Un inizio arrembante
La premium cable Starz, dopo la fine di Spartacus, è alla ricerca di una nuova bandiera per il pubblico che ama emozioni forti e situazioni eccessive, ma punta anche a un ulteriore salto di qualità. Tanto Spartacus risparmiava con l'uso massiccio di Computer Graphic quanto Black Sails è estremamente costosa, con oltre trecento persone all'opera per realizzare scenografie interne ed esterne di una sola nave. A credere nel progetto è soprattutto Michael Bay che, se pur non dirige in prima persona alcun episodio, ha collaborato con autori e registi per rendere la serie il più spettacolare possibile. Il pilot infatti, diretto dall'inglese Neil Marshall (regista di The Descent - Discesa nelle tenebre e Doomsday al cinema, ma anche della grande battaglia della seconda stagione de Il trono di spade), si apre con un arrembaggio d'impatto e piuttosto violento per poi spostarsi nella cittadina di Nassau, ricostruita con dettaglio e accerchiata dai mari verde smeraldo (la serie è girata in Sud Africa).
Naturalmente non tutte le puntate possono essere così costose e dunque è l'intrigo a fornire il nocciolo narrativo. Black Sails racconta gli eventi che precedono L'isola del Tesoro di Stevenson (ma si distanzia dal prequel approvato da Stevenson, Porto Bello Gold, infatti non accreditato) e ha tra i protagonisti sia figure letterarie come il capitano Flint, l'infido Long John Silver e il fin troppo leale Billy Bones, sia pirati realmente esistiti come il selvaggio Charles Vane, lo scaltro Jack Rackman, la silenziosa ma letale Anne Bonny e il più anziano Benjamin Hornigold. Inoltre ci sono figure inventate appositamente per la serie, su tutte Eleanor Guthrie, che si occupa di rivendere il bottino dei pirati e fa girare l'economia dell'isola. Fin da subito è inoltre chiaro l'obiettivo su cui verteranno gli sforzi dei protagonisti: il tesoro dell'Urca de Lima, una nave spagnola carica d'oro (e cannoni) protetta soprattutto dalla segretezza della propria rotta.
I vari personaggi, nonostante un casting piuttosto buono, non riescono più di tanto a interessare: tutti sono feroci, la situazione è da subito disperata e la caccia la tesoro porta a un continuo incalzare degli eventi. Sembra appassionante, ma una serie ha anche bisogno che i propri personaggi respirino e rivelino qualcosa di sé, invece qui accade raramente e in modo assai poco incisivo. Alla fine tutto si riduce a tratti caratteriali quasi da macchietta: Flint è ambizioso, Long John è astuto, Vane è pericoloso, Eleanor è tenace e via dicendo.
Dunque l'interesse principale di Black Sails rimane sulla trama e sullo spettacolo, così accade che gli episodi con battaglie navali, per l'esattezza il primo, il quinto, il sesto e l'ottavo, abbiano ritmo e tensione, mentre gli altri finiscano per essere deludenti. In particolare il modo in cui gran parte degli intrighi sull'isola ruoti attorno alla prostituta Max e alla sua tormentata relazione con la bisessuale Eleanor, che ha spezzato il cuore a Vane, risulta più annacquato che ispirato. Più felice e interessante è invece il rapporto tra Eleanor e il suo contabile nero, Mr. Scott, che finirà coinvolto nel vivo della battaglia al fianco di un gruppo di schiavi. Porti insidiosi
Jonathan E. Steinberg è stato già al timone di Jericho e di Human Target, dove ha incontrato il co-autore Robert Levine, che finora aveva lavorato solo in serie altrui: sono due nomi che non garantiscono molto, ma quando raccontano di concepire il mondo dei pirati come una sorta di proto-western, ambientato in una frontiera prossima a scomparire, risultano convincenti. Del resto dopo le versioni disneyficate di I pirati dei Caraibi è salutare ritrovare la realtà sporca e cattiva di questi personaggi, un tono che ormai si vede quasi solo in TV o in film a basso costo.
Se la prima stagione, a conti fatti, funziona a corrente alternata, la conclusione si proietta sulla seconda, già confermata da Starz e prolungata a dieci episodi, posizionando le pedine per raccontare i fatti che riguardano il capitano Flint in L'isola del tesoro e soprattutto promettendo una maggiore varietà di scenari e una rete di rivalità più nette, senza più personaggi palesemente destinati a fare da vittime. Il tutto naturalmente al crepuscolo di una comunità anarchica su cui incombe la mannaia della Storia.