Se la terza stagione de Il trono di spade conferma la caratteristica delle prime due, quella di fare del nono e penultimo episodio il climax assoluto del ciclo, il consiglio per la prossima settimana è di prepararvi a qualcosa di grosso. Nel frattempo l'ottavo episodio della stagione, questo Second Sons, è tutt'altro che un filler; si tratta anzi di un episodio equilibrato e godibile che si concentra su tre sole storyline sviluppandole in maniera egregia: una si svolge ad Approdo del Re (Tyrion e Sansa), una a Essos (Daenerys) e la terza a Roccia del Drago (Gendry e Stannis).
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Cersei è mica tanto più diplomatica del fratello nei suoi rapporti con i Tyrell. Il fidanzato Loras, che tenta un timido approccio, non viene degnato di una risposta minimamente civile; alla quasi nuora Margaery la regina dai capelli d'oro ricorda con fare intimidatorio la storia della casata dei Reyne di Castamere, spazzata via per aver tentato di rivaleggiare coi Lannister, prima di minacciarla di farla strangolare nel sonno se si azzarda a chiamarla sorella.
Se Joffrey è più spregevole che mai, e Cersei regalmente villana, a riabilitare la famiglia ci pensa ovviamente Tyrion, che nonostante la molesta ubriachezza e il perentorio ordine paterno di mettere al più presto un piccolo Lannister dentro Sansa, e pur ammirando la bellezza della giovanissima sposa, sceglie di rispettare i suoi sentimenti e le dice che dormiranno insieme solo quando sarà lei a volerlo. E quando la fanciulla suggerisce che quel momento potrebbe non arrivare mai, il Folletto sembra rassegnarsi al celibato riecheggiando il solenne giuramento della Guardia della Notte: "And now my watch begins". Shae permettendo.
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Tre scenari principali, come abbiamo visto, ma non mancano un paio di parentesi provenienti dalle altre storyline; se con Jon, Bran, Robb, Jaime e Brienne l'appuntamento è rimandato, incontriamo brevemente per lo meno Arya, che apre l'episodio, e Sam, che lo chiude brillantemente. Arya è prigioniera del Mastino, che però non sembra affatto un sequestratore particolarmente crudele, se si vuol sorvolare sulla minaccia di tagliarle le mani se non riesce ad ucciderlo. Sappiamo bene che a Sandor Clegane non conviene tornare ad Approdo del Re dopo la sua fuga durante la battaglia delle Acque nere, ma comunque ci sembra di leggere una toccante attenzione nei confronti della piccola Stark nel fatto che, invece di consegnarla ai Lannister, la voglia portare a mamma e fratello (dietro ricompensa), che sono in procinto di "festeggiare" le nozze di Edmure Tully alle Torri Gemelle dei Frey, e che la consideri sotto la propria protezione, come la sorella Sansa da lui salvata dalla folla ad Approdo del Re durante il corteo per la partenza della principessa Myrcella per Dorne.
A Samwell tocca il finale, ancora una volta di grande effetto: lui e la sua protetta Gilly cercano riparo per la notte e discutono di possibili nomi per il figlioletto di lei, incuranti della minaccia tangibile che sta per piombare su di loro, e che viene rappresentata, hitchcockianamente, dai corvi che si allineano nei pressi della capanna in rovina in cui cercano di accendere il loro temporaneo focolare. Un Estraneo è sulle tracce del figlio di Gilly, il sacrificio sfuggito ai tremendi umanoidi delle terre selvagge del Nord: ma Sam avrà il sangue freddo di mettere mano alla lama di ossidiana, e rivelarci così un metodo spettacolosamente efficace per uccidere i più temibili nemici di Westeros.
E ora, dopo la pausa del Memorial Day, ci aspetta l'atteso nono episodio, The Rains of Castamere, dal quale possiamo proababilmente attenderci una gestione simile a quella di Second Sons, con una maggiore attenzione dedicata ad alcune storyline. Su quali mura cadranno le tragiche piogge di Castamere?