"Sembra davvero di essere in un bunker" Questa è la prima cosa che abbiamo pensato una volta entrati sul set de Il Rifugio Atomico, testimoniando l'incredibile lavoro di ricostruzione fatto dal team spagnolo per la loro produzione di punta del 2025. Stiamo parlando della nuova serie dei creatori de La casa di carta, Sky Rojo e Berlino, ancora una volta in collaborazione con il colosso dello streaming. È indubbio lo sforzo produttivo messo in campo e a cui abbiamo potuto assistere coi nostri occhi, purtroppo in una giornata in cui non stavano girando. Abbiamo portato a casa però varie curiosità su come si crea un set così imponente parlandone con l'art director Abdón Alcañiz, già dietro i precedenti titoli menzionati.
Il rifugio atomico: tutti giù nel bunker

Dopo rapine impossibili ed emancipazione femminile, i due autori Álex Pina ed Esther Martínez Lobato hanno scelto di guardare al futuro con una storia ambientata durante un'ipotetica Terza Guerra Mondiale (non così ipotetica, se ci pensiamo un attimo). Un gruppo di miliardari crea un bunker sotterraneo di lusso - il Kimera Underground Park - dove rifugiarsi e sopravvivere creando una nuova società in microcosmo. Tutto avviene sottoterra - ma sembra di stare all'aperto a partire dall'albero e giardino zen all'entrata, volutamente pensato e progettato per questo. Ricordando un po' la recente Paradise di Disney+: ma l'effetto visivo è molto diverso. Otto gli episodi previsti, scritti anche da David Barrocal, David Oliva, Lorena G. Maldonado e Humberto Ortega oltre ai due showrunner, e diretti da Jesús Colmenar, David Barrocal e Jose Manuel Cravioto.

Il cast principale è invece formato da volti noti della serialità spagnola: Miren Ibarguren, Joaquín Furriel, Natalia Verbeke, Carlos Santos, Montse Guallar, Pau Simon, Alicia Falcó, Agustina Bisio and Álex Villazán. I protagonisti guarderanno il mondo crollare sopra le loro teste attraverso degli schermi appositi. Mentre la situazione là fuori si fa sempre più terrificante, il pericolo si sviluppa anche lì sotto perché il loro antico privilegio si è ridotto a una vita adattata ad un buco di lusso, un universo sotterraneo pieno di enigmi in cui una ferita dal passato rischia di esplodere in mezzo al conflitto tra due famiglie.
Un set mastodontico nella nuova serie evento spagnola Netflix

La chicca più interessante emersa dalla nostra set visit è che hanno riutilizzato alcuni set de La casa di carta e Sky Rojo - la fabbrica della zecca, il museo e l'ufficio di Romeo, ad esempio - unendoli e ricreando completamente un nuovo ambiente che potesse essere credibile come bunker di lusso. Il direttore artistico ci racconta come voleva che gli ambienti trasmettessero quel senso di calma e comfort agli ospiti. Una vera e propria esperienza immersiva anche per noi giornalisti quel giorno. Dal giardino giapponese di prima accoglienza passiamo alla galleria che è la spina dorsale della struttura, come ci racconta il designer.

"Un po' come la ciliegina sulla torta, ovvero ciò che completa la decorazione. Vediamo ad esempio la rappresentazione di un bonsai che rientra nell'estetica asiatica... ma è un bonsai di otto metri (ride)!" La struttura è fatta di ferro, il taglio è stato eseguito esattamente su uno stampo reale estratto da un albero e i colleghi del reparto artistico hanno intrapreso l'intero processo di colorazione. Ci sono molte piante artificiali conservate perché questo è stato messo insieme nel corso di un anno. Ci sono poi cascate e ponti perché l'acqua doveva essere un altro elemento centrale del rifugio (senza che fosse veramente acqua). Attraverso questo progetto volevamo anche giocare con materiali che alludessero alla plastica, agli anni '50, volevamo creare ambiguità ed equilibrio"_.
Dal vecchio al nuovo

C'è una porta principale da cui siamo entrati ma non sarà quella ufficiale della serie Netflix invece è stato previsto un ascensore. Si tratta infatti di una struttura - una delle tre che sono servite come set del serial e la più imponente - sviluppata in altezza e non solo in lunghezza. Osserviamo subito come sia tutto minimalista, anche nell'estetica. "L'uso di soli due colori è molto rischioso ed è anche la nostra firma artistica, abbiamo puntato tutto sull'architettura che gioca un ruolo fondamentale, ma con uno spazio che allo stesso tempo trasmetta quella sensazione di vuoto. Poi ci sono panchine, bidoni della spazzatura, porte in vere e proprie case sotterranee, con finestre per creare un senso di profondità".

