che vengono inserite nei sei episodi della docuserie.
Cosa non va
- Non tutti gli episodi, pur restando sempre molto interessanti, catturano allo stesso modo.