Il trono di spade: il commento all'episodio Il coraggio di pochi

La storyline della Barriera, con protagonisti Jon Snow, Sam Tarly e gli altri Guardiani della Notte minacciati dall'assalto dei Bruti, è stata piuttosto marginale in questa stagione de Il trono di spade. Fino ad ora.

Avete udito narrare gli eventi della Lunga Notte, solo i Guardiani della Barriera tra gli innocenti dei Sette Regni e gli orrori dell'inverno perenne. Avete sentito esaltare il loro coraggio, la loro dedizione, il valore con cui da millenni i confratelli affrontano le scorribande dei Bruti e gli assalti di creature da leggenda, giganti, mammuth e altri mostruosi portenti. E avete sentito lamentare lo smagrire dei loro ranghi, l'abbandono dei loro avamposti sui 482 chilometri della Barriera, il disinteresse e lo spregio di Approdo del Re, la decadenza della loro missione proprio nel momento in cui la minaccia che incombe su Westeros è la più nera e la più angosciante.

Avete sentito, e ora avete visto.

Il trono di spade ci ha abituato a un momento climatico in corrispondenza del nono episodio, tradizionalmente il penultimo di ogni stagione. La prima stagione aveva visto compiersi a questo punto il destino di Ned Stark; la seconda la grande battaglia tra la flotta del pretendente al trono Stannis Baratheon e le difese della Capitale; nella terza si era consumata la tragedia sacrilega delle Nozze Rosse. Questa volta l'azione dell'episodio più importante si sposta a Nord, il fronte più importante del mondo delle Cronache del ghiaccio e del fuoco, perché quella che di fronte ai Guardiani della Notte è l'unica nobile battaglia, l'unica guerra cui le genti di Westeros dovrebbero rivolgere il loro pensiero e le loro preghiere. Non c'è ambizione, rivalità, odio, avidità al cuore della battaglia che abbiamo visto combattere in Il coraggio di pochi (The Watchers on the Wall), solo disperazione.

Due assedi

Il trono di spade: una scena dell'episodio The Watchers on the Wall
Il trono di spade: una scena dell'episodio The Watchers on the Wall

Visto anche il fatto che D.B. Weiss e David Benioff, showrunner e sceneggiatori di questo episodio, abbiano richiamato per curare la regia di The Watchers on the Wall Neil Marshall, acclamato timoniere de L'assedio, è naturale l'impulso a confrontare questo episodio con il nono della seconda stagione, interamente dedicato a a quella spettacolare battaglia tra mare, terra e altofuoco in cui culminavano i mesi che avevano stretto nel terrore Approdo del Re e la straordinaria parabola di Tyrion Primo cavaliere: di fatto il climax concludeva la storyline più cospicua e potente dell'intera seconda stagione dello show, quella popolata da un gran numero di personaggi le cui sorti erano vicine al cuore degli spettatori. Nella quarta stagione, la storyline di Castello Nero è stata marginale: i personaggi centrali che l'animano, Jon Snow e Sam Tarly, hanno avuto sorti altalenanti, con qualche trovata non del tutto riuscita dal punto di vista narrativo. Inevitabile che, di conseguenza, l'impatto emotivo di The Watchers on The Wall non sia paragonabile, per gran parte degli spettatori, a quello de L'assedio.

Avrebbe giovato forse alla teleplay di questo episodio qualche riferimento in più all'importanza di questa battaglia, uno dei momenti cruciali dell'intero ciclo martiniano; sarebbe stato utile ricordare le ragioni dell'esodo e della frenesia del Popolo Libero, braccato a Nord dagli Estranei ormai inarrestabili, strozzato a sud dalla Barriera. Sarebbe stato fruttuoso ricordare la necessità delle resistenza della Guardia della Notte, baluardo che si frappone tra i "civili" Sette Regni e il caos delle lande settentrionali.
Ma non era necessario. Non per chi aveva udito, e adesso ha visto; perché l'atmofera di The Watchers on The Wall è pervasa di questo vissuto e di questo narrato, lo sguardo di Marshall verso il meridione e la sua pace illusoria e verso il settentrione e la sua furia è eloquente e lucido, e Kit Harington è chiamato a caricarsi tutto il peso e la malinconia di una guerra combattuta contro il nemico sbagliato, un nemico che, in un'altra vita, abbiamo amato.

Il trono di spade: Neil Fingleton nell'episodio The Watchers on the Wall
Il trono di spade: Neil Fingleton nell'episodio The Watchers on the Wall

Apologia di Jon Snow

Il trono di spade: Kit Harington e Rose Leslie nell'episodio The Watchers on the Wall
Il trono di spade: Kit Harington e Rose Leslie nell'episodio The Watchers on the Wall

Non è uno dei personaggi più popolari delle Cronache del ghiaccio e del fuoco, Jon Snow, e ancor meno lo è per gli spettatori de Il trono di spade. Troppo puro, troppo generoso, troppo eroico rispetto, ad esempio, all'irriverente, sboccato e vizioso Tyrion Lannister, o alla letale e vendicativa Arya Stark, o ancora al tenebroso e tormentato Sandor Clegane. Jon è uno dei protagonisti della saga che "soffrono" di una psicologia meno moderna rispetto ai beniamini delle masse, che hanno tratti più accattivanti e vivono vicende più esaltanti. A Jon toccano i voti, gli stenti, e un incarico oscuro nei ranghi della Guardia della Notte. Ma in storie come questa non si può certo fare a meno degli eroi, qualcuno deve portare il vessillo dei valorosi senza macchia, e abbracciare i compiti e i sacrifici cui nessun altro si farebbe carico. E qualcuno deve pure amare Jon Snow.

