Quello di Forte orientale non era un compito facile. Nell'episodio precedente, Spoglie di guerra, abbiamo assistito a una delle battaglie più spettacolari ed emozionanti dell'intero corso dello show, per non dire della storia della televisione, e abbiamo anche ammirato uno degli episodi più organici, coesi e narrativamente efficienti dell'era post martiniana (chiusasi con la quinta stagione con l'esaurimento della fonte letteraria e la necessità di far procedere la storia).
Eastwatch ci deve portare così dalla fine della battaglia dell'Altopiano ad una folle e disperata missione oltre la Barriera; deve gestire tutti o quasi i personaggi rimasti in gioco - mancano giusto i Greyjoy, Missandei e Verme grigio - ed elaborare nuove dinamiche e nuove interazioni, disegnando una nuova strategia soltanto suggerita dalla stagione fino ad ora. Ci riesce nella maniera migliore possibile.
Questa teleplay di Dave Hill, infatti, è una ricca e brillante miniera di gioie per i fan de Il trono di spade e delle Cronache del ghiaccio e del fuoco che riescano a superare il rovinoso handicap del fondamentalismo letterario. Ma è soprattutto una sceneggiatura che ha il polso della storia nella sua interezza e del background dei suoi personaggi: i loro trascorsi, le frequentazioni di un'altra vita; gli antichi rancori, le nuove lealtà. Il risultato è un episodio dal grandissimo ritmo, ricco di momenti emozionanti e significativi, seppur brevi, e infinitamente soddisfacente.
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La stessa deliziosa naturalezza del fluire dei fatti di ieri nell'oggi alla vigilia di una catastrofe è utilizzata per fornire agli spettatori e a un (per ora) ignaro Sam Tarly un'informazione molto interessante: una delle infinite e tediose annotazioni del defunto Arcimaestro Maynard riguarda infatti l'annullamento del matrimonio di un Targaryen. Rhaegar Targaryen. Se avete prestato attenzione, saprete che questo significa che un certo ex bastardo di Grande Inverno è il vero erede legittimo del trono di Approdo del Re. La bomba è destinata a deflagrare a breve, dato che noi siamo pronti a scommettere, che, raccolti Gilly, Sam jr., armi (rubate) e libri (rubati), il nostro mancato Maester si avvia verso Grande Inverno dove potrà sposare le sue conoscenze libresche con quelle mistiche di Brandon Stark/ il Corvo con tre occhi.
Ditocorto colpisce ancora (o almeno ci prova)
E cominciamo proprio da Grande Inverno la nostra esplorazione degli sviluppi di questa settimana, forse poveri di azione spettacolare ma ricchi di peso. Se il nostro viaggio mentale sulle ali del Corvo con tre occhi è breve ma intenso, lo show dà il giusto spazio alla tensione crescente tra le due sorelle Stark, con Arya che incalza Sansa sui suoi veri scopi nel mantenere buoni rapporti con i vassalli che iniziano a dubitare di aver fatto una buona scelta nell'eleggere Jon Snow re del nord e non la sua scaltra consanguinea, e Ditocorto che manovra per mettere le due ragazze l'una contro l'altra. La caccia di Arya alla sua ambigua preda è ben girata e montata, anche se l'esito è prevedibile; Ditocorto è un uomo disperato, ma è anche un campione di sopravvivenza, abbastanza da giocare almeno ad armi pari con una ragazzina, anche una eccezionale come Arya Stark.
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La lettera scovata nell'archivio di Maester Luwin e ora in possesso di Arya è quella che Sansa, prigioniera dei Lannister dopo l'arresto del padre, scrisse sotto dettatura di Cersei e inviò a Robb e Catelyn. In essa la ragazza denunciava suo padre come traditore e chiedeva al fratello e alla madre di giurare fedeltà a Re Joffrey. Lord Baelish spera che tanto basti a indurre Arya a condannare Sansa per il tradimento dell'intera casata e dare per scontato l'imminente tradimento ai danni di Jon; una cosa che cast e showrunner hanno tra l'altro cercato di farci bere anche nel pre-season.
