Ancora un paesaggio che sembra ritrarre il Purgatorio, se non l'Inferno, e una marcata simbologia religiosa per Edoardo De Angelis, che torna in sala con Il vizio della speranza, al cinema dal 22 novembre, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma dove ha vinto il premio del pubblico, per poi bissare al Tokyo International Film Festival, dove il film - qui potete leggere la nostra recensione de Il vizio della speranza - ha ottenuto i riconoscimenti alla miglior regia e alla migliore attrice protagonista.
Maria lavora per una donna che gestisce un traffico di bambini: il suo compito è quello di traghettare donne incinte, insieme al suo fedele pitbull. Senza sogni, senza ambizioni, con un passato oscuro, Maria sembra un'anima in pena che affronta un giorno alla volta. Quando la vita, Dio, o chi per lui, le dà una speranza, la sua esistenza cambia e niente può più essere come prima. Affidandosi al volto senza tempo di Pina Turco, che sembra una donna d'altri tempi e una moderna insieme, sua compagna anche fuori dal set, Edoardo De Angelis parla del "vizio della speranza" appunto, della capacità della vita di vincere contro ogni squallore e ingiustizia, come ci ha detto di persona proprio alla Festa del Cinema di Roma: "La vita non può conoscere alcuna forma di barriera: è così prepotente che rompe il limite anche della disperazione. È il peggior nemico della disperazione la vita che si tramanda."
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La musica come forma di liberazione
La musica è sempre centrale nei film di De Angelis, come in Indivisibili, dove le gemelle protagoniste, interpretate da Angela Fontana e Marianna Fontana, sono due cantanti: ancora una volta la colonna sonora è affidata a Enzo Avitabile, un sodalizio che si fa sempre più forte: "Le note di Enzo sono strettamente legate alle parole del copione, il suo ritmo è il ritmo del film, così come le note distese rappresentano i momenti di distensione del film" ci ha spiegato il regista, proseguendo: "Non riesco a immaginare questo film senza le sue note, perché sono cresciute insieme al racconto e alla messa in scena: sono note nuove e al tempo stesso hanno una relazione molto stretta col passato. In particolare abbiamo usato delle sonorità sacre e degli strumenti molti antichi: volevamo evocare qualcosa di antico. Quando qualcosa di antico è valido ancora oggi vuol dire che è eterno."
Anche Pina Turco, come il suo personaggio, spesso si affida alla musica per superare i momenti difficili: "In quelle occasioni ascolto la musica dell'adolescenza: Gigione, Tony Tammaro... mi riportano a un momento nel quale tutto magari non era spensierato, anzi, l'adolescenza è un momento di grandissimo dolore, ma è come se mi riprendesse per le orecchie e mi riportasse a qui ed ora. Adesso che ho un figlio però questa cosa capita molto poco, perché, oltre al miracolo della nascita, quando diventi madre c'è un bilanciamento della tua vita, che non ti permette di andare altrove. E per una donna che fa il mio mestiere è veramente una benedizione."
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La scena post credits, come nei film della Marvel
Una scelta interessante de Il vizio della speranza è quella di mostrare una scena dopo i titoli di coda (siete avvisati!), proprio come nei film della Marvel: "È un finale aperto: anche in questa scena c'è un ossimoro, perché dovrebbe rappresentare una chiusura al racconto e invece lo apre. È una scena volutamente simbolica, ma non vogliamo decidere noi quale sia il significato di questo simbolo. Mi piace che chi guarda il film, alla fine, vedendo quella scena, trovi la sua chiave di lettura del racconto. Un uomo in Israele mi ha detto che secondo lui l'uomo è Dio: mi piace questa idea. È possibile che Dio sia qualcuno che ti rimbocca le coperte mentre dormi?"
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