Il ritorno della bambina meccanica
L'infermiera Amy viene chiamata da Londra nell'isola di Man per assistere gli ultimi bambini ricoverati al Mercy Falls, antico ospedale pediatrico d'epoca vittoriana, in attesa della chiusura definitiva. Ma una serie di strani incidenti blocca le operazioni di trasferimento: le ossa di alcuni bambini si fratturano in modo misterioso, l'ascensore sale e scende arbitrariamente imprigionando al suo interno i pazienti e una misteriosa presenza si materializza in un piano dell'edificio chiuso ormai da quarant'anni. Toccherà ad Amy, con l'aiuto di un aitante medico e di una terrorizzata collega, indagare sulle oscure presenze che infestano l'ospedale per riuscire a proteggere i suoi piccoli pazienti dal pericolo incombente.
L'infanzia e i pericoli che la minacciano rappresentano un'ossessione per il regista Jaume Balaguerò che, come dimostrano anche le sue due precedenti pellicole, ha intrapreso un percorso di esplorazione delle molteplici forme attraverso cui il male si può scatenare contro di essa. Dopo la terribile setta satanica anglospagnola che tortura i bambini di Nameless - entità nascosta e gli oscuri sacrifici umani di Darkness è stavolta un ospedale, luogo di debolezza e fragilità per eccellenza, a ospitare le misteriose e violente manifestazioni che si scatenano all'improvviso. Vicenda parzialmente autobiografica: Balaguerò allude, infatti, ad un evento misterioso e sconvolgente accadutogli da bambino, quando fu costretto a una lunga degenza in ospedale a causa di una malattia, evento del quale si rifiuta di parlare esplicitamente. Spazio alla fantasia dunque, ma di fantasia nella trama, in realtà, ce n'è ben poca. Balaguerò è un buon regista, tecnicamente parlando, capace di immagini di grande bellezza e impatto emotivo, e in questo caso la location dell'isola di Man e l'enorme edificio che ospita l'ospedale, sormontato da un cielo plumbeo e circondato da una vegetazione lussureggiante, favoriscono non poco la creazione dell'atmosfera suggestivamente angosciante che permea la pellicola.
La debolezza strutturale di Fragile si situa, però, principalmente a livello di script: anche questo film, come i precedenti, presenta un sostanziale crollo di tensione nella seconda metà della pellicola. La sensazione dello spettatore, infatti, man mano che ci si avvicina al finale, è quella di un regista talmente smanioso di mettere subito le carte in tavola da affrettare la scoperta del mistero che sorregge la pellicola. I depistaggi tentati in questo caso si risolvono in due colpi di scena piuttosto telefonati che non solo non provocano lo spavento che dovrebbero, ma si risolvono addirittura con la manifestazione visiva dell'entità che suscita ilarità involontaria (cosa pericolosissima per un film horror) e un finale che, letteralmente parlando, crolla su stesso. Non aiuta la presenza di Calista Flockhart, attrice indubbiante intrigante, ma che non risulta particolarmente convincente nel ruolo dell'infermiera tormentata da un errore commesso in passato ora in cerca di redenzione. Balaguerò dimostra comunque di avere delle potenzialità e il film, disseminato di citazioni (in particolare di M. Night Shyamalan a cui il regista spagnolo si ispira esplicitamente fin dai primi lavori) risulta per lo più scorrevole e ben confezionato. Per chi non ha troppe pretese.
Movieplayer.it
3.0/5