Mirna è una giovane donna sudamericana in cerca di un posto nel mondo, un posto che non deve essere necessariamente bello o interessante, ma profondamente suo. La ricerca la porterà ad abbandonare Buenos Aires e la compagna Monica per mettersi in viaggio, zaino in spalla, esplorando il confine andino che separa Argentina e Cile. Mirna è anche l'ultimo, poetico, lavoro di Corso Salani, apprezzato interprete (tra i suoi lavori Muro di gomma e Nel continente nero di Marco Risi), regista raffinato e sperimentale in cerca di una nuova via. Mirna è un viaggio, ma anche una dichiarazione d'amore dell'occhio della camera alla fragile e volitiva protagonista, interpretata dall'esordiente argentina Magalì Lopez che, nel corso del tragitto emozionale, instaura un legame di fascinazione con la macchina da presa. Mirna è infatti l'unico personaggio in scena e su di lei ricade tutto il peso della dimensione visiva. Nonostante l'inesperienza, la Lopez riesce a sostenere con naturale intensità la vicinanza amorosa della camera a mano che la sfiora, la insegue, ne accarezza il giovane corpo mentre la voce dell'amante abbandonata Monica (Anita Kravos) rievoca la loro storia d'amore prematuramente interrotta a causa dell'irrequietezza di Mirna.
Come spiega l'appassionato Corso Salani "mentre giravamo non c'era una sceneggiatura vera e propria, ma il film è nato giorno per giorno, in due settimane e mezzo di riprese nelle Ande". L'attenzione alla sua protagonista, quel suo non staccarsi quasi mai dal suo corpo e dal suo volto creando una corrispondenza amorosa - ma mai voyeristica - tra l'oggetto filmato e l'istanza narrante è qualcosa di cui lo stesso regista sentiva la necessità. "Ho deciso di occuparmi dell'immagine personalmente mettendomi in camera perché non avrei mai potuto realizzare questo film avendo qualcuno che filmava al posto mio. La ricerca e la cura nell'immagine dipendono in realtà dalla vicinanza all'attrice. Magalì recita con una controparte guardandola spesso negli occhi e quella controparte, di fatto, sono io. Nel film non appaio mai, ma ciò non mi ha impedito di essere presente". Selvaggio e suggestivo, libero e portatore di uno sguardo documentaristico non solo sulla protagonista Mirna, ma anche sui luoghi in cui è ambientata la pellicola, Mirna riesce a catturare l'attenzione dello spettatore che non stacca mai lo sguardo dalla dolce protagonista pur mettendo in campo pochi e selezionati ingredienti. "L'idea del film è nata durante l'anno che ho trascorso a Buenos Aires. La mia indagine sulla figura femminile in questo caso è passata attraverso il racconto di un amore omosessuale, ma non mi sono ispirato né a una storia vera né a fonti precise. Mi sono rifatto principalmente all'immagine dell'amore omosessuale tra donne fornita da cinema e letteratura, ma mentre giravo il film mi sono dimenticato che stavo parlando di due donne. Ciò che davvero mi interessava era esplorare un mondo".
Un mondo fatto di piccole cose, attimi di sensualità, teneri ricordi e fughe da un presente che non ci rappresenta. "E' difficile considerare Mirna un personaggio e capire a fondo il confine tra finzione e realtà" prosegue Salani. "In alcuni momenti ero
talmente assorbito dalle riprese e dal rapporto con Mirna/Magalì che parlavo con lei senza neanche rendermene conto. Quando poi sono arrivato al montaggio mi sono trovato a dover tagliare delle parti. Altre sequenze, come quella della lettera in cui Mirna piange, non erano previste. Magalì non doveva piangere, ma l'emozione sorta davanti la macchina da presa era così vera che ho deciso di modificare l'idea iniziale spezzando in più parti il suo monologo e mantenendo quelle lacrime". Un lavoro così sentito, la cui forma sfiora l'ambito del cinema più sperimentale e meno mainstream ha bisogno di un'accurata distribuzione, che ne valorizzi la natura e l'indipendenza (ricordiamo che il film è stato prodotto dallo stesso regista con la sua Vivo film in collaborazione con la Svizzera Ventura film). In tal senso Salani è molto fiducioso e ci confida che il lavoro è già stato acquistato da Rai Tre e dalla televisione svizzera, ma ci auguriamo di vedere un'opera così viva e così fuori dai soliti schermi nelle sale al più presto.