Il ritratto del Duca esce finalmente nelle sale italiane il 3 marzo, dopo essere stato presentato due anni fa fuori concorso alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia. Tratto da una storia vera, ha come protagonisti la coppia di premi Oscar Jim Broadbent e Helen Mirren ed è il penultimo film di Roger Michell, scomparso lo scorso anno.
Con grande umorismo, Il ritratto del Duca racconta la storia di Kempton Bunton (Jim Broadbent), sessantenne in pensione e tassista che, nel 1961, rubò il dipinto Il ritratto del Duca di Wellington dalla National Gallery di Londra. L'uomo ha nascosto il quadro in casa, in un armadio, senza dirlo alla moglie Dorothy (Helen Mirren). Il figlio invece, Jackie (Fionn Whitehead, già protagonista di Dunkirk di Christopher Nolan), lo ha scoperto ed è diventato suo complice. Il processo a Bunton è diventato un caso nazionale, seguitissimo dalla stampa.
Abbiamo parlato della singolare storia raccontata in Il ritratto del Duca con l'attore Jim Broadbent e con il regista Roger Michell, incontrati al Lido di Venezia durante la 77esima Mostra del Cinema.
La video intervista a Jim Broadbent e Roger Michell
Il ritratto del duca, la recensione: usare la farsa per raccontare un dramma
Il ritratto del Duca e il senso dell'umorismo
C'è un grande senso dell'umorismo in questo film, anche se il protagonista deve affrontare un grave perdita, è brillante, ride sempre, fa battute. Quanto è importante per voi, siete inglesi, quindi penso che lo sia, essere sempre pronti a scherzare e fare battute?
Jim Broadbent: È vitale! Noi prendiamo il lavoro seriamente ma cogliamo l'umorismo durante il processo creativo. Abbiamo cercato l'umorismo nella storia. Se ti fa ridere allora è vero, in un certo senso. Se ridi vuol dire che siamo arrivati al cuore della questione.
Roger Michell: Devi per forza prendere le battute molto seriamente quando stai facendo il film. Non devono sembrare false: se hai a disposizione degli interpreti molto esperti come Jim, che riesce a trovare il giusto tono comico senza sforzo, allora sembra tutto realistico e vero. E più divertente. È sempre l'obbiettivo: realizzare qualcosa che sembra reale: come se fossimo in una vera stanza, con delle vere persone, che dicono e fanno cose buffe.
Avete improvvisato qualcosa o era tutto già scritto in sceneggiatura?
Jim Broadbent: In realtà no.
Roger Michell: No, molto poco.
E a telecamere spente?
Jim Broadbent: No. Però penso che sia stato il set su cui mi sono divertito di più. Nessuno ha alzato la voce durante le riprese. Beh, forse tu. Non c'è mai stata tensione. Tutti eravamo sulla stessa lunghezza d'onda. Ridevamo tra una ripresa e l'altra e poi eravamo concentrati nelle scene. È stato un bellissimo lavoro. Spesso ti preoccupi: se è così piacevole farlo magari non è un buon film! Invece è andato tutto bene.
Roger Michell: Abbiamo finito le riprese due settimane prima del lockdown. Un miracolo!
Che fortuna!
Roger Michell: Sì, siamo stati davvero fortunati.
Il ritratto del Duca: musica, ballo ed essere uniti
L'uso della musica e della danza nel film è interessante: sappiamo che lei è un maestro del can-can, sa ballare. Com'è stato cantare e ballare in continuazione in un film come questo, in cui non ci si aspetta di vedere scene così?
Jim Broadbent: Non ho ancora visto la versione finale del film, con la musica.
Roger Michell: È un equilibrio: non si devono fare troppe citazioni alla musica dell'epoca, penso che distragga, è come spuntare una casella. Abbiamo inserito solo brevi momenti della musica del 1960 e 1961 nella colonna sonora scritta da George Fenton, che ha fatto un ottimo lavoro. Ha unito insieme sonorità jazz a musica più drammatica.
Credi nel discorso che il tuo personaggio fa alla fine del film? "Voi siete me e io sono voi"? È vero o siamo senza speranza?
Jim Broadbent: Credo sia bellissimo: ci credo assolutamente. Non si può sottolineare abbastanza quanto sia importante questo sentimento di essere tutti una cosa sola e non individui alla mercé dei potenti. Siamo tutti sulla stessa barca.