Si metta pure agli atti che qui non ci siamo cascati: Diitocorto dovrà vedersela con due sorelle diverse ma solidali, e male gliene incoglierà.
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Il futuro dei Lannister
Rispetto agli Stark con Petyr Baelish, a casa Lannister hanno un alleato tutto sommato molto più trasparente e affidabile: dopotutto, Ser Bronn delle Acque Nere continua a offrire i suoi inestimabili servigi anche se non è ancora stato ripagato con il castello che gli era stato promesso. Non pago di avere appena salvato la vita a Jaime che stava per essere arrostito da Drogon, Bronn si presta anche a rischiare le ire della regina e organizzare un incontro segreto tra lui e Tyrion, spedito da Daenerys a cercare di sondare il campo per una trattativa di armistizio. Dei tre fratelli Lannister Jaime è il migliore stratega militare, ma è indubbiamente il meno maturo emotivamente, e lo dimostra il fatto che, in questo ambito, gli altri due riescano abilmente a manipolarlo. Tuttavia, l'incontro tra Jaime e Tyrion è ben gestito dal punto di vista narrativo, e Nikolaj Coster-Waldau e Peter Dinklage sono perfetti nel far baluginare il forte legame fraterno attraverso l'attuale ostilità.
Il sorriso ebete di Jaime alla notizia che gli dà Cersei invece è qualcosa che non pensavamo di vedere mai più; la stessa notizia della gravidanza è uno shock, anche se non c'era motivo di pensare che Cersei fosse sterile dopo l'avverarsi della profezia di Maggy. Tuttavia, la stessa efficienza della profezia ("Avrai tre figli. D'oro saranno le loro corone, d'oro i loro sudari") ci fa pensare che questa gravidanza non sia destinata ad essere portata a termine, ma che sia solo l'ultimo strumento che ha Cersei per stringere la morsa del suo controllo su Jaime. Dal canto suo lui è estatico all'idea di avere un altro figlio da Cersei, uno che non sia destinato a portare il nome di un altro uomo e possa garantire un futuro regale alla casata di Castel Granito, ma anche palesemente spaventato alla non troppo velata minaccia dell'amata: "Non tradirmi più". Abbiamo un paio di episodi per scoprire se la tirannia della Regina folle sul suo valoroso gemello è destinata a durare ancora a lungo.
Regina di fiamme e di cuori
Se sulla follia di Cersei, temporaneamente placata dalla posizione di potere pressoché incontrastato e dalla cieca fiducia nei propri mezzi, anche sull'altra regina della nostra storia qualcuno inizia ad avere qualche dubbio. Il discorso di Daenerys ai prigionieri Lannister e Tarly farà probabilmente felici i gestori della bellissima pagina Facebook Comunisti per Danerys Targaryen, e conferma tutti i propositi lodevoli della sua "campagna elettorale", oltre alla coerenza di una donna che, dopo il percorso che ha fatto, non può tornare indietro; allo stesso tempo la sua fermezza nel condannare a una morte atroce Lord Randyll e il giovane e coraggioso Dickon Tarly preoccupa almeno un paio dei suoi fedelissimi. Di fronte ai sospetti di Tyrion e Varys e anche alla gestione dei due personaggi negli ultimi episodi, e soprattutto di fronte alla bellissima scena che condividono in Eastwatch, un dubbio sorge anche a noi: dovessero scoprire che c'è un Targaryen che ha precedenza dinastica su di lei, Tyrion e Varys continuerebbero a seguire Dany?
Intanto l'uomo che rapprenta un grosso pericolo per i suoi diritti sulla corona le è tutt'altro che inviso, e ne ha ben donde. Se non bastassero il suo fascino, la statura perfettamente congeniale, la sua umiltà, la sua lealtà verso il popolo e le sue doti di leader, c'è quel mistero del pugnale nel cuore, quell'intuizione che anche lui, come Dany e diversamente da Dany, abbia affrontato le fiamme e la morte per incontrare il suo destino. E c'è lo straordinario comportamento di Drogon, che, in una delle scene più belle ed emozionanti dell'episodio, permette a Jon di accarezzarlo, siglando in modo abbastanza inequivocabile il suo futuro di dragon rider (ma dove è Rhaegal quando serve?). Così Dany, che ha appena ritrovato e accolto con calore il devoto Ser Jorah, si prepara a infliggergli un nuovo dolore. Li osserva partire verso il Forte Orientale, convinti dall'ultimo ingegnoso piano di Tyrion ad affrontare l'orrore oltre la Barriera per catturare un soldato dell'esercito del Re della Notte, che servirà a provare Cersei la concretezza dell'imminente, devastante minaccia. Jorah si volta per guardarla, ma è per le sorti di un altro che il suo cuore trema.