Noi lo amiamo. Lo amiamo per quelle oscure origini che non l'hanno mai indotto a odiare i fratelli e il padre, e nemmeno Lady Catelyn, che lo trattava con crudele freddezza; lo amiamo per quella promessa che Ned non ha potuto mantenere, per quel segreto che un giorno conosceremo; lo amiamo per il suo sogno di fare la differenza sulla Barriera, la sua unica possibilità di realizzarsi in quanto bastardo privato anche della speranza di diventare un cavaliere; lo amiamo perché ha difeso e salvato Sam Tarly senza preoccuparsi dei nemici che si faceva; lo amiamo perché diventa un uomo, diventa un leader quasi suo malgrado ma non si sottrae al suo destino; lo amiamo per quell'umanità a cui non ha potuto negarsi nel rompere i suoi voti e cedere alla seduzione di Ygritte, che a sua volta ha amato, sopra ogni cosa, la sua ingenuità.

Lo amiamo per quell'amore affamato, giovane e rabbioso che ha vissuto con la sua guerriera baciata dal fuoco, che ha visto in The Watchers on the Wall un tragico, toccante e romantico epilogo.

Per un passaggio tra il ghiaccio e il cielo

Il trono di spade: Hannah Murray e John Bradley nell'episodio The Watchers on the Wall
Il trono di spade: Hannah Murray e John Bradley nell'episodio The Watchers on the Wall

Jon/ Kit è l'anima tragica di The Watchers on The Wall, ma Sam non è una spalla in secondo piano. Il codardo, ciccione, topo da biblioteca affronta le frecce degli uomimi di Tormund e Styr, conforta il moribondo Pyp, mantiene la promessa fatta alla sua Gilly, che finalmente riesce anche a baciare; la verità è che gli eroi di questo episodio sono molti, da Grenn che muore gridando il giuramento della confraternita per difendere il tunnel, a Ser Alliser che risveglia l'audacia nei suoi derelitti e fronteggia il feroce Styr, a Tormund che combatte fino alla fine con tre frecce in corpo, al gigante che esplode di rabbia e dolore per la morte del suo sodale, fino al ragazzino che sopravvive alla carneficina per uccidere Ygritte. Sono tutti disperati e sono tutti eroi (beh, fatta eccezione per Janos Slynt) sull'uno e sull'altro fronte; non bastano l'abbondanza di idee visive, l'azione trascinante a coprire il battito dei loro cuori, la loro ansia di vita o di morte.

The Watchers on the Wall è molto diverso da L'assedio anche nelle scelte di messa in scena: alla spettacolarità delle esplosioni e alla maestà delle mura della Fortezza Rossa replica il mistero dell'immensa Barriera di ghiaccio, la profondità che toglie il fiato dell'orizzonte cui si contrappone l'angusta trappola di Castello Nero, che lo sguardo di Mashall esplora inesausto ed empatico mentre si consuma, cieca, insensata, orrenda, la carneficina. Nel suo scenario e nelle sue dinamiche la sequenza della battaglia può ricordare forse l'assedio al Fosso di Helm ne Il signore degli anelli - Le due torri, ma se la evoca è più che altro perché è quasi altrettanto bella. La battaglia di Castello Nero è debitrice soltanto a George R.R. Martin e alla sua mente incandescente e funesta, a due pazzi showrunner, e ad un regista visionario, ed è già storia della televisione.

Il trono di spade: una scena della battaglia nell'episodio The Watchers on the Wall
Il trono di spade: una scena della battaglia nell'episodio The Watchers on the Wall

What's Next?

Se è capitato in passato che il decimo e conclusivo episodio di una stagione de Il trono di spade fosse anticlimatico a causa della portata del predecessore, la sensazione è che questa volta non sarà così. Dai proclami degli autori, dai proverbiali rumor e anche da quanto possiamo immaginare conoscendo i romanzi di Martin, si evince che The Children sarà un altro episodio da ricordare.

Conclusione

Un episodio che lascia letteralmente senza fiato per il dinamismo dell'azione e l'abbondanza delle idee profuse nella regia; la teleplay avrebbe potuto essere più puntuale, ma in tal caso l'avremmo vista bersaglio di accuse di eccessi nell'esposizione. Marshall, Benioff e Weiss puntano al cuore degli eventi e dei personaggi, lasciano che sia il grido di battaglia di un esercito di reietti, la corsa spavalda di un Sam che ha di nuovo paura perché qualcuno lo ama (ma, ricordate, è solo avendo paura che si può dimostrare coraggio), lo sprone disperato di Edd che vede i suoi fratelli andare a morire nelle viscere della Barriera, la smorfia di dolore di Jon Snow che chiede se altri abbiano un piano migliore a raccontare l'essenza di questo momento decisivo de Il trono di spade. E il loro successo è assoluto.

Movieplayer.it

5.0/5