Siccome si sono dovuti adattare ad una struttura pre-esistente con le sue parti portanti (ineliminabili), i reparti tecnici hanno dovuto tenere conto di elementi architettonici che c'erano ed altri da aggiungere lasciando però molto spazio libero per le macchine da presa dato che si girava quasi tutto all'interno. "È più facile raggiungere un set o una struttura che abbiamo anche negli studi Netflix Spagna, dove c'è una parabola da 1500 o 2000 metri. Il rischio che abbiamo preso con questo edificio a parte si è rivelato una sorta di tela bianca su cui lavorare".
Uno stile retro-futuristico, "dove c'è una grande influenza di quell'età dell'oro per l'interior design, lavorando con il visual designer e il direttore della fotografia, ma inserendoci in un contesto storico. Stiamo parlando del fatto che negli anni '50 molte persone dall'Europa andarono negli Stati Uniti a causa del secondo conflitto mondiale, anche in Giappone stavano vivendo un periodo postbellico, quindi nell'estetica possiamo trovare quel movimento molto avanguardistico, con facciate non simmetriche".
L'utilizzo del colore
Per creare una narrazione e fornire un senso di continuità, in modo che le telecamere potessero inquadrare lo spazio, le maestranze hanno cercato di creare un unico ambiente che offrisse al suo interno ambienti diversi. Stiamo parlando di più di 6200 metri quadri. Ci sono voluti quasi otto mesi per progettarlo, costruirlo e lavorarci parallelamente, come ci racconta l'art director: "Abbiamo anche un set virtuale a Tres Cantos, con uno schermo di 5 metri per 5". Un'idea funzionale da parte della piattaforma che in Spagna propone l'ufficio centrale comprensivo di set, in modo da avere tutti i reparti - produzione e comunicazione - sinergicamente insieme.

Continua: "Come se apparisse una nuova stanza, abbiamo fatto aprire quella porta e continuiamo a costruire, per fortuna il nostro set è molto grande e possiamo permettercelo, a seconda del bisogno. Volevamo giocare anche con il modo in cui i colori trasmettono e generano sensazioni. Quello che vedete qui è arancione, sul set virtuale è blu, e ciò che è blu qui, lì è arancione. A livello di effetto quando entri in casa, genera una sensazione completamente diversa; in effetti, uno dà una sensazione di maggiore spaziosità, l'altro di maggiore profondità".
Continua poi: "Questa casa, anche se ora la vedete completamente montata, ha i suoi trucchi e aspetti tecnici. Lavoriamo sempre per la telecamera, quindi ci sono parti che si muovono, elementi che possono essere spostati, perché magari non danno alcun fastidio. Un cassetto che oggi si apre e domani no, a seconda della funzione nella scena da girare. Ci devono avvisare 24 ore prima per adattare l'ambiente alla schedule di riprese della giornata".

Un'altra influenza che hanno avuto è la Baja School, che cerca mobilità, forma; si parla di geometria circolare, di proporzione nelle diverse forme che hanno cercato di realizzare. "A livello decorativo è diventata una sfida in ogni momento, dovevamo dar vita a queste abitazioni, il copriletto messo come rivestimento su una poltrona, pur essendo la stessa stampa e cambiando colori, ha un effetto diverso. Come in alcune sedie del ristorante. Sono i piccoli dettagli nel reparto film e serie TV a renderci grandi".
Un set abitabile?

I servizi igienici non funzionano se non all'occorrenza - lo abbiamo chiesto, volevamo quasi trasferirci lì! -, ma la jacuzzi sì perché è fondamentale a rappresentare il lusso di quella mini-città sotterreanea de Il rifugio atomico. Ci sono poi un campo da basket, un ristorante, un cocktail bar con tanto di pianoforte, un'infermeria e studio di psicoterapia, una palestra ed una spa. Li abbiamo visitati tutti e siamo rimasti esterrefatti dal realismo e dalla funzionalità di tutti gli ambienti: anche il cibo era mangiabile, servito in mini-porzioni e champagne come il lusso della storia richiede. Non c'era il cast protagonista ma c'erano le comparse che si comportavano come se non fossimo lì proprio per farci vivere l'esperienza del rifugio. "In un sottomarino, quando vedi una luce verde dietro di te, è giorno, mentre quando è rossa è notte. Così anche noi abbiamo giocato con quegli stimoli e quelle sensazioni che generano lo scorrere del tempo grazie all'illuminazione".

A proposito dello sviluppo in altezza dell'edificio: "Come ho detto prima, volevamo creare circa quattro soppalchi. È come il mezzanino, dove abbiamo il primo piano e poi un secondo mezzanino, che è il secondo piano. Le facciate non sono simmetriche, nemmeno la cornice che disegna un po' quella che sarebbe la struttura della casa, perché fa parte di quella che in proporzione è una spirale. Non dobbiamo calcolare solamente gli spazi per le riprese - magari tre prospettive da filmare nello stesso momento - ma anche la sicurezza sul set così come i rischi per la salute nel bunker. Abbiamo bisogno di estintori funzionanti e presenti e dobbiamo adattarci anche a questo". Un set che potrebbe essere riutilizzato per il futuro. E per la prossima serie tv.