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E il nostro pure, l'ammettiamo, qualche battito l'ha mancato. Per Jon e Dany e per un certo fabbro che, in maniera un pelino rocambolesca, viene recuperato da Davos ad Approdo del re (dove, nonostante lo sprecarsi di battute sulla barca a remi, era evidente che fosse, proprio sotto il naso della regina che lo vuole morto). Joe Dempsie, evidentemente felice quanto noi di essere tornato su questi schermi, ci dà dentro col martello da guerra, che era l'arma preferita di suo padre Robert Baratheon, ma è anche chiamato a riabbracciare un personaggio che resta coerente con quanto abbiamo conosciuto fino a quattro anni fa: Gendry non vuole servire più nessuno, ed è pronto a combattere per la causa che uno dei pochi uomini giusti di Westeros, Ser Davos, lo chiama a sostenere.
I magnifici sette oltre la Barriera
Veniamo dunque all'ultimo tratto di quel viaggio elettrizzante che è Eastwatch: al Forte Orientale Jon, Jorah, Davos e Gendry trovano Tormund, che da par suo sembra più interessato forse a sapere se il "donnone" Brienne di Tarth è parte della spedizione che quale delle due regine sia rimasta da convincere ad arginare l'attacco dell'esercito dei non-morti; ma trovano anche un bizzarro trio di prigionieri, giunti alla Barriera per sacrificare le loro sgangherate esistenze al volere del Dio della Luce. Lo stesso che, sebbene lui non ami parlarne, ha riportato in vita Jon Snow. Questi uomini hanno qualche conto in sospeso gli uni con gli altri, ma come Ser Davos perdona a Tyrion Lannister il suo ruolo nella morte di suo figlio Matthos, anche Gendry può passar sopra al fatto che Lord Beric l'abbia venduto a Melisandre, Tormund può dimenticare che i Mormont sono nemici del Popolo Libero, e Jon che Sandor sia stato il carceriere di sua sorella, per procedere unificare e guidare il suo nuovo improbabile battaglione.
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Dopo tutto questi uomini hanno molto in comune. Jon è morto e risorto. Lord Beric è tornato in vita sei o sette volte. Il Mastino pure è morto ammazzato da Arya Stark, per trasformarsi nell'improbabile e tormentato eroe Sandor Clegane. Thoros è tenuto in piedi dallo spirito, quello che appare nella bottiglia. A sentire l'uomo più istruito di Westeros, l'Arcimaestro Ebrose, Jorah Mormont dovrebbe essere morto, e Gendry, con tutto quel remare, poteva anche restarci secco (la battuta di Davos a Gendry, "Pensavo stessi ancora remando", è l'unico autentico esempio di fan service dell'intero episodio). Aggiungiamo il più vitale Tormund Veleno dei Giganti e il numero non può essere casuale: sette guerrieri più morti che vivi si mettono in viaggio verso il gelo e un decesso praticamente certo (perché non penserete che possano sopravvivere tutti e sette al prossimo episodio, vero?) per recuperare un cadavere che cammina da portare a una regina incinta e alcolizzata che non c'è alcuna speranza di far ragionare.
Il piano, l'impresa non ha senso, ma ha mai avuto senso, sin dalle prime avvisaglie, la battaglia per la vita? Eppure la combattiamo con gusto da millenni. La notte è oscura e piena di terrore, e noi, dopo Forte orientale, l'affrontiamo come dei pazzi, con il sorriso a fior di labbra.
Movieplayer.it
4.